Titolo originale: A clockwork orange
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 1971
Genere: drammatico
Durata: 2h17m
Regia: Stanley Kubrick
Sceneggiatura: Stanley Kubrick
Fotografia: John Alcott
Musiche: Wendy Carlos
Cast: Malcolm McDowell, Patrick Magee, Michael Bates, Warren Clarke, John Clive, Adrienne Corri, Carl Duering, Paul Farrell, Clive Francis, Michael Gover, Miriam Karlin, James Marcus, Aubrey Morris, Godfrey Quigley, Sheila Raynor, Madge Ryan, John Savident, Anthony Sharp, Philip Stone, Pauline Taylor
Trama
Alex è un amante di musica classica ed in particolar modo di Ludwig van Beethoven. E’ leader di una gang, i “Drughi”, ed assieme ad i suoi tre fidati amici si dilettano nell’annegare la noia in azioni di estrema violenza. Sempre alla ricerca di forti emozioni, di notte prendono di mira vittime indifese: stuprano ragazze, picchiano barboni, prendendosela con chiunque capiti loro a tiro. Quasi sempre si ritrovano al Korova Milk Bar, dove mandano giù una riguardosa dose di “latte+”, un drink a base di latte rinforzato con qualche droguccia mescalina per irrobustirsi e predisporsi all’esercizio dell’amata ultraviolenza. Ma una notte, durante un’incursione nella casa di una ricca attempata signora, tradito dai suoi stessi compagni, viene arrestato e condotto in prigione.
Recensione
Un’inquietante musica classica distorta in toni psichedelici, metallizzata elettronicamente, prende per mano lo spettatore all’inizio del film conducendolo subito al cospetto di Alex (Malcolm McDowell). Il lungo primo piano del giovane trasmette maestosità ed insolenza al suo sguardo malvagio. Il suo trucco asimmetrico, con un unico occhio truccato e decorato con una ciglia finta gli conferisce un aspetto angosciante, sinistro e terrificante. Ad un tratto, la sua voce narrante introduce la storia e nel contempo la mdp retrocede, allarga il campo contestualizzando il personaggio nell’ambiente del Korova Milk Bar, una sorta di camera di decompressione ed anticamera dell’imminente atto teatrale delle loro azioni efferate. Il luogo, come tutti gli altri presenti nel film, mostra l’idea di design d’interni che Kubrick concepì per “Arancia meccanica”: poliedri claustrofobici, senza possibilità di fuga, dotati di fredde figure geometriche ricolmi di statuette, suppellettili multicolori, quadri ed oggetti d’arte. L’architettura, e l’arte in genere, proposta in “Arancia meccanica” sono per Kubrick mezzi per esprimere giudizi sulla famiglia (la casa di Alex), sulla cultura (la casa dello scrittore) e sul potere (la prigione). Ai vivaci e colorati arredamenti delle prime due, simboli di uno sfarzo decisamente kitch, segue il grigiore anonimo e inquieto dei luoghi di reclusione. Inoltre, la clinica del dottor Brodsky, che alla vista appare illuminata e rassicurante (finto assistenzialismo), nasconde invece un’essenza perversa. Di ipocrisia sono impregnati i costumi realizzati dall’italiana Milena Canonero: le candide uniformi bianche e l’eleganza dei suoi vestiti da dandy sono elementi di facciata, specchietti per le allodole o esche per le ignare vittime. La musica classica di sottofondo durante le loro performance di pura violenza serve da forte contrasto volto ad enfatizzare la malvagità delle loro azioni così come quella al termine delle sue nottate di “sluscianti” divertimenti, ascoltate nella quiete domestica, hanno per Alex un effetto sedativo, una nuova camera di decompressione che, chiudendo il cerchio, lo riporta alla realtà.
Anthony Burgess scrisse “Arancia meccanica” nel 1962. La traduzione del titolo, come spesso accade nel caso di modi di dire o di doppi sensi, perde di significato. Letteralmente “Arancia ad orologeria”, il titolo nacque quando Burgess subito dopo la guerra ascoltò a Londra uno sconosciuto proferite cotale frase: “Sballato come un’arancia a orologeria”. Lo scrittore approfondì molti anni dopo l’uscita del libro (e del film) il significato del titolo, affermando che un essere vivente costretto obbligatoriamente tra il bene e il male è una “clockwork orange”, un organismo caratterizzato da un colore (parte esteriore) ed un succo (pare interiore), è tuttavia in realtà un giocattolo meccanico manovrato “da Dio, dal diavolo o dallo Stato”, facendo schizzare la propria violenza come un meccanismo a orologeria.
Il linguaggio utilizzato da Burgess e riproposto da Kubrick nel film è un importante veicolo delle emozioni e delle tematiche al centro della narrazione. Il “Nadsat”, lo slang utilizzato da Alex ed i suoi Drughi, è un elemento geniale, l’unico modo di trasmettere con la massima intensità temi molto legati al mondo giovanile. Come racconta lo stesso Kubrick: “Il linguaggio è una parte assai importante del romanzo ed esso contribuì anche molto al film. Penso che Arancia Meccanica sia uno dei rarissimi libri in cui uno scrittore abbia giocato con la sintassi introducendo parole nuove che funzionassero”.
“Arancia meccanica” fu accolto da pesanti polemiche, fu sequestrato per molti anni in Francia, mentre in Gran Bretagna fu ritirato dallo stesso regista, accusato di nazismo, e in TV è stato trasmesso per la prima volta al cospetto dei sudditi di sua maestà soltanto nel 2002.
Alex rappresenta l’uomo scarnificato della morale comune e negli anni ‘70 ciò apparve inconcepibile per l’opinione pubblica ancorata ai concetti di pudore e di censura. Kubrick aveva solo intenzione di riproporre al cinema il problema della libertà di scelta. Privati della possibilità di scelta tra il bene e il male, l’uomo perde la propria umanità. Alex rappresenta l’inconscio, l’uomo vittima dell’eccessiva libertà, ma con la cura Ludovico risulta civilizzato solo apparentemente, nei modi di fare (e non nel suo essere) e le anomalie comportamentali che ne derivano sono i sintomi del male provocato delle orrende imposizioni cui è stato sottoposto. Alex ripercorre le stesse tappe, prima e dopo la cura, trasformandosi da carnefice in vittima, non potendo reagire liberamente alle violenze subite.
Merito a Kubrick per aver scelto Malcolm McDowell per la parte di Alex: per l’attore inglese rappresentò però un punto di non ritorno, in quanto capace in quella occasione di un’interpretazione sublime, mai più riproponibile nelle sue successive pellicole.
Kubrick mostra dunque l’ipocrisia della società ed a questo scopo si serve di scene di violenza come provocazione per far riflettere e per ridestare le coscienze. L’efferatezza delle immagini è del tutto giustificata ed ogni scena risulta funzionale e descrittiva, mai gratuita.
Quello che maggiormente turba non è la violenza in sé, ma che come viene mostrata in “Arancia meccanica” non è distante da quello accade nella realtà.
Voto: 100%
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 1971
Genere: drammatico
Durata: 2h17m
Regia: Stanley Kubrick
Sceneggiatura: Stanley Kubrick
Fotografia: John Alcott
Musiche: Wendy Carlos
Cast: Malcolm McDowell, Patrick Magee, Michael Bates, Warren Clarke, John Clive, Adrienne Corri, Carl Duering, Paul Farrell, Clive Francis, Michael Gover, Miriam Karlin, James Marcus, Aubrey Morris, Godfrey Quigley, Sheila Raynor, Madge Ryan, John Savident, Anthony Sharp, Philip Stone, Pauline Taylor
Trama
Alex è un amante di musica classica ed in particolar modo di Ludwig van Beethoven. E’ leader di una gang, i “Drughi”, ed assieme ad i suoi tre fidati amici si dilettano nell’annegare la noia in azioni di estrema violenza. Sempre alla ricerca di forti emozioni, di notte prendono di mira vittime indifese: stuprano ragazze, picchiano barboni, prendendosela con chiunque capiti loro a tiro. Quasi sempre si ritrovano al Korova Milk Bar, dove mandano giù una riguardosa dose di “latte+”, un drink a base di latte rinforzato con qualche droguccia mescalina per irrobustirsi e predisporsi all’esercizio dell’amata ultraviolenza. Ma una notte, durante un’incursione nella casa di una ricca attempata signora, tradito dai suoi stessi compagni, viene arrestato e condotto in prigione.
Recensione
Un’inquietante musica classica distorta in toni psichedelici, metallizzata elettronicamente, prende per mano lo spettatore all’inizio del film conducendolo subito al cospetto di Alex (Malcolm McDowell). Il lungo primo piano del giovane trasmette maestosità ed insolenza al suo sguardo malvagio. Il suo trucco asimmetrico, con un unico occhio truccato e decorato con una ciglia finta gli conferisce un aspetto angosciante, sinistro e terrificante. Ad un tratto, la sua voce narrante introduce la storia e nel contempo la mdp retrocede, allarga il campo contestualizzando il personaggio nell’ambiente del Korova Milk Bar, una sorta di camera di decompressione ed anticamera dell’imminente atto teatrale delle loro azioni efferate. Il luogo, come tutti gli altri presenti nel film, mostra l’idea di design d’interni che Kubrick concepì per “Arancia meccanica”: poliedri claustrofobici, senza possibilità di fuga, dotati di fredde figure geometriche ricolmi di statuette, suppellettili multicolori, quadri ed oggetti d’arte. L’architettura, e l’arte in genere, proposta in “Arancia meccanica” sono per Kubrick mezzi per esprimere giudizi sulla famiglia (la casa di Alex), sulla cultura (la casa dello scrittore) e sul potere (la prigione). Ai vivaci e colorati arredamenti delle prime due, simboli di uno sfarzo decisamente kitch, segue il grigiore anonimo e inquieto dei luoghi di reclusione. Inoltre, la clinica del dottor Brodsky, che alla vista appare illuminata e rassicurante (finto assistenzialismo), nasconde invece un’essenza perversa. Di ipocrisia sono impregnati i costumi realizzati dall’italiana Milena Canonero: le candide uniformi bianche e l’eleganza dei suoi vestiti da dandy sono elementi di facciata, specchietti per le allodole o esche per le ignare vittime. La musica classica di sottofondo durante le loro performance di pura violenza serve da forte contrasto volto ad enfatizzare la malvagità delle loro azioni così come quella al termine delle sue nottate di “sluscianti” divertimenti, ascoltate nella quiete domestica, hanno per Alex un effetto sedativo, una nuova camera di decompressione che, chiudendo il cerchio, lo riporta alla realtà.
Anthony Burgess scrisse “Arancia meccanica” nel 1962. La traduzione del titolo, come spesso accade nel caso di modi di dire o di doppi sensi, perde di significato. Letteralmente “Arancia ad orologeria”, il titolo nacque quando Burgess subito dopo la guerra ascoltò a Londra uno sconosciuto proferite cotale frase: “Sballato come un’arancia a orologeria”. Lo scrittore approfondì molti anni dopo l’uscita del libro (e del film) il significato del titolo, affermando che un essere vivente costretto obbligatoriamente tra il bene e il male è una “clockwork orange”, un organismo caratterizzato da un colore (parte esteriore) ed un succo (pare interiore), è tuttavia in realtà un giocattolo meccanico manovrato “da Dio, dal diavolo o dallo Stato”, facendo schizzare la propria violenza come un meccanismo a orologeria.
Il linguaggio utilizzato da Burgess e riproposto da Kubrick nel film è un importante veicolo delle emozioni e delle tematiche al centro della narrazione. Il “Nadsat”, lo slang utilizzato da Alex ed i suoi Drughi, è un elemento geniale, l’unico modo di trasmettere con la massima intensità temi molto legati al mondo giovanile. Come racconta lo stesso Kubrick: “Il linguaggio è una parte assai importante del romanzo ed esso contribuì anche molto al film. Penso che Arancia Meccanica sia uno dei rarissimi libri in cui uno scrittore abbia giocato con la sintassi introducendo parole nuove che funzionassero”.
“Arancia meccanica” fu accolto da pesanti polemiche, fu sequestrato per molti anni in Francia, mentre in Gran Bretagna fu ritirato dallo stesso regista, accusato di nazismo, e in TV è stato trasmesso per la prima volta al cospetto dei sudditi di sua maestà soltanto nel 2002.
Alex rappresenta l’uomo scarnificato della morale comune e negli anni ‘70 ciò apparve inconcepibile per l’opinione pubblica ancorata ai concetti di pudore e di censura. Kubrick aveva solo intenzione di riproporre al cinema il problema della libertà di scelta. Privati della possibilità di scelta tra il bene e il male, l’uomo perde la propria umanità. Alex rappresenta l’inconscio, l’uomo vittima dell’eccessiva libertà, ma con la cura Ludovico risulta civilizzato solo apparentemente, nei modi di fare (e non nel suo essere) e le anomalie comportamentali che ne derivano sono i sintomi del male provocato delle orrende imposizioni cui è stato sottoposto. Alex ripercorre le stesse tappe, prima e dopo la cura, trasformandosi da carnefice in vittima, non potendo reagire liberamente alle violenze subite.
Merito a Kubrick per aver scelto Malcolm McDowell per la parte di Alex: per l’attore inglese rappresentò però un punto di non ritorno, in quanto capace in quella occasione di un’interpretazione sublime, mai più riproponibile nelle sue successive pellicole.
Kubrick mostra dunque l’ipocrisia della società ed a questo scopo si serve di scene di violenza come provocazione per far riflettere e per ridestare le coscienze. L’efferatezza delle immagini è del tutto giustificata ed ogni scena risulta funzionale e descrittiva, mai gratuita.
Quello che maggiormente turba non è la violenza in sé, ma che come viene mostrata in “Arancia meccanica” non è distante da quello accade nella realtà.
Voto: 100%
Trailer “Arancia meccanica”
16 Comments:
Ecco uno dei film che mi ha turbata maggiormente, ma che non riesco a non amare...nonostante il mare di violenza, nonostante la follia dei protagonisti che terrorizza, c'è una forza incredibile nei personaggi e forse questa è la mia chiave (per apprezzarlo così tanto!)...
Un saluto
LadySackville
(http://bloomsburymonamour.splinder.com/)
grande kubrick grande film l'ho rivisto dopo 30 anni ed è fresco come un film recente.
E' uno dei miei film preferiti...seppur palese è la mia negazione totale alla violenza! Ovviamente...10 anche da parte mia!
Otello2007
Potresti creare un sondaggio sui tre film preferiti di Stanley.
Byez
Azz... mi hai anticipato!
Ho in programma un sondaggio sul film preferito tra quelli di Kubrick proprio domani mattina.
Anche se a dire il vero, per me... sarebbe un dilemma di impossibile soluzione.
Non posso che condividere. Capolavoro (penso si possa dire) da 5 stelle!
E' davvero un film con molti significati e la tua analisi è stata ottima e interessante!
un saluto
LunaCandida
Uno dei miei film preferiti di sempre!
Proprio perchè non amo la violenza..quella pellicola mette in luce un concetto che non mi stancherò mai di ripetere, la violenza chiama altra violenza, ma se si risponde non si spezzerà mai il circolo vizioso.
Domanda inquietante: sono più cattive le azioni gratuite dell'allegra brigata o la risposta della politica?
se ne parla bene da decenni, e non posso che unirmi al coro. un capolavoro come pochi... talmente bello che fa male. e la colonna sonora è praticamente perfetta. 10 e lode.
Bellissimo questo film, l'avrò visto almeno una trentina di volte!!!
un semplice aggettivo: stupendo
Arancia Meccanica è il bel film di Stanley Kubrick. Questo è tutto!
RickyDe5
Uno dei più belli film di kubrick e nonostante le numerose scene di violenza non si può non dire bello e fatto molto bene... voto 9 e mezzo
Arancia Meccanica è un film meraviglioso. Un capolavoro perfetto. Kubrick è un grande regista. Questa è un film dal significato profondo. Sarebbe infinito commentarlo. Ma la tua recensione che hai fatto di Arancia Meccanica è meravigliosa.
Patty
e un film bellissimo , io lo visto per caso ma da questo film o tratto spunto per la mia tesina di maturità
il protagonista non ha mai avuto un briciolo di umanità non è che la perde perché gli levano il libero arbitrio. secondo me e' un film che accontenta chi ha sempre desiderato stuprare o farsi stuprare. concordo che in inghilterra lo censurarono
Carlo Masieri
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