Titolo originale: id.
Nazione: USA
Anno: 2010
Genere: azione, thriller
Durata: 2h02m
Regia: Paul Haggis
Sceneggiatura: Paul Haggis
Fotografia: Stéphane Fontaine
Musiche: Danny Elfman
Cast: Russell Crowe, Elizabeth Banks, Michael Buie, Moran Atias, Jason Beghe, Olivia Wilde, Brian Dennehy, Helen Carey, Liam Neeson, RZA, Remy Nozik, Aisha Hinds, Leslie Merrill, Daniel Stern, Rachel Deacon, Glenn Taranto, Kaitlyn Wylde
Trama
John, un professore di letteratura, e sua moglie Laura sono a cena fuori con il fratello e la cognata. Laura è di cattivo umore a causa di un brutto litigio avuto con il suo capo. Il mattino seguente, quando le cose sembrano essersi calmante, la polizia irrompe in casa e Laura viene arrestata per l’omicidio del suo capo. John, profondamente innamorato della moglie, è assolutamente convinto della sua innocenza e si divide tra il tribunale, dove i ricorsi in appello non hanno risultati sperati, ed il carcere, per stare il più possibile vicino alla moglie, distrutta da quella situazione. Ormai caduta in un vortice di disperazione, Laura tenta il suicidio. A quel punto, John decide che farà di tutto per far uscire la moglie dal carcere, costi quel che costi.
Recensione
“The next three days” è il remake del film francese “Anything for her” (“Pour elle”), uscito nel 2008 e diretto da Fred Cavayé. L’idea alla base dei due film ha quel sapore hitchcockiano dell’uomo comune coinvolto improvvisamente in un intrigo più grande di lui.
John e Laura sono una coppia felice con un bambino di pochi anni. Una mattina, John sta giocando con il bambino e Laura si sta preparando per andare in ufficio. All’improvviso la polizia irrompe in casa e Laura viene arrestata per l’omicidio del suo capo. La sera prima, le due hanno avuto una accesa discussione in ufficio. John ama tanto la moglie da non aver mai il minimo dubbio sulla sua innocenza. Ma quando la giustizia la condanna a venti anni e vede la moglie in carcere senza alcuna speranza di sopravvivere a quella situazione decide di risolvere il problema a modo suo: un piano per far evadere la moglie e fuggire assieme a lei ed al figlio all’estero, in un Paese dove non è possibile l’estradizione.
La cosa più interessante di “The next three days” è vedere come molti passaggi del piano ambizioso di John falliscano per la sua imperizia. John non è un malvivente e nulla conosce del mondo criminale. I suoi maldestri tentativi di ottenere un passaporto falso ed altre azioni non prive di errori ci mostrano però un uomo irremovibile, disposto a tutto per ottenere quello che non è riuscito ad ottenere con mezzi leciti. Ciò aggiunge tensione alla storia, perché la facile eventualità di un fallimento crea imprevedibilità. Appare poco credibile, però, la trasformazione di John in perfetto killer, quando irrompe nella casa di spacciatori, trattenendone uno con una mano mentre e sparando con l’altra con estrema naturalezza. E’ uno dei pochi momenti di “The next three days” in cui esce fuori il “gladiatore” che c’è in Russel Crowe. L’attore australiano appare, infatti, un po’ castrato nel personaggio del professore di letteratura poco duro e poco incline all’azione.
L’adattamento e la direzione di “The next three days” è di Paul Haggis, ottimo sceneggiatore e discreto regista. Nel 2005 vince l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale con il film “Million Dollar Baby” di Clint Eastwoord e l’anno dopo “Crash - Contatto fisico” si aggiudica le statuette per il miglior film, la migliore sceneggiatura originale ed il miglior montaggio (quest’ultima per Hughes Winborne). Uno dei pochi casi in cui il miglior film non si aggiudica anche la miglior regia che Haggis si vede soffiare da Ang Lee per “I segreti di Brokeback Mountain”. Strano a dirsi, ma in “The next three days” Haggis si fa ammirare più come regista grazie ad buone scelte tecniche con le quali si prende gioco dello spettatore riuscendo a non dare alcuna valida certezza. Dove pecca un po’ è proprio nella sceneggiatura a causa dell’uso eccessivo delle coincidenze, un difetto frequente nei thriller commerciali. La successione di alcuni episodi fondamentali di “The next three days” hanno, in realtà, una probabilità minore del 6 al Superenalotto. Per fortuna, anche se questo può fa storcere il naso, non inficia l’intero progetto. La gestione delle storie e dei protagonisti secondari non convince: i rapporti di John con i genitori e con il fratello sono poco sviluppati e quello con la donna conosciuta nel parco poteva assumere risvolti tali da arricchire la narrazione. Per non parlare, poi, di Damon Pennington, l’esperto di evasioni interpretato da Liam Neeson. Il personaggio appare soltanto in una scena e Neeson viene relegato ad un cameo troppo restrittivo per il suo talento.
Anche il resto del cast si presta a semplice supporto ed attori del calibro di Jason Beghe (il Detective Quinn) e Brian Dennehy (il padre di John) non hanno modo di dimostrare il loro valore. Le donne, invece, si fanno notare per la loro immensa bellezza: Elizabeth Banks, Olivia Wilde (“Dr. House - Medical Division”) e Moran Atias. La Banks, unica ad aver spazio nella storia come moglie di John Elizabeth Banks è convincente soprattutto nell’aspetto fisico. All’inizio del film la vedi e pensi: “Che bionda, come è elegante con quel tailleur!”. Poi quando si mostra nei panni della detenuta, trasandata nell’uniforme rossa del carcere, con i capelli che mostrano i segni della ricrescita dei suoi capelli naturali ti rendi conto di come il fascino di una donna sia spesso il frutto artificiale di prodotti di bellezza (non certo disponibili né utili in una prigione).
Il ritmo è sostenuto, non ci sono momenti di noia. Merito del montaggio di Jo Francis, ottimo sia nei salti temporali che nelle scene d’azione. Anzi, sono proprio le scene di fuga con l’auto a dare un valore aggiunto alla storia che non si limita a strategie e congetture. Discreta la colonna sonora, anche da Danny Elfman ci si aspettava qualcosa di più.
“The next three days” non farà vincere a Paul Haggis un altro Oscar ma, per quanto possa essere viziato da imperfezioni (tra le tante, la durata maggiore rispetto al film di Cavayé non è stata gestita in modo efficiente), è un film accattivante ed offre due ore di sano divertimento. In particolare nell’ultima parte, quando tutte le azioni devono avvenire in un prefissato intervallo di tempo, pena l’insuccesso. E quando il tempo scorre, la tensione sale.
Nazione: USA
Anno: 2010
Genere: azione, thriller
Durata: 2h02m
Regia: Paul Haggis
Sceneggiatura: Paul Haggis
Fotografia: Stéphane Fontaine
Musiche: Danny Elfman
Cast: Russell Crowe, Elizabeth Banks, Michael Buie, Moran Atias, Jason Beghe, Olivia Wilde, Brian Dennehy, Helen Carey, Liam Neeson, RZA, Remy Nozik, Aisha Hinds, Leslie Merrill, Daniel Stern, Rachel Deacon, Glenn Taranto, Kaitlyn Wylde
Trama
John, un professore di letteratura, e sua moglie Laura sono a cena fuori con il fratello e la cognata. Laura è di cattivo umore a causa di un brutto litigio avuto con il suo capo. Il mattino seguente, quando le cose sembrano essersi calmante, la polizia irrompe in casa e Laura viene arrestata per l’omicidio del suo capo. John, profondamente innamorato della moglie, è assolutamente convinto della sua innocenza e si divide tra il tribunale, dove i ricorsi in appello non hanno risultati sperati, ed il carcere, per stare il più possibile vicino alla moglie, distrutta da quella situazione. Ormai caduta in un vortice di disperazione, Laura tenta il suicidio. A quel punto, John decide che farà di tutto per far uscire la moglie dal carcere, costi quel che costi.
Recensione
“The next three days” è il remake del film francese “Anything for her” (“Pour elle”), uscito nel 2008 e diretto da Fred Cavayé. L’idea alla base dei due film ha quel sapore hitchcockiano dell’uomo comune coinvolto improvvisamente in un intrigo più grande di lui.
John e Laura sono una coppia felice con un bambino di pochi anni. Una mattina, John sta giocando con il bambino e Laura si sta preparando per andare in ufficio. All’improvviso la polizia irrompe in casa e Laura viene arrestata per l’omicidio del suo capo. La sera prima, le due hanno avuto una accesa discussione in ufficio. John ama tanto la moglie da non aver mai il minimo dubbio sulla sua innocenza. Ma quando la giustizia la condanna a venti anni e vede la moglie in carcere senza alcuna speranza di sopravvivere a quella situazione decide di risolvere il problema a modo suo: un piano per far evadere la moglie e fuggire assieme a lei ed al figlio all’estero, in un Paese dove non è possibile l’estradizione.
La cosa più interessante di “The next three days” è vedere come molti passaggi del piano ambizioso di John falliscano per la sua imperizia. John non è un malvivente e nulla conosce del mondo criminale. I suoi maldestri tentativi di ottenere un passaporto falso ed altre azioni non prive di errori ci mostrano però un uomo irremovibile, disposto a tutto per ottenere quello che non è riuscito ad ottenere con mezzi leciti. Ciò aggiunge tensione alla storia, perché la facile eventualità di un fallimento crea imprevedibilità. Appare poco credibile, però, la trasformazione di John in perfetto killer, quando irrompe nella casa di spacciatori, trattenendone uno con una mano mentre e sparando con l’altra con estrema naturalezza. E’ uno dei pochi momenti di “The next three days” in cui esce fuori il “gladiatore” che c’è in Russel Crowe. L’attore australiano appare, infatti, un po’ castrato nel personaggio del professore di letteratura poco duro e poco incline all’azione.
L’adattamento e la direzione di “The next three days” è di Paul Haggis, ottimo sceneggiatore e discreto regista. Nel 2005 vince l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale con il film “Million Dollar Baby” di Clint Eastwoord e l’anno dopo “Crash - Contatto fisico” si aggiudica le statuette per il miglior film, la migliore sceneggiatura originale ed il miglior montaggio (quest’ultima per Hughes Winborne). Uno dei pochi casi in cui il miglior film non si aggiudica anche la miglior regia che Haggis si vede soffiare da Ang Lee per “I segreti di Brokeback Mountain”. Strano a dirsi, ma in “The next three days” Haggis si fa ammirare più come regista grazie ad buone scelte tecniche con le quali si prende gioco dello spettatore riuscendo a non dare alcuna valida certezza. Dove pecca un po’ è proprio nella sceneggiatura a causa dell’uso eccessivo delle coincidenze, un difetto frequente nei thriller commerciali. La successione di alcuni episodi fondamentali di “The next three days” hanno, in realtà, una probabilità minore del 6 al Superenalotto. Per fortuna, anche se questo può fa storcere il naso, non inficia l’intero progetto. La gestione delle storie e dei protagonisti secondari non convince: i rapporti di John con i genitori e con il fratello sono poco sviluppati e quello con la donna conosciuta nel parco poteva assumere risvolti tali da arricchire la narrazione. Per non parlare, poi, di Damon Pennington, l’esperto di evasioni interpretato da Liam Neeson. Il personaggio appare soltanto in una scena e Neeson viene relegato ad un cameo troppo restrittivo per il suo talento.
Anche il resto del cast si presta a semplice supporto ed attori del calibro di Jason Beghe (il Detective Quinn) e Brian Dennehy (il padre di John) non hanno modo di dimostrare il loro valore. Le donne, invece, si fanno notare per la loro immensa bellezza: Elizabeth Banks, Olivia Wilde (“Dr. House - Medical Division”) e Moran Atias. La Banks, unica ad aver spazio nella storia come moglie di John Elizabeth Banks è convincente soprattutto nell’aspetto fisico. All’inizio del film la vedi e pensi: “Che bionda, come è elegante con quel tailleur!”. Poi quando si mostra nei panni della detenuta, trasandata nell’uniforme rossa del carcere, con i capelli che mostrano i segni della ricrescita dei suoi capelli naturali ti rendi conto di come il fascino di una donna sia spesso il frutto artificiale di prodotti di bellezza (non certo disponibili né utili in una prigione).
Il ritmo è sostenuto, non ci sono momenti di noia. Merito del montaggio di Jo Francis, ottimo sia nei salti temporali che nelle scene d’azione. Anzi, sono proprio le scene di fuga con l’auto a dare un valore aggiunto alla storia che non si limita a strategie e congetture. Discreta la colonna sonora, anche da Danny Elfman ci si aspettava qualcosa di più.
“The next three days” non farà vincere a Paul Haggis un altro Oscar ma, per quanto possa essere viziato da imperfezioni (tra le tante, la durata maggiore rispetto al film di Cavayé non è stata gestita in modo efficiente), è un film accattivante ed offre due ore di sano divertimento. In particolare nell’ultima parte, quando tutte le azioni devono avvenire in un prefissato intervallo di tempo, pena l’insuccesso. E quando il tempo scorre, la tensione sale.
Voto: 75%
Trailer “The next three days”
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3 Comments:
mi attira abbastanza, anche se non sono un grande fan di russell crowe..
Anch'io ho trovato la scena a casa degli spacciatori poco credibile. In particole per come John uccide il secondo dei due, da sdraiato sul pianerottolo delle scale. È anche vero che ci sono alcune coincidenze che fanno storcere il naso (diciamo che è il giorno fortunato di John), ma – sono d'accordo – non fanno crollare l'impalcatura. Le noti, ma ci passi sopra subito perché sei coinvolto e, in fondo, le accetti.
Sui personaggi secondari non condivido la tua analisi, che sfocia nel “come avrebbe potuto essere il film” o meglio “come avrei voluto che fosse”. Se Haggis avesse approfondito quei subplot il film sarebbe durato decisamente troppo. Analizzando, invece, “quello che è” il film, i personaggi secondari sono al servizio della storia e del protagonista; fanno procedere la vicenda. È la funzione minima indispensabile di qualunque personaggio secondario, ma perché non dovrebbe andare?
Sottoscrivo in pieno quello che dici sulle attrici.
Avrebbe potuto o avrei voluto non conta. Quello che tengo a precisare è la cattiva gestione della durata del film. Ripeto, è un'imperfezione secondaria, ma "The next three days" dura 30 minuti in più (il 25%) di "Anything for her" e questo tempo in più poteva essere utilizzato per definire meglio i rapporti del protagonista con gli altri interpreti della storia. Avrei gradito un maggior coinvolgimento dei genitori (non si capisce il loro giudizio nei confronti di una nuora ritenuta assassina) e la storia con il personaggio Wilde poteva avere un po' più di spazio. Non dico una storia d'amore parallela, ma una possibile alternativa. E' vero, si comprende l'assoluta mancanza di alternative che John, però, che ne so... avrebbe dato un po' di pepe. Infine, dai, hai a disposizione Liam Neeson e gli fai fare una sola scena? Si riesce a spiegare, così, come si evade da una prigione? Una sintesi eccessiva per uno che ci ha scritto un libro!
Resta comunque, per me, il giudizio complessivo: "The next three days" è un film più che discreto.
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