domenica 13 marzo 2011

LOST IN TRANSLATION - L'AMORE TRADOTTO

L'amore tradotto
Titolo originale:
Nazione: Giappone, USA
Anno: 2003
Genere: sentimentale
Durata: 1h45m
Regia: Sofia Coppola
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Fotografia: Lance Acord
Musiche: Kevin Shields
Cast: Scarlett Johansson, Bill Murray, Akiko Takeshita, Giovanni Ribisi, Kazuyoshi Minamimagoe, Kazuko Shibata, Ryuichiro Baba, Akira Yamaguchi, Catherine Lambert, François du Bois, Tim Leffman , Gregory Pekar, Richard Allen, Diamond Yukai


Trama
Due americani, Bob e Charlotte, si incontrano e fanno amicizia in un lussuoso albergo di Tokyo. Ormai al termine della sua carriera di attore, Bob è in Giappone per girare uno spot pubblicitario di una marca di whisky: un lavoro non entusiasmante ma ben retribuito. Charlotte ha accompagnato suo marito John, un fotografo troppo immerso nel suo lavoro tanto da trascurare la moglie. Bob e Charlotte trascorrono insieme molto tempo in albergo e in giro per Tokyo, tra feste e serate nei bar.

Recensione
“Lost in translation - L’amore tradotto” è un film poetico nascosto in una storia leggera ed ordinaria. Sofia Coppola, dopo aver mostrato dolore e dramma nella provincia bigotta americana degli anni ’70 nell’opera d’esordio “Il giardino delle vergini suicide”, ritorna ai nostri giorni utilizzando come ambientazione  Tokyo, una delle città più caotiche, funzionali e frenetiche del globo. Tuttavia Coppola, assistita dal direttore  della fotografia Lance Acord, preferisce rivelare lo spirito della città e le abitudini dei suoi cittadini. Così vediamo feste in appartamenti, apparizioni in show televisivi, serate in karaoke bar tra canzoni ed alcool, fredde stanze d’albergo contenitori di anime solitarie.
“Lost in translation - L’amore tradotto” racconta una storia d’amore non consumata. La regista la trattiene, infatti, all’interno di quella zona riservata e malinconica dove l’amore ed il sesso vengono delicatamente sfiorati, ma mai concretizzati. Due persone, distanti per abitudini e per età, si rendono conto di una reciproca attrazione, consesapevoli di non poterla tradurre in realtà. Due persone, sole e confuse, in una terra dalle abitudini così diverse, si ritrovano di fronte alle proprie crisi. Bob è un attore ormai sul viale del tramonto. Ha un matrimonio indebolito dal peso del tempo. Charlotte è la giovane moglie di un fotografo che si sente sola nella sua camera d’albergo, mentre il marito dorme beatamente. Due persone che si incontrano e rimangono attratte dalla reciproca compagnia. Provano un sentimento difficile da descrivere.
I due protagonisti di “Lost in translation - L’amore tradotto” ottengono spessore grazie alle interpretazioni di Bill Murray e Scarlett Johansson. Attraverso la sua sceneggiatura, Sofia Coppola sostiene con scrupolo il lavoro dei due attori. Riesce a dare il giusto merito al talento di Bill Murray e lancia nel grande cinema la giovane Scarlett Johansson mettendo in luce una dolce ed incantevole sensualità: a tal proposito, nella scena che apre il film, il primo piano della sua figura di lato sul letto con il sedere in primo piano che si intravede sotto la mutandina trasparente è un esempio di come si possa esporre il corpo di una donna in modo elegante e sensuale senza essere affatto volgari.
Murray è una copia perfetta di Bob: è un attore ormai maturo, distante dall’istrionico interprete di tante commedie. Una prova davvero autentica. Mescola la sua tradizionale apatia con una dolce ed umile descrizione di un uomo che finalmente trova qualcosa di semplice che lo soddisfa. “Lost in translation - L’amore tradotto” segna una svolta drammatica nella carriera di Murray. Questo, però, non significa che non sia divertente. Osservare Bob mentre discute con i giapponesi sempre un po’ matti, lotta contro un tapis roulant, canta al karaoke, è sempre buffissimo, ma quella sottile patina di malinconia e di amarezza lo rende molto più apprezzabile.
Scarlett Johansson riveste, invece, il ruolo più complicato: deve rappresentare una seduzione per Murray senza cadere nel ruolo di Lolita (ci sono oltre trent’anni tra i due attori/personaggi). Alla fine, lo porta a termine con sicurezza ed intelligenza.
Sofia Coppola conferma i suoi buoni gusti musicali. Già presenti ne “Il giardino delle vergini suicide”, gli Air si ripresentano con la canzone “Alone in Tokyo”, scritta appositamente per il film. La colonna sonora di “Lost in translation - L’amore tradotto”, realizzata da Kevin Shields, vede brani dei Peaches, Brian Ferry, Death In Vegas, Sebastien Tellier, My bloody valentine (“Sometime” scritta dallo stesso Shields) ed altri interpreti in un mix che echeggia in piena armonia con la storia.
L’essenza di “Lost in translation - L’amore tradotto” è sintetizzabile in due scene: nella prima, Bob e Charlotte sono sdraiati sul letto della camera d’albergo, ma sono vestiti; nella seconda, Bob, nel salutare Charlotte, l’abbraccia e le sussurra qualcosa all’orecchio, qualcosa che la regista decide di non farci ascoltare.
La Coppola ci regala un’amicizia che trasuda una magica alchimia, fatta di sguardi e frasi non dette. Qualcuno, se vuole, può anche chiamarla amore.

Voto: 88%


2 Comments:

Anonimo said...

l'ho visto un pò di tempo fà e l'ho trovato molto bello ,ciao

paciuffo said...

è uno dei film che mi sono perso. spero di vederlo presto.