mercoledì 6 febbraio 2013

DJANGO UNCHAINED

Django Unchained - Tarantino
Titolo originale: id.
Nazione: USA
Anno: 2012
Genere: western
Durata: 2h45m
Regia: Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Fotografia: Robert Richardson
Musiche: Mary Ramos, Quentin Tarantino
Cast: Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Kerry Washington, Samuel L. Jackson, Walton Goggins, Dennis Christopher, James Remar, David Steen, Dana Michelle Gourrier, Nichole Galicia, Laura Cayouette, Sammi Rotibi


Trama
Il dottor King Schultz, dentista di origini tedesche diventato cacciatore di taglie è alla caccia dei fratelli Brittle, i criminali più ricercati degli Stati Uniti del Sud. Per farsi aiutare nella missione si fa accompagnare dallo schiavo Django al quale promette la libertà una volta terminata la missione. Django ha, però, un altro obiettivo, trovare e liberare sua moglie Broomhilda, che non vede da tempo perché venduta come schiava.

Recensione
E’ ben noto l’amore di Quentin Tarantino per il cinema italiano, in particolare per gli spaghetti western, i western all’italiana resi celebri in tutto il mondo da registi, tra gli altri, come Sergio Leone, Sergio Corbucci (autore nel 1966 del film “Django”), Sergio Sollima, Tonino Valerii ed Enzo G. Castellari. “Django Unchained” è l’omaggio di Tarantino
a questo genere oggi sempre più raro al cinema, ma che sempre rimane nel ricordo degli appassionati. In realtà, oltre ad essere un omaggio, il western diventa il mezzo perfetto per raccontare una delle pagine più tristi della storia americana: la schiavitù, una pratica fino a poco più di un secolo fa attuata con naturalezza e generale consenso. Già dalla prima scena con le inquadrature delle spalle degli schiavi segnati dalle frustate e delle catene ai loro piedi, Tarantino sbatte in faccia questa barbarie senza peli sulla lingua. Per comprendere come la schiavitù e il razzismo fossero la normalità basta osservare i volti sbalorditi degli abitanti della prima cittadina quando vedono un “negro “ a cavallo. Risulta ancor più fastidioso il vedere il razzismo dei neri verso i neri. A tal proposito, il vecchio Stephen, interpretato da Samuel L. Jackson (fantastico a dispetto del poco tempo a sua disposizione), è uno dei personaggi più viscidi e meschini mai visti al cinema. Curiosa la nazionalità di uno dei protagonisti, il dentista e cacciatore di taglie tedesco Dr. King Schultz, interpretato da un monumentale Christoph Waltz. Schultz è apertamente contrario alla schiavitù, una persona che odia il razzismo. Ma Schultz è tedesco di Germania, Paese che qualche tempo dopo avrebbe ucciso, in nome del razzismo, ben sei milioni di ebrei. Continuando la carrellata del meraviglioso cast radunato in “Django Unchained” ci si deve soffermare sul protagonista principe del film, Jamie Foxx. L’attore è qui la scelta perfetta, tale da suscitare eccitazione nelle donne per il suo fisico statuario e orgoglio negli uomini per i suoi modi decisi. Sebbene sia stato snobbato dalla critica ancora una volta, Leonardo DiCaprio. Da citare il cameo di Franco Nero che fu il Django di Sergio Corbucci.
Se oltre ai crudi dettagli dei corpi martoriati degli schiavi consideriamo i pistoleri smembrati dai colpi delle armi da fuoco e i fiumi di sangue che inondano le scene, sembra che Tarantino abbia fatto per il western ciò che Mel Gibson aveva fatto con “Passion” per i film su Gesù Cristo: offrire un realismo visivo, per quanto fosse disgustoso. La morte di un protagonista non si riconosce dalla caduta a terra dell’attore, ma dal sangue copioso come un film splatter.
“Django Unchained” ha una sceneggiatura solida e piena di sorprese. Tarantino non ha bisogno raccontarla con una voce narrante. Bastano i crudi dettagli ripresi dall’attenta mdp. Perfetta la regia sia nei momenti delle sparatorie che in quelli più tranquilli, quando escono fuori i suoi classici dialoghi e monologhi, alcuni memorabili. Se si fa apprezzare nella fotografia, “Django Unchained” dà il massimo, come spesso accade nei film di Tarantino, nella colonna sonora firmata, tra gli altri, dagli italiani Luis Bacalov ed Ennio Morricone, quest’ultimo compositore dell’intensa “Ancora qui”,  cantata da Elisa.
“Django Unchained” è un altro grande capolavoro di Quentin Tarantino. Un film che è brutalmente bizzarro, atrocemente violento, tremendamente ironico, ma capace di raccontare gli orrori della schiavitù con l’unica arma che ha a disposizione: il cinema. Per fortuna, questa volta Tarantino è riuscito a dotarsi della qualità di sintesi. Malgrado “Django Unchained” superi la soglia delle due ore e mezza, la creatività del genio avrebbe potuto portare la storia all’infinito. Sebbene il film riemerga più volte nel momento in cui sembri terminare, la storia scorre veloce fino al meraviglioso e scoppiettante finale. Tarantino ha reso Django un mito, proprio come il nordico Sigfrido da lui stesso citato nel film. Il western non è morto! Viva il western! Tarantino non è morto! Viva Tarantino!

Voto: 95%


3 Comments:

Anonimo said...

Concordo, è un capolavoro! Il finale di Django Unchained chiude il film in modo memorabile!

Anonimo said...

Filmone!

Marina Salomone said...

un grande film l'ho appena visto.... le scene di sangue però mi hanno sconcertata parecchio, a punto da sentirmi male.
Il film è un grande capolavoro perche il regista ci ha messo un po' tutti i tipi di considerazioni da fare riguardo all'argomento e soprattutto anche la giusta dose di umorismo!!!