lunedì 9 gennaio 2012

THE ARTIST

Film The Artist
Titolo originale: id.
Nazione: Belgio, Francia
Anno: 2011
Genere: commedia, drammatico, sentimentale
Durata: 1h40m
Regia: Michel Hazanavicius
Sceneggiatura: Michel Hazanavicius
Fotografia: Guillaume Schiffman
Musiche: Ludovic Bource
Cast: Jean Dujardin, Berenice Bejo, Uggie, John Goodman, James Cromwell, Penelope Ann Miller, Missi Pyle, Beth Grant, Ed Lauter, Joel Murray, Bitsie Tulloch, Ken Davitian, Malcolm McDowell, Basil Hoffman, Bill Fagerbakke, Nina Siemaszko


Trama
Hollywood, 1927. George Valentin è una star del cinema muto all’apice della sua carriera. Durante la proiezione del suo ultimo film, all’uscita della sala pressato dalla folla di fan e dei fotografi si scontra con una bella ragazza, Peppy Miller. George incontra la giovane Peppy sul set, dove la ragazza è stata scritturata come comparsa. George è intrigato dalla giovane attrice, lei non può che sognare ad occhi aperti l’amore impossibile con quella grande celebrità. Ma l’avvento del sonoro sta per porre fine al cinema muto.

Recensione
Nell’era del digitale, dei film in 3D, degli schermi ad altissima risoluzione, è possibile proporre al cinema un film muto e in bianco e nero? Sì, perché “The artist”, pellicola d’esordio del regista e sceneggiatore francese Michel Hazanavicius è straordinario. Tutti gli aspetti tecnici e artistici del cinema muto sono fedelmente riproposti: 22 frame al secondo, aspect ratio a 4:3 (roba da segnale tv analogico ormai defunto), didascalie, l’utilizzo dei toni di grigio in base all’umore dei protagonisti, i sorrisi smaglianti e gli slapstick degli attori.
Stupenda la ricostruzione storica degli anni ’20 e ’30 con arredi e automobili d’epoca, fino ai vestiti e alle acconciature dei protagonisti, tutto è perfetto tanto da confondere lo spettatore. Guardando “The artist” pare di assistere, forse per la prima volta, a una vera film muto.
Hazanavicius mostra un’ottima conoscenza del cinema muto. Traspare la sua ammirazione per il cinema espressionista, in particolare per registi come Lubitsch, Lang, e Murnau. Ne è un valido esempio la scena dell’incubo in cui George Valentin, il protagonista, cerca di parlare ma non riesce ad emettere suoni come in un film muto, ma attorno a lui ci sono rumori assordanti. Non era affatto facile narrare una storia senza dialoghi e senza esagerare nel porre i cartelli con le scritte. A parte l’ottima capacità di costruzione narrativa, semplice seppur interessante, gran merito è da ascrivere alla gestualità e alle espressioni degli attori. Jean Dujardin ha un fascino “classico” che ricorda il mito di Rodolfo Valentino o Douglas Fairbanks. Il suo George Valentin è uomo elegante, fiero e garbato. Ha un sorriso e la sua disperazione toccano l’animo dello spettatore. Il suo fido cagnolino, interpretato da Uggie, uno dei migliori cani-attori mai visti al cinema, non lo abbandona mai diventando un marchio come lo fu il bastone per Charlie Chaplin. Berenice Bejo è affascinante nella sua genuinità con due occhi che bucano lo schermo. Il suo personaggio è una donna determinata ma dal cuore tenero e innamorato. Sopra la media anche il resto del cast: John Goodman è il produttore e James Cromwell è il fedele aiutante; Malcolm McDowell appare, per sfortuna, soltanto in un cameo.
La trama di “The artist” segue i canoni classici, ricordando molto “A che prezzo Hollywood” (1934) di George Cukor ed “E’ nata una stella” (tre volte al cinema). Ma sono talmente tante le citazioni e gli omaggi al cinema da non poterle citare in breve. Tutto è ben inserito nelle vicende del tempo, in particolare c’è la crisi economica del 1929 alla quale scorre parallela quella privata del protagonista, vittima dell’oblio nel quale cadono gran parte delle star dopo un periodo di successo. L’orgoglio di George peggiorerà la sua crisi: la recitazione teatrale tipica degli attori del cinema muto divenne così ridicola e a nulla serviranno i suoi tentativi di portare avanti qualcosa di vecchio. Emerge, così, in “The artist” il rapporto fra passato e futuro, fra conservatorismo e innovazione. Se lo sviluppo tecnologico e artistico non può essere fermato, perché deve necessariamente uccidere il passato? Hazanavicius ha una soluzione e la mostra nella scena finale di “The artist”: il passato non va rinnegato ma deve essere integrato nelle nuove conoscenze. Nel futuro ci deve essere il segno di un passato che ci appartiene e ci ha resi così come siamo nel presente.
Da segnalare anche la meravigliosa colonna sonora che segue le alterne vicende dei protagonisti: musiche tristi, allegre, tragiche, ritmate, rilassanti. Chiamatelo esercizio di stile, omaggio al cinema muto, operazione folle o nostalgica, in ogni caso “The artist” è un film leggero, bello e divertente. Un film non riservato soltanto a spocchiosi cinefili che si riuniscono di nascosto in sale di periferia lontani dai multisala. E’ un film democratico, insomma, per tutti!

Voto: 87%


3 Comments:

Adriano Maini said...

Questo film non me lo lascio sfuggire! Oltrettutto ci deve essere un pizzico di charme francese - non saprei definire diversamento il tocco elegante e cordiale di certi recenti film transalpini - che a mio giudizio non guasta.

ISOLE-GRECHE.com said...

Hai colto nel segno!

persogiàdisuo said...

Bellissimo!