Titolo originale: Winter’s boneNazione: USA
Anno: 2010
Genere: drammatico
Durata: 1h40m
Regia: Debra Granik
Sceneggiatura: Debra Granik, Anne Rosellini
Fotografia: Michael McDonough
Musiche: Dickon Hinchliffe
Cast: Jennifer Lawrence, John Hawkes, Dale Dickey, Kevin Breznahan, Garret Dillahunt, Shelley Waggener, Lauren Sweetser, Ashlee Thompson, Casey MacLaren, William White, Valerie Richards, Isaiah Stone, Beth Domann, Tate Taylor, Cody Brown, Cinnamon Schultz, Ronnie Hall, Sheryl Lee, Brandon Gray
Trama
In una sperduta zona montuosa del Missouri, la diciassettenne Ree Dolly è già gravata da pesanti responsabilità: vive in condizioni disagiate occupandosi della fattoria di famiglia, prendendosi cura dei due fratellini e della madre catatonica. Il padre della ragazza, implicato nella produzione e nello spaccio di metanfetamine, ipoteca la fattoria per pagarsi la cauzione, esce di prigione e sparisce nel nulla. Un giorno lo sceriffo arriva a casa sua avvertendola che se il padre non si presenterà al processo, la casa verrà confiscata lasciandoli così in mezzo alla strada. Ree inizia una ricerca disperata e pericolosa tra l’indifferenza e l’ostilità degli abitanti della sua città per salvare se stessa e la sua famiglia.
Recensione
Popolato da un gruppo di persone miserabili in un paesaggio invernale grigio e privo di vita che sembra essere uscito da uno scenario post-apocalittico, “Un gelido inverno - Winter’s bone” si offriva come candidato ideale per diventare un film pieno di stereotipi e di caricature con personaggi considerabili come esseri degni di pietà o biasimo. Invece, la regista Debra Granik crea un racconto denso e articolato che permette ai suoi protagonisti di sfidare qualunque pregiudizio, mostrandosi come persone imperfette ma ognuno con una sua distinta ed interessante individualità.
Basato su un libro di Daniel Woodrell e sceneggiato dalla regista assiemea alla produttrice Anne Rosellini, “Un gelido inverno - Winter’s bone” segue le disavventure della diciassettenne Ree, che vive in una vecchia casa di legno assieme ai suoi fratellini e la madre catatonica. La sua vita è dedicata totalmente alla sua famiglia, perché suo padre che produce e spaccia metanfetamine si trova in carcere. Ree cerca di sfamare i due bambini preoccupandosi che vadano a scuola e facciano i compiti e deve ricorrere all’aiuto ai suoi vicini per salvare il suo cavallo ormai ridotto pelle ed ossa. Inoltre, assistiamo ad una triste ed ironica testimonianza di altre ragazze della sua età che, a scuola, si allenano nei lavori di casa e nel prendersi cura dei figli, riprodotti con delle bambole: lavori che Ree è costretta a fare quotidianamente per la sopravvivenza della sua famiglia. Tuttavia, l’esistenza di Ree, già degna di compassione, diventa tragica quando lo sceriffo della città la informa che suo padre ha ipotecato la casa per la cauzione ed è sparito. Questo implica che se l’uomo non si presenterà al processo, la casa verrà confiscata e la famiglia si ritroverà in mezzo alla strada. Ree inizierà una ricerca non vista di buon occhio dalla comunità. Una comunità dove tutti sembrano avere relazioni di parentela, ma dove il sangue non conta tanto quanto la capacità di rimanere in silenzio per evitare l’intervento della legge. Una comunità dove tutti, al tempo stesso, sono complici e nemici.
Non ci troviamo nella luccicante Los Angeles o nella frenetica New York, siamo in un paesino sperduto del Missouri. Qui non si può parlare di “sogno americano”, qui tutto è un incubo. Una ragazzina disperata vede come unica speranza quella di arruolarsi non per amore della Patria da difendere con la propria vita, ma per recuperare un po’ di soldi per far campare la famiglia. Al tal proposito, uno dei dialoghi più belli ed interessanti di “Un gelido inverno - Winter’s bone” è il colloquio di Ree con il soldato che accoglie le domande di arruolamento: non c’è finzione, ma un reale sconforto nel rivelare cosa spinge, in realtà, molti ragazzi ad arruolarsi nell’esercito, non solo americano, a rischio della propria vita.
Girato in digitale con una videocamera Red e supportato dalla fotografia di Michael McDonough tanto bella quanto triste per il suo grigiore e desolazione, “Un gelido inverno - Winter’s bone” mostra, senza neanche troppo cinismo, la reale miseria nella quale vivono molte comunità sperdute nell’immensa America, non soltanto per mancanza di risorse finanziarie, ma anche per la sterilità emotiva dei suoi abitanti. Tenendo Ree sempre al centro di ogni scena, la regista Debra Granik mette lo spettatore nella stessa situazione in cui si trova la ragazza, percependo così solo ciò vede e sente, lasciando tutto il resto alla supposizione. Meravigliosa la scenografia di Mark White: la casa di Ree appare come un ambiente triste, misero e claustrofobico nel suo disordine, ma non mancano i disegni dei bambini attaccati sul frigorifero e vecchi giocattoli in giro per il cortile ed il trampolino. Oggetti che fanno comprendere che, pur non essendo il più felice dei posti, quel luogo è fondamentale per sopravvivere in una parvenza di felicità.
Per rimanere il più fedele possibile alle pagine del romanzo di Daniel Woodrell, Debra Granik decide non soltanto di girare “Un gelido inverno - Winter’s bone” negli stessi luoghi, ma di vestire gli attori con gli abiti presi in prestito dagli abitanti. Ciò che rende, però, il film meravigliosamente reale è l’interpretazione del cast, in particolare dei due attori principali, entrambi candidati agli Oscar 2011. Jennifer Lawrence si addossa tutto il peso del film con una sicurezza impressionante ed una preparazione del ruolo studiata nei più piccoli dettagli. Con una spontaneità imbarazzante passa dall’amorevolezza verso i suoi fratelli, alla freddezza durante lo scuoiamento di uno scoiattolo (sembra che lo faccia abitualmente!), alla durezza nell’affrontare lo sceriffo o un funzionario che si trova lì con l’intenzione di portarle via la casa, alla paura e alla sofferenza quando subisce le violenze degli altri membri della comunità. Parimenti ammirevole è l’interpretazione di John Hawkes, per la prima volta in un ruolo importante. Il suo Teardrop, zio di Ree, è un uomo duro e ostile, ma anche protettivo e premuroso. Non è, però, possibile omettere l’interpretazione di Dale Dickey, nel ruolo di Merab, moglie del crudele ed autoritario Thump Milton. Perfetta nell’illustrare l’ambiguità del suo personaggio che nonostante la sua cattiveria dettata forse dalle leggi non scritte della comunità, mostra comunque una singolare compassione nei confronti della triste situazione di Ree.
Discreto il doppiaggio, anche se si perde l’ottimo lavoro del cast che ha riprodotto in modo estremamente fedele il dialetto dei luoghi in cui si svolge la storia.
“Un gelido inverno - Winter’s bone” non è un film per tutti a causa dell’eccessiva durezza di alcune scene: se già può apparire sgradito lo scuoiamento di uno scoiattolo con conseguente estrazione dell’intestino da parte di un bambino, la scena notturna nel lago può essere davvero rivoltante per la sua atrocità. Inoltre, il film è lento, davvero lento sin dai primi fotogrammi ed anche quando la storia entra nella sua soluzione mantiene una costante lentezza che può, alla fine, snervare. Malgrado ciò, “Un gelido inverno - Winter’s bone” è un film di qualità, magistralmente sceneggiato, diretto e fotografato, ancor meglio recitato. Un ritratto reale e suggestivo di un’America tanto diversa da quella, di solito, mostrata dalle produzioni hollywoodiane. Qui le persone sono brutte, cattive e vestite in modo orrendo. Qui le persone sono normali.
Voto: 79%
Trailer “Un gelido inverno - Winter’s bone”
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1 Comment:
Mamma che lunga recensione! Cmq "Un gelido inverno", visto ieri, è davvero sorprendente. Un film duro: la scena del lago va al di là dell'horror!
Saludt!
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