giovedì 31 luglio 2008

SCUSA MA TI CHIAMO AMORE

Locandina del film Scusa ma ti chiamo amoreTitolo originale: id.
Nazione: Italia
Anno: 2008
Genere: sentimentale
Regia: Federico Moccia
Sceneggiatura: Chiara Barzini, Luca Infascelli, Federico Moccia
Fotografia: Marcello Montarsi
Musiche: Luca Anzellotti
Cast: Raoul Bova, Michela Quattrociocche, Veronika Logan, Luca Angeletti, Ignazio Oliva, Francesco Apolloni, Davide Rossi, Cecilia Dazzi, Luca Ward, Riccardo Rossi, Riccardo Sardonè, Fausto Maria Sciarappa


Trama
Alex, 37 anni, è stato appena lasciato dalla sua ragazza, sparita all’improvviso senza una spiegazione. E’ un grafico pubblicitario ed è uno dei migliori dell’agenzia dove lavora anche se si trova in competizione con un suo collega per un progetto che coinvolge un importante gruppo giapponese. Ha tre carissimi amici, tutti sposati: Enrico, ossessionato dalla gelosia nei confronti della moglie, una bella donna molto appariscente; Flavio, riflessivo e metodico; Pietro, avvocato fissato per le donne che vedrebbe volentieri nel suo letto.
Una mattina Alex ha un incidente con una ragazza in scooter. Lei è Niki, solare, carina, divertente ed Alex ne subito rimane affascinato. Nulla di strano, tranne il fatto che Niki ha soltanto 17 anni, ovvero meno della metà di Alex. I due incominciano a frequentarsi ed entrambi si innamorano sempre di più. Ma la differenza d’età crea ben presto problemi: Niki non sa come raccontarlo alle sue amiche ed in che modo presentar Alex ai suoi genitori.

Recensione
Una società indecente e fuori dalla realtà è quella raccontata da Federico Moccia in “Scusa ma ti chiamo amore”. Alex (Raul Bova) ha quasi 40 anni, è perfetto fisicamente, con la faccia un po’ inebetita per un amore appena svanito, è un vincente nel suo lavoro, ma in realtà non lavora mai dato che per tutto il film è sempre in giro a cazzeggiare con il suo SUV. Guadagna tanto da permettersi un appartamento di dimensioni colossali a Roma, città con gli immobili più cari d’Italia. I suoi amici sono stereotipi intrisi di stupidità. Nel caso di Pietro, uno di questi,  si raggiunge l’apoteosi della tristezza e dell’immoralità: sempre in giacca e cravatta come richiede il look da giovane avvocato, ma anche perché fa “figo” e permette di far colpo sulle ragazze. Il “non più tanto giovane” si porterebbe a letto qualunque cosa si muove. E il lumacone, chiaramente, è felicemente sposato con due bambini.
Niki invece è all’ultimo anno del liceo Giulio Cesare di Roma. E’ dunque una liceale, una ragazzina che deve ancora fare la maturità, una di quelle che fa ancora “i compiti”. Immatura, nevrotica, iperattiva, provocante (mai che avesse un tessuto al di sotto del ginocchio) e disinibita (“tanto lo sai che non è la prima volta che faccio l’amore”). Le sue amiche hanno tanti pensieri per la testa che opprimono sulle loro vite. Peccato però riguardino solo i soldi, sesso ed essere “fèscion”.
Da quell’incidente nascerà qualcosa: impossibile che un 40enne tormentato, infelice, senza neanche un neurone nel cervello e con gli ormoni a mille non si lasci travolgere da una minorenne esperta che ha come unico obiettivo quello di farlo innamorare ed infilarsi in seguito nel suo letto, considerando anche che la ragazzina marcia sul fatto che il malcapitato è ancora abbattuto a causa della sua ex, una “brava donna” che è sparita all’improvviso senza un reale perché.
Ma Federico Moccia scrive queste storie, vende e guadagna un pacco di soldi. “Scusa ma ti chiamo amore” segue perfettamente la scia dei suoi libri precedenti e, di conseguenza, il loro successo. Un successo soprattutto dovuto ad una marea di ragazzine che sognano di diventare famose ed andare in TV. La TV, in una società che non sa più realmente dove andare a parare, non detta solo le mode, ma anche il modo di pensare. E se i personaggi che fanno tendenza oggi tra le ragazzine sono i tronisti di Maria De Filippi, meglio che gli alieni arrivino sulla Terra e ci annientino tutti (se poi hanno fretta, annientino soltanto le sgallettate). Pensando che qualcuno potesse rovinare la profondità delle pagine del suo libro convertendole in fotogrammi sterili e non all’altezza, Moccia è stato così presuntuoso da passare dietro la mdp. Ma oltre ad essere figlio di Pipolo dell’accopiata registica Castellani & Pipolo (autori di un gran numero di commedia italiane) ha un curriculum di tutto rispetto: tanti anni dietro le quinte come autore di programmi di “cul”tura del calibro di “Domenica In” e “Ciao Darwin”. E perché non citare alcune sue “perle” venute fuori dalla sua professione di sceneggiatore: “I ragazzi della 3C” e “College”, serie televisive talmente belle da essere premiate ai festival di Roccapipirozzi e Principina a Mare (mi scusino gli abitanti di questi due paesi per averli tirati in causa). Ironia a parte, bisogna ammettere che i suoi lavori hanno successo nella parte del pubblico per nulla esigente, quello che solitamente viene chiamato “nazionalpopolare”.
Per il suo film “Scusa ma ti chiamo amore” è talmente furbo da scegliere come protagonista maschile Raul Bova, un uomo maturo e affascinante che ogni ragazzina vorrebbe avere per sé.
Nella sua analisi “generazionale”, gli adulti appaiono come ragazzini incapaci di crescere e prendersi responsabilità, sempre pronti al tradimento, e le ragazzine troppo vogliose di diventare adulte gettandosi in ogni tipo di esperienza. Situazioni equivoche ed assurde: adulti di quasi 40 anni a pranzo in un ristorante di lusso con ragazzine minorenni, champagne a fiumi ed uno dei quarantenni cerca ogni pretesto per portarsi al letto una delle ragazzine; una delle compagne di classe di Niki completa in pochi minuti il lavoro che un team di grafici pubblicitari non riesce a realizzare in un’intera giornata (avranno studiato al Cepu?).
A contorno, nel tentativo di dare un pizzico di raffinatezza e cultura, tante celebri frasi che si compongono sullo schermo. Vorrebbero essere perle di saggezza sull’amore, ma in realtà hanno il gusto di cioccolato dei bigliettini dei Baci Perugina appena scartati e che alla fine si buttano via. Banale e presuntuosa è invece la voce fuori campo (che dovrebbe rappresentare le parti del libro di Moccia non comprese nei dialoghi) che almeno per fortuna è affidata a Luca Ward, uno dei migliori doppiatori italiani. Peccato però che poi Moccia decida di rendere quella voce reale, facendo interpretare a Ward il ruolo di un detective inutilmente inserito nella storia.
Quanto alle interpretazioni, nel orrore generale l’unico a salvarsi è proprio Luca Ward (che però in alcuni momenti si lascia sfuggire alcune espressioni facciali del tipo “Ma io qui cosa ci faccio? Perché ho accettato di fare questo film? Eppure la banca non ha telefonato per qualche mia insolvenza!”. Per il resto, Raul Bova svolge il suo compitino semplice e senza particolare impegno (il suo imbecille personaggio non certo lo richiedeva), mentre gli attori che interpretano gli amici di Alex affogano nell’anonimato e nella banalità. Peggio ancora le giovani attrici, Michela Quattrociocche in primis: stupide, irritanti nelle loro interpretazioni falsamente spontanee. Probabilmente l’unica preoccupazione di Moccia era quella di ricreare un gruppetto di ragazze nello stile “Non è la Rai” e, a dire il vero, ci è riuscito.
La colonna sonora si adatta perfettamente ad un prodotto studiato perfettamente per un pubblico di adolescenti e passando tra le canzoni dei “Sugarfree” e quelle degli “Zero Assoluto”.
Al di là della banalità della trama, quello che svilisce in “Scusa ma ti chiamo amore” è la pessima visione della realtà dove tutti sono vincenti, tutto è ammesso e tutto finisce a “tarallucci e vino”. Complimenti a Moccia per aver raggiunto l’obiettivo di trascinare migliaia di ragazzine al cinema, ma se avete intenzione di vedere una storia d’amore che valichi i confini generazionali, realizzata con raffinatezza ed ironia, allora puntate su “Prime”.
Attenzione: se stai leggendo e frequenti ancora il liceo oppure sai chi sono Gianni Conversano e Serena Enardu, non badare a tutto quello che ho scritto. “Scusa ma ti chiamo amore” è il film per te ed il suo voto in realtà è 100% (il massimo su questo blog). Però, ricorda, questa è finzione, la realtà è totalmente diversa. Vorrei vedere i due qualche mese dopo gli ultimi fotogrammi del film, durante la vita di tutti i giorni, lei con una scopa in mano mentre pulisce casa e lui, calcolatrice in mano, che deve riuscire a mandare avanti la baracca.
Se qualcuno mi volesse accusare di aver spoilerato (ovvero di aver dichiarato più o meno apertamente il finale del film), in questo caso mi sono permesso perché il film può finire solo in un modo, altrimenti ve le immaginate tutte quelle ragazzine incazzate che tirano i lucchetti di Ponte Milvio in faccia al povero Moccia? A’ Moccia!!! Ormai sei entrato in un circolo vizioso... chitte salva più?

Voto: 12%


15 Comments:

Anonimo said...

dopo questa recensione, non credo ci sia proprio bisogno di commentare: l'appoggio!
Jonuker

Anonimo said...

salve Amos! sono in partenza per il Montenegro e sono estremamente curioso, dal momento che ho letto cose stupende e trovato immagini molto suggestive. Ci sei mai stato?

NYY said...

Anche a me non e' piaciuto molto ...

Anonimo said...

Io non pago otto euri per andare a vedere i film di o tratti da Moccia, li scarico direttamente dal Mulo per poi cestinarli dopo neanche mezz'ora.
Raul Bova si vede che lo fa per soldi, mentre sulla giovane protagonista è meglio sorvolare.

Anonimo said...

Solo un piccolo saluto :)

Anonimo said...

Ammiro il tuo coraggio!
Voglio vederlo anche io :P

Ciao,
Lorenzo

Luciano said...

Forse lo recupererò in seguito.

Anonimo said...

è quel tipo di film che odio a prescindere, ma cedo sempre alla tentazione di vederlo. me lo vedrò a breve, e sono tanta curiosità di vedere questo fantasy* con raoul bova.

* credo non ci sia bisogno di spiegazione...

Anonimo said...

Mai visto un solo film di Moccia
ed il perché lo hai scritto tu in questa recensione
roba commerciale per ragazzette niente di serio e nn capisco perché venga così apprezzato
bacio Booty

Valentina Ariete said...

Io ho dovuto vederlo in anteprima (nessuno in redazione voleva andare) e le mie impressioni sono state le stesse.

Anch'io ho avuto la sensazione da frasi dei baci perugina e sono rimasta allibita di fronte a tanta vuotezza di idee, sentimenti e codici morali di questi personaggi.

Spero che l'Italia non sia veramente così, ma visti gli ultimi tempi mi sa che non c'è da essere troppo ottimisti!

E cmq il buon Moccia è già al lavoro: non so se vedremo scope in mano a qualcuno ma il secondo capitolo è già in arrivo in libreria e poi sicuramente anche al cinema.

Mah...

M.S. said...

beh, però il film dà quello che ci si aspettava, nè più nè meno. Michela Quattrociocche è molto dolce (oltre che bella) e anche Francesco Apolloni ha una sua personalità.

Anonimo said...

grande recensione, film insulso...

Anonimo said...

il film è diseducativo. Saro' bigott ama insegna che bisogna lasicare le fidanzate x una ragazzina..si potrebbe parlare di pedofilia.

per nn parlare di moccia uno che nn ha un alta consideraizone della donna visto che mette tette e culi nei suoi programmi e nei film è evidente che la donna è inquadrata come un oggetto el'uomo un macho.

rosa

Anonimo said...

hai perfettamente ragione. e dire che alcuni affermavano che moccia (ultimo romanzo: la mocciOSA) avvicinasse i giovani alla lettura, peccato che poi quei giovani si fermino a lui! lanottestellata

Suali said...

I film di Moccia vanno visti...servono ad apprezzare meglio i bei film, quelli che hanno qualcosa da dire. Veramente tedioso, frasi fatte e male interpretate. poveri noi!

PS: complimenti per il blog!! :)