lunedì 9 gennaio 2012

THE HELP

Recensione the help
Titolo originale: id.
Nazione: USA
Anno: 2011
Genere: drammatico
Durata: 2h17m
Regia: Tate Taylor
Sceneggiatura: Tate Taylor
Fotografia: Stephen Goldblatt
Musiche: Thomas Newman
Cast: Emma Stone, Bryce Dallas Howard, Mike Vogel, Sissy Spacek, Allison Janney, Anna Camp, Octavia Spencer, Jessica Chastain, Ahna O’Reilly, Viola Davis, Chris Lowell, Aunjanue Ellis, Cicely Tyson, Dana Ivey, Brian Kerwin


Trama
Anni ‘60. Eugenia “Skeeter” Phelan è appena tornata nella casa di famiglia dopo aver conseguito la laurea. Pur essendosi laureata a soli 22 anni, la madre non è felice perché il suo unico pensiero è di vederla sposata. non sarà felice fino a quando Skeeter non avrà un anello al dito. In realtà, il desiderio di Skeeter è di diventare scrittrice. L'unica persona che potrebbe comprenderla è l'amatissima Constantine, la governante che l'ha cresciuta, ma la donna sembra svanita nel nulla.

Recensione
Tratto dall’omonimo romanzo di Kathryn Stockett, per lungo tempo al primo posto nella classifica dei best-seller del New York Times, “The help” è una storia di integrazione razziale osservata attraverso gli occhi delle cameriere di colore, donne umili che lavoravano per le famiglie bianche accudendo i loro bambini, cucinando e tenendo in ordine le loro case. E’ la storia di tre donne unite dalla scrittura di un libro rivoluzionario e sovversivo con il quale volevano rendere pubblica la propria condizione di vita e quella di un’intera comunità, non senza rischiare sulla propria pelle. Siamo negli anni ’60, a Jackson, Mississippi, uno degli stati americani nei quali la discriminazione razziale era più forte, in un periodo in cui la legge negava ai neri i più elementari diritti civili.
Regista e sceneggiatore di “The help” è Tate Taylor. Sia lui che la scrittrice Sockett sono nati a Jackson, città in cui è ambientata la storia, ma che tuttavia rispecchia quanto accadeva in gran parte dell’America. Jackson è una città dove tutti si conoscono, dove le donne bianche trascorrono i pomeriggi giocando a bridge mangiando gli snack preparati dalle loro cameriere nere. Una comunità tanto ipocrita da organizzare aste di beneficenza in aiuto dei bambini africani e così sorda alla richiesta di un piccolo prestito necessario a una cameriera per iscrivere il proprio figlio all’università, unica strada per consentirgli un futuro migliore. Una società tanto ridicola da pretendere che le cameriere non utilizzassero i bagni di casa per tutela igienica e lasciare che abbracciassero e baciassero i propri figli, e preparassero da mangiare. Una società piena di contraddizioni e di pregiudizi che diventano tradizione. Infatti, quei bambini dolci, teneri e affettuosi con le proprie tate, una volta cresciuti si sarebbero comportati come i propri genitori. Quei bambini tanto attaccati a quelle donne così affettuose e amorevoli da credere che fossero le loro vere madri. Triste pensare come le loro madri biologiche fossero così inadatte al ruolo oppure non avessero il desiderio di prendersi cura personalmente dei propri figli.
Tate Taylor attua una regia dai toni leggeri e soavi. Sebbene gli argomenti siano identici a quelli trattati da Steven Spielberg ne “Il colore viola”, qui gli episodi di violenza sono sempre tenuti a debita distanza. Alcuni potrebbero storcere il naso di fronte a una visione di Taylor (e di Sockett) troppo edulcorata e accusarlo di far parte di quella comunità bianca che non sembra criticare abbastanza. Ma “The help” non è un documentario storico, vuole essere un racconto caldo e solare tinto dei colori saturi e accecanti del Mississippi attraverso una fotografia che non risparmia di mettere in mostra la ricchezza di quelle famiglie e le loro opulenti case. Questi elementi trasmettono una piacevole tranquillità. Sono rappresentati posti dove, malgrado le ingiustizie, non si viveva poi così male. E’ vero, la vita delle cameriere era piena di sofferenza, ma non se la passavano meglio le signore perbene le quali, dietro un’illusoria felicità di facciata, nascondevano un senso di insoddifazione e di frustrazione.
“The help” non è un film ipocrita, si trattene soltanto dal calcare la mano sulle brutture di un periodo della storia americana proponendo un racconto ottimista e bonario. Ciò che traspare è la capacità delle persone di amare anche quando sono circondate dall’odio.
Gran merito della bellezza di “The help” è da attribuire al gruppo di attrici capace di calarsi perfettamente nei personaggi. Attrici, perché “The help” è un film raccontato e vissuto da donne, relegando gli uomini al ruolo di lavoratori zelanti, ma assenti in famiglia. Ennesima prova positiva di Emma Stone, un’attrice capace di sollevare le sorti di teen comedy altrimenti stupide e vuote. L’espressione allegra e vispa che regala a Skeeter si completa con un’interpretazione matura, da attrice affermata. Viola Davis è posata e misurata nel difficile ruolo di Abileen. Jessica Chastain interpreta una donna volgare, esclusa dal club delle amiche del bridge; il dolore di non essere accettata verrà compensato dall’insolita amicizia con la sua domestica. Mai sopra le righe Bryce Dallas Howard nei panni di Hilly Holbrook, la più cattiva e ipocrita del gruppo delle signore perbene. Allison Janney è, invece, la madre di Skeeter: non facile il suo ruolo, una donna costretta a calpestare se stessa per non perdere il suo posto all’interno di quella ipocrita comunità. Ironica e spassosa Sissy Spacek nei panni della madre di Hilly che nonostante fosse rintronata dal morbo di Alzheimer, non aveva perso il suo sarcasmo. Tra tutte queste buone attrici, spunta la sensazionale Octavia Spencer nel ruolo di Minnie. Già Golden Globe 2012, la sua è una prova da Oscar.
“The help” è una storia dolorosa raccontata con toni leggeri, mai superficiale; una storia che commuove e fa sorridere. Un’amicizia singolare fra tre donne determinate ad abbattere quel muro di perbenismo e ipocrisia che nascondeva una cattiveria stupida e gratuita, figlia dell’insoddisfazione di una classe sociale interessata più all’apparire che all’essere. Se un noto motto afferma: “Non tutte le ciambelle riescono col buco”, qui si può sintetizzare con altro, inedito, ma calzante: “Non tutte le torte di bell’aspetto sono, in realtà, saporite”.

Voto: 84%


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