Titolo originale: Funny games U.S.
Nazione: USA, France, Gran Bretagna, Austria, Germany, Italy
Anno: 2008
Genere: horror
Durata: 1h51m
Regia: Michael Haneke
Sceneggiatura: Michael Haneke
Fotografia: Darius Khondji
Musiche: Edouard d'Heucqueville
Cast: Naomi Watts, Tim Roth, Michael Pitt, Brady Corbet, Davon Gearhart, Boyd Gaines, Siobhan Fallon Hogan, Robert Lupone, Susanne Haneke, Linda Moran
Trama
Ann, George ed il loro figlioletto Georgie sono l’esempio di una classica famiglia benestante. Come ogni anno, trascorrono le loro vacanze nella loro casa sul lago. Appena arrivati, iniziano le loro abituali faccende: Ann inizia a preparare la cena, George ed il figlio mettono in acqua la barca e la preparano per la navigazione. All’improvviso, Ann si ritrova in casa un ragazzo all’apparenza timido ed impacciato, ospite, a suo dire, di alcuni loro vicini di casa. Il ragazzo dice essere stato mandato per chiedere delle uova. Ann non esita ad offrirgliele, ma nel frattempo arriva anche un amico del ragazzo. La richiesta delle uova era un semplice pretesto: dopo aver studiato attentamente le abitudini della famiglia, i due danno il via ad un perverso gioco che terrorizzerà la vita tranquilla della famiglia.
Recensione
Dopo circa dieci anni Michael Haneke, spinto dal produttore Chris Cohen, torna dietro la mdp per girare nuovamente “Funny Games”, il film che reso noto il suo nome e le sue opere al pubblico mondiale. Michael Haneke è un regista geniale ed articolato ed i suoi film non sono di facile digeribilità per un pubblico abituato a film hollywoodiani. Forse la sua sfida era proprio questa. Quando Cohen gli chiese chi potesse essere il giusto regista per realizzare un remake del suo “Funny Games”, il regista austriaco forse per presunzione, forse per paura che la sua creatura venisse snaturata nelle mani di qualche altro regista, decise di intervenire personalmente nella direzione della pellicola. Haneke sapeva benissimo che “Funny Games” avrebbe avuto problemi con il pubblico americano e che dunque sarebbe stato necessario qualche modifica sostanziale per adeguarlo ai gusti del pubblico d’oltreoceano. Ma incurante di ciò, non si è risparmiato rimanendo fedele alle sue tecniche registiche che difficilmente si sarebbero allineate ai gusti degli americani. In realtà ha fatto di più, non ha realizzato un remake di “Funny Games”, bensì una perfetta copia dell’originale del 1997: infatti ogni inquadratura, musica e scena, ogni singola parola ed movimento degli attori ricalcano alla perfezione, con cura a dir poco maniacale, quelli della pellicola originale.
Nazione: USA, France, Gran Bretagna, Austria, Germany, Italy
Anno: 2008
Genere: horror
Durata: 1h51m
Regia: Michael Haneke
Sceneggiatura: Michael Haneke
Fotografia: Darius Khondji
Musiche: Edouard d'Heucqueville
Cast: Naomi Watts, Tim Roth, Michael Pitt, Brady Corbet, Davon Gearhart, Boyd Gaines, Siobhan Fallon Hogan, Robert Lupone, Susanne Haneke, Linda Moran
Trama
Ann, George ed il loro figlioletto Georgie sono l’esempio di una classica famiglia benestante. Come ogni anno, trascorrono le loro vacanze nella loro casa sul lago. Appena arrivati, iniziano le loro abituali faccende: Ann inizia a preparare la cena, George ed il figlio mettono in acqua la barca e la preparano per la navigazione. All’improvviso, Ann si ritrova in casa un ragazzo all’apparenza timido ed impacciato, ospite, a suo dire, di alcuni loro vicini di casa. Il ragazzo dice essere stato mandato per chiedere delle uova. Ann non esita ad offrirgliele, ma nel frattempo arriva anche un amico del ragazzo. La richiesta delle uova era un semplice pretesto: dopo aver studiato attentamente le abitudini della famiglia, i due danno il via ad un perverso gioco che terrorizzerà la vita tranquilla della famiglia.
Recensione
Dopo circa dieci anni Michael Haneke, spinto dal produttore Chris Cohen, torna dietro la mdp per girare nuovamente “Funny Games”, il film che reso noto il suo nome e le sue opere al pubblico mondiale. Michael Haneke è un regista geniale ed articolato ed i suoi film non sono di facile digeribilità per un pubblico abituato a film hollywoodiani. Forse la sua sfida era proprio questa. Quando Cohen gli chiese chi potesse essere il giusto regista per realizzare un remake del suo “Funny Games”, il regista austriaco forse per presunzione, forse per paura che la sua creatura venisse snaturata nelle mani di qualche altro regista, decise di intervenire personalmente nella direzione della pellicola. Haneke sapeva benissimo che “Funny Games” avrebbe avuto problemi con il pubblico americano e che dunque sarebbe stato necessario qualche modifica sostanziale per adeguarlo ai gusti del pubblico d’oltreoceano. Ma incurante di ciò, non si è risparmiato rimanendo fedele alle sue tecniche registiche che difficilmente si sarebbero allineate ai gusti degli americani. In realtà ha fatto di più, non ha realizzato un remake di “Funny Games”, bensì una perfetta copia dell’originale del 1997: infatti ogni inquadratura, musica e scena, ogni singola parola ed movimento degli attori ricalcano alla perfezione, con cura a dir poco maniacale, quelli della pellicola originale.
“Funny Games” è un film dell’orrore. E’ vero che non sono presenti eccessivi spargimenti di sangue e che non si salta dalla poltrona a causa di orrori improvvisi ed inattesi, ma “Funny Games” è un film dell’orrore. L’orrore reale, quello che piomba a caso distruggendo in un solo attimo la normale e tranquilla quotidianità.
Quando Haneke realizzò l’originale dichiarò di essersi ispirato ad un certo cinema americano che eccedeva in violenza gratuita. Ma la realtà col tempo è stata più terrificante della finzione. Haneke, seppur nato a Monaco, in Germania, ha la cittadinanza austriaca. Proprio nella sua amata Austria si sono consumati alcuni orrendi fatti di cronaca: Natascha Kampusch, rapita all’età di dieci anni, ha vissuto per otto lunghissimi anni segregata nella casa del suo rapitore; Josef Fritzl, un vecchietto in apparenza gentile e tranquillo, ha rinchiuso la figlia per 24 anni in una cantina-bunker, abusando di lei, inducendola a partorire sette figli, uccidendo in una fornace uno dei neonati. Tutto questo non è “Arancia meccanica” (come pubblicizzato con furbizia nel trailer), ma è vita reale.
Haneke descrive la storia con estrema lucidità, tutto è chiaro già durante i primi minuti di “Funny Games”: la famiglia è in automobile ed è doretta verso la tranquilla casa sul lago per trascorrere le proprie vacanze. Dall’autoradio si diffondono note di musica classica: “La cavalleria rusticana” di Mascagni e “Atalanta” danno un senso di tranquillità, piacevole consuetudine e sicurezza. Ma la musica lirica viene bruscamente interrotta dalle note metal di “Bonehead” dei Naked City: il presagio dell’imminente massacro. Un tragico destino li attende. Una volta al lago, durante le loro abituali faccende, irrompono due ragazzi, a prima vista due bravi ragazzi, candidi nei loro bianchi abiti da golf e dalla bionda chioma: il ritratto di due dolci angioletti. Tuttavia, sono portatori di una malvagità priva di una ragione evidente (assurde e chiaramente false le motivazioni apportate dai due ragazzi durante il film: famiglie assenti, droghe e così via). Sono la personificazione del male assoluto, inumano, che non ha pietà. Rinchiudono un’intera famiglia nella loro stessa casa, il luogo che da sempre è sinonimo di sicurezza. Giocano al gatto col topo (non a caso i due ragazzi si scambiano nomignoli come “Tom” e “Jerry”), utilizzando il loro potere con uno schema folle ma preciso. I fuori campo di Haneke non risparmiano l’orrore, perché le conseguenze sono evidenti negli sguardi e nelle reazioni delle vittime. L’orrore poi è dilatato nel tempo. La lentezza di alcune scene in “Funny Games” inducono maggiore ansietà tensione nello spettatore che ha due scelte: continuare ad essere “violentato” da Haneke oppure scappare dalla sala per interromperne così la visione.
Gli attori sono validissimi: Naomi Watts è bella e sensuale nella sua dolcezza e trasmette il dolore e lo sgomento in maniera ancor più profonda di quanto aveva fatto nel film “21 grammi - Il peso dell’anima”. Ma è nel caso della Watts che si riscontra una piccola differenza con l’originale. La Watts è anni luce più sensuale di Susanne Lothar e dopo uno dei “giochi divertenti” (questo il significato del titolo “Funny Games”) dei due aguzzini, non rimane in sottoveste bensì in reggiseno e mutandine, forse per dare un tocco di modernità mettendo da parte un indumento oggi sicuramente demodé o forse per sfruttare la sensualità dell’attrice australiana. Haneke ha posto in fase di progettazione del film come unica condizione la presenza della Watts perché, a suo parere, incarnava perfettamente l’idea che aveva avuto più di dieci anni fa della protagonista. Tim Roth sostituisce invece Ulrich Mühe (recentemente scomparso, lo si ricorda per un’ottima prova in “Le vite degli altri”), ricalcandone l’impotenza di fronte ai crimini che la sua famiglia è costretta a subire. Michael Pitt ha la giusta faccia d’angelo e una sinistra crudeltà da far rabbrividire.
“Funny Games” è un film violento, gratuitamente violento. Una tortura masochista senza alcuna motivazione. Una storia di crimini che generano sofferenza e dolore. Un film totalmente identico all’originale. Questo non può far che rabbrividire: la nostra società non è assolutamente migliorata. Se qualcuno osa dire “questi film pieni di violenza gratuita dovrebbero essere vietati ed io non li vedo perché mi fanno schifo”, spenga allora la TV per evitare di rendersi conto che le notizie di cronaca spesso ricalcano quanto visto in “Funny Games”.
Voto: 84%
Haneke descrive la storia con estrema lucidità, tutto è chiaro già durante i primi minuti di “Funny Games”: la famiglia è in automobile ed è doretta verso la tranquilla casa sul lago per trascorrere le proprie vacanze. Dall’autoradio si diffondono note di musica classica: “La cavalleria rusticana” di Mascagni e “Atalanta” danno un senso di tranquillità, piacevole consuetudine e sicurezza. Ma la musica lirica viene bruscamente interrotta dalle note metal di “Bonehead” dei Naked City: il presagio dell’imminente massacro. Un tragico destino li attende. Una volta al lago, durante le loro abituali faccende, irrompono due ragazzi, a prima vista due bravi ragazzi, candidi nei loro bianchi abiti da golf e dalla bionda chioma: il ritratto di due dolci angioletti. Tuttavia, sono portatori di una malvagità priva di una ragione evidente (assurde e chiaramente false le motivazioni apportate dai due ragazzi durante il film: famiglie assenti, droghe e così via). Sono la personificazione del male assoluto, inumano, che non ha pietà. Rinchiudono un’intera famiglia nella loro stessa casa, il luogo che da sempre è sinonimo di sicurezza. Giocano al gatto col topo (non a caso i due ragazzi si scambiano nomignoli come “Tom” e “Jerry”), utilizzando il loro potere con uno schema folle ma preciso. I fuori campo di Haneke non risparmiano l’orrore, perché le conseguenze sono evidenti negli sguardi e nelle reazioni delle vittime. L’orrore poi è dilatato nel tempo. La lentezza di alcune scene in “Funny Games” inducono maggiore ansietà tensione nello spettatore che ha due scelte: continuare ad essere “violentato” da Haneke oppure scappare dalla sala per interromperne così la visione.
Gli attori sono validissimi: Naomi Watts è bella e sensuale nella sua dolcezza e trasmette il dolore e lo sgomento in maniera ancor più profonda di quanto aveva fatto nel film “21 grammi - Il peso dell’anima”. Ma è nel caso della Watts che si riscontra una piccola differenza con l’originale. La Watts è anni luce più sensuale di Susanne Lothar e dopo uno dei “giochi divertenti” (questo il significato del titolo “Funny Games”) dei due aguzzini, non rimane in sottoveste bensì in reggiseno e mutandine, forse per dare un tocco di modernità mettendo da parte un indumento oggi sicuramente demodé o forse per sfruttare la sensualità dell’attrice australiana. Haneke ha posto in fase di progettazione del film come unica condizione la presenza della Watts perché, a suo parere, incarnava perfettamente l’idea che aveva avuto più di dieci anni fa della protagonista. Tim Roth sostituisce invece Ulrich Mühe (recentemente scomparso, lo si ricorda per un’ottima prova in “Le vite degli altri”), ricalcandone l’impotenza di fronte ai crimini che la sua famiglia è costretta a subire. Michael Pitt ha la giusta faccia d’angelo e una sinistra crudeltà da far rabbrividire.
“Funny Games” è un film violento, gratuitamente violento. Una tortura masochista senza alcuna motivazione. Una storia di crimini che generano sofferenza e dolore. Un film totalmente identico all’originale. Questo non può far che rabbrividire: la nostra società non è assolutamente migliorata. Se qualcuno osa dire “questi film pieni di violenza gratuita dovrebbero essere vietati ed io non li vedo perché mi fanno schifo”, spenga allora la TV per evitare di rendersi conto che le notizie di cronaca spesso ricalcano quanto visto in “Funny Games”.
Voto: 84%
Trailer “Funny Games”
6 Comments:
Ho visto funny games venerdì scorso, fino alla fine del primo tempo mi piaceva (certo un po' lento..però) ma quando uno dei protagonisti ha iniziato a, diciamo, "interagire" con il pubblico (e non dico altro....) beh mi sono cadute le braccia...non mi è piaciuto insomma!
Funny Games mi ha fatto venire il voltastomaco. E non perché mi sia piaciuto. Ma l'argomento trattato è davvero orrendo.
E' davvero una tortura vedere quei funny games fino alla fine.
Un film orrendo! Lo sconsiglio alle persone sensibili, ma è ottimo cinema!
Ho visto Funny Games tanti anni fa in VHS (che tempi).
Ho letto dalla tua recensione che è praticamente identico.
Magari evito di vederlo a cinema aspettando che esca per il mercato dell'home video.
Volevo solo puntualizzare che "Funny Game" oltre che "giochi divertenti", può anche significare "giochi strani".
Ho visto quasi tutto di Haneke e vorriei a tutti consigliare "Storie", del tutto diverso da funny games ma comunque splendido!
Arty
Bussisotto
http://farmacoultravioletto.splinder.com
No.
Al remake fotocopia non ci sto.
Ho amato (ed amo) alla follia il Funny games originale.
La versione USA pecca di effetto carta carbone: Haneke era ed è un ottimo regista, i nuovi attori sono bravissimi, ma il film manca di originalità, tensione...nel passaggio anni '90-2000 la storia perde persino in credibilità...l'unico motivo per il quale il film è stato fatto è (immagino) il denaro...
Temo che la pellicola susciti desiderio d'emulazione.
Se Boxing Helena fu il peggior film mai visto, Funny Games (remake o meno) compete per il podio. Non credo che chi ami questo film legga o scriva sui forum di buon senso, ma sconsiglio la visione di Funny Games a chiunque.
ah, aggiungo, ci sono errori grossolani nel film: all'inizio il quiz operistico è una bojata. Non canta la Tebaldi in Cavalleria Rusticana, bensì la Callas e Di Stefano(1953). Per i più curiosi, l'aria di Handel cantata da Gigli è "Care Selve" da "Atalanta"
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