lunedì 13 gennaio 2014

CONFESSIONS

Recensione Confessions
Titolo originale: Kokuhaku
Nazione: Giappone
Anno: 2010
Genere: drammatico, thriller
Durata: 1h46m
Regia: Tetsuya Nakashima
Sceneggiatura: Tetsuya Nakashima
Fotografia: Masakazu Ato, Atsushi Ozawa
Musiche: Toyohiko Kanahashi
Cast: Takako Matsu, Yoshino Kimura, Masaki Okada, Yukito Nishii, Kaoru Fujiwara, Ai Hashimoto, Hirofumi Arai, Makiya Yamaguchi, Ikuyo Kuroda, Mana Ashida, Soichiro Suzuki, Kinuwo Yamada, Hiroko Ninomiya, Tsutomu Takahashi


Trama
La professoressa Yuko Moriguchi annuncia alla sua classe che è il suo ultimo giorno di insegnamento. Ha appena perso Manami, la figlioletta di tre anni, affogata in una piscina. Il suo discorso, però, continua fino ad un’agghiacciante dichiarazione: sua figlia è stata in realtà uccisa da due alunni della sua classe, lo studente A e lo studente B. Inutile rivelare il vero nome dei due, dato che rimarrebbero impuniti perché la legge giapponese non punisce i minori di quattordici anni, anche se colpevoli di un reato così atroce. Yuko ha però in serbo per loro una vendetta altrettanto atroce.

Recensione
A volte, quando un artista cambia stile non solo può migliorare, ma può tirare fuori dal cilindro un autentico capolavoro. E’ questo il caso di Tetsuya Nakashima, regista del sud del Giappone, di Fukuoka per precisione, città tra le più trendy e giovanili del paese nipponico. Dopo le due ottime commedie (in realtà, chiamarle commedie è limitante) “Kamikaze Girls” e “Memories of Matsuko”, autentiche esplosioni di colori in puro stile pop, Nakashima cambia completamente registro stilistico, visivo e dialettico. “Confessions” è uno dei film più belli mai prodotti in Giappone negli ultimi anni: una storia angosciosa, beffarda, straziante all’interno della quale vittime e carnefici si ribaltano in una metamorfosi tanto cinica da apparire assurda, ma al tempo stesso amaramente reale ed attuale.
Non esiste cinema capace di rappresentare meglio il senso di vendetta più di quello giapponese, nel caso di “Confessions” raggiunge livelli surreali, poiché essa è attuata da una maestra nei confronti di chi dovrebbe accudire ed educare. Ma quegli alunni si sono resi colpevoli dell’omicidio della persona più importante della propria vita, la persona che avrebbe più dovuto ricevere le sue attenzioni, la sua bambina. Attraverso una sceneggiatura perfetta, fatta di dialoghi pacati quanto crudi, Nakashima pone l’atroce domanda se sia possibile che dei ragazzini di quattordici anni possano rimanere impuniti per un atto criminale così vile, perpetrato nei confronti di un piccolo essere indifeso. Questi ragazzini, infatti, sono protetti dalla legge giapponese (così come quella italiana) che li giudica impunibili, rendendoli impuniti. Nakashima mostra come, però, possano compiere tali gesti non solo in coscienza ma con una sfrontatezza che non trova ragioni. In realtà, fa notare come questi ragazzini siano vittime della mancanza di una guida che possa accompagnarli nel loro percorso di crescita. Memorabile per quanto sia pacato e orribile al tempo stesso è il discorso della professoressa ai ragazzi che apre il film.
“Confessions” mostra una fotografia livida in completa antitesi con i precedenti film di Nakashima e piena di forti chiaroscuri che rendono ancor più drammatica l’atmosfera di orrore e di sfiducia. Tutto è avvolto dalla splendida colonna sonora (meravigliose l’inziale “Milk” composta da Takeshi Shibuya e “Last Flowers”) che a volte amplifica il senso delle immagini e a volte se ne pone in totale antitesi. Del mirabile cast, basta citare Takako Matsu che impersona la professoressa vittima e carnefice Yuko Moriguchi. Offre una prova intensa e drammatica ma al tempo stesso equilibrata e beffarda.
Tetsuya Nakashima è un grande artista e “Confessions” è una grande opera cinematografica che lascia senza fiato di fronte ad una realtà così dura e, forse, così vera.

Voto: 91%


1 Comment:

Cannibal Kid said...

grande! quasi un capolavoro!