martedì 17 gennaio 2012

SHAME

Shame recensione
Titolo originale: id.
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 2011
Genere: drammatico
Durata: 1h41m
Regia: Steve Mcqueen
Sceneggiatura: Abi Morgan, Steve Mcqueen
Fotografia: Sean Bobbitt
Musiche: Harry Escott
Cast: Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Mari-Ange Ramirez, Nicole Beharie, Alex Manette, Elizabeth Masucci, Hannah Ware, Lucy Walters, Rachel Farrar, Loren Omer, Lauren Tyrrell, Marta Milans, Jake Richard Siciliano, Robert Montano


Trama
Brandon è un trentenne di bella presenza e un ottimo lavoro. E’ ossessionato dal sesso: si masturba in modo compulsivo, ha un gran numero di riviste pornografiche, si intrattiene su siti porno e chat erotiche, frequenta prostitute. Quando arriva in casa la sorella Sissy, una ragazza dolce e problematica, le sue condizioni peggiorano e così Brendon precipita in un inferno fatto di ossessioni perverse dal quale non riesce ad riemergere.

Recensione
Quale può essere l’origine del desiderio compulsivo di sesso da parte di un uomo? Anche se il sesso è di solito piacere che attinenza può avere con il dolore? “Shame” è la storia di due fratelli il cui passato familiare, lasciato nell’ombra, non deve essere stato affatto piacevole. Brandon è un trentenne di successo ma è ossessionato dal sesso: prostitute, masturbazione, voyeurismo, omofilia. Nessuna distinzione, nessun piacere. Nelle esplicite scene di sesso mostrate in “Shame” non c’è nulla di sensuale e di eccitante. L’atto sessuale è vissuto dal protagonista con freddezza, senza alcun reale coinvolgimento o piacere. Il suo volto è percorso da un mix di ferocia e sofferenza. Non appena finisce, in lui riemerge subito la necessità di reiterare l’atto in un vortice infinito di insoddisfazione. Non cerca un rapporto stabile, non c’è ricerca d’amore. Nell’unico caso in cui Brandon frequentando una collega instaura una piacevole relazione e un feeling “di testa”, quando si ritrovano a letto con la ragazza fallisce nell’atto sessuale, perché impotente fisicamente, forse spaventato dal rischio di instaurare una vera relazione. Il sesso è solitudine, l’amore è complicità e affiatamento.
Sissy, la sorella, non mostra meno problemi. Piomba nella vita di Brandon all’improvviso. La vediamo per la prima volta nuda, in bagno, e lo sguardo del fratello sembra non urtare quella intimità violata. Sissy deve aver ricevuto qualche violenza nel passato quando, oppressa dal suo dolore, si è procurata dei tagli. Un bisogno di sentirsi meglio? In realtà, era una richiesta di aiuto, di qualcuno che potesse consolarla. Brandon non sembra essere la persona giusta: la presenza di Sissy è per lui  un peso del quale vorrebbe subito liberarsi, ma è in grado di allontanarla. Tra i due esiste un rapporto molto particolare, molto intimo e ogni momento sembra il possibile inizio di un rapporto incestuoso.
Un oggetto che cattura l’attenzione dutante il film è un anello nuziale. All’inizio vediamo Brandon in metropolitana che flirta in uno scambio di sguardi una bella ragazza. L’intesa continua fino a quando la ragazza si alza in piedi e nel mantenersi alla sbarra mostra la fede. Esce e si perde tra la folla. Il desiderio di Brandon non si è concretizzato. Più tardi, Brendon rimprovererà, pieno di collera, la sorella per essere andata a letto con il suo amico e capo la sera stessa in cui lo ha conosciuto “Non hai visto che porta la fede al dito?”: lo stesso tipo di anello del quale lui in precedenza non si era curato. Gelosia? Vuole che sua sorella non appartenga ad altri? Maschilismo? L’uomo virile può fare ciò che donna onesta non può?
“Shame” affronta tematiche forti, interessanti e struggenti. Tutto sembra presagire ad un grande film. Nulla di tutto ciò. Se la regia e le interpretazioni si superano di molto la sufficienza (pur avendo vinto la Coppa Volpi al Festival di Venezia 2011, Michael Fassbender viene surclassato da una strepitosa Carey Mulligan), la sceneggiatura, scritta dal regista Steve McQueen e Abi Morgan, è rimane inesorabilmente vaga. Tutto inizia e termina con un punto interrogativo aumentando il senso di frustrazione già nato a causa dell’incedere troppo lento della storia. Giustificate freddezza e distacco, ma la storia meritava maggior dinamismo e coinvolgimento.
La musica di “Shame” è in gran parte un intervallarsi di note cupe e, alla lunga, fastidiose. Molto meglio i brani blues e jazz, e le eterne musiche Bach. Infine, “Shame” regala una versione di “New York New York” cantata da Carey Mulligan con tono triste e malinconico, del tutto opposta all’ottimistica versione originale. Non incanta la fotografia di Sean Bobbitt e le scenografie che sembrano prese in prestito da “Tokyo decadence”, cult erotico di Ryu Murakami.
“Shame” è un film sconvolgente non per le scene che molti hanno definito tendenti al porno, ma per quello che lascia: poco e nulla rispetto a quello che già si sapeva. Inoltre, racconta una storia senza minimo offrire di coinvolgimento, lasciando che tutto rimanga nel vago. E, non per ultimo, infastidisce facilità con la quale il protagonista riesce ad abbordare donne, gratis. Lui è bello, sì, ma donne così facili che lo vogliono all'istante o ragazze fidanzate che si lasciano mettere le mani in mezzo alle gambe senza reagire riesce a trovarle soltanto lui.

Voto: 50%


4 Comments:

Il cinefilante said...

tutto sommato la delusione per questo film nasce come al solito dalle trope aspettative. a volte il marketing ottiene l'effetto di portare più gente al cinema ma non di certo di fargli riuscire a credere che il film sia splendido....

ISOLE-GRECHE.com said...

Non è il caso mio: non ho voluto sapere nulla di Shame per non farmi influenzare. Sapevo della dipendenza dal sesso e nulla più.
Hai scritto tu bene, ci sono tanti film simili che affrontano queste tematiche in modo molto più appassionato e avvicente.

Barbara said...

Sono curiosa di vederlo a questo punto! In ogni caso il tema del sesso, trattato non come la solita ricerca dell'amore, è originale e incuriosisce

ISOLE-GRECHE.com said...

Come tutti gli altri temi trattati è vago il motivo della ricerca compulsiva del protagonista di Shame. Vedilo, comunque.