martedì 24 febbraio 2009

IL CURIOSO CASO DI BENJAMIN BUTTON

Locandina del film Il curioso caso di Benjamin ButtonTitolo originale: The curious case of Benjamin Button
Nazione: USA
Anno: 2008
Genere: fantasy, sentimentale
Durata: 2h46m
Regia: David Fincher
Sceneggiatura: Eric Roth
Fotografia: Claudio Miranda
Musiche: Alexandre Desplat
Cast: Brad Pitt, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Jason Flemyng, Julia Ormond, Taraji P. Henson, Elle Fanning, Madisen Beaty, Elias Koteas, Jared Harris, Robert Towers, Tom Everett


Trama
Nella notte in cui a New Orleans si festeggia la fine della Prima Guerra Mondiale, Thomas Button, un ricco uomo d’affari, sta correndo a casa perché sua moglie sta partorendo il suo primogenito. Ma la moglie morirà dando alla luce un bambino con l’aspetto e le malattie di un anziano. Button all’orrenda vista di quella piccola creatura e disperato per la morte della moglie, decide di ucciderlo gettandolo nel fiume, ma l’intervento di un poliziotto evita l’infanticidio. L’uomo scappando giunge nei pressi di una casa di riposo ed abbandona il bambino sulle scale di fronte all’ingresso, dove viene raccolto dalla governante dell’istituto, la signora Queenie. Visitato da un medico, la signora Queenie scopre che il piccolo è destinato a morire di vecchiaia in breve tempo. In realtà, con il passar del tempo, il bambino inizia a ringiovanire. Durante la sua lunga permanenza nella casa di riposo, Benjamin, così chiamato da Queenie che diventerà per lui una madre, si innamora di Daisy, nipote di una delle ospiti.

Recensione
Tratto da un racconto di Francis Scott Fitzgerald nel 1922, “Il curioso caso di Benjamin Button” è la bizzarra storia di un uomo la cui vita scorre al contrario, nascendo vecchio e ringiovanendo con il passar del tempo. Purtroppo, sebbene il tema trattato sia molto interessante, la pellicola non riesce mai a prendere ritmo, priva di un vero coinvolgimento emotivo. Il film sembra così ristagnare in una semplice biografia senza approfondire aspetti del soggetto che si prestavano a riflessioni interessanti. “Il curioso caso di Benjamin Button” è distante dalla profondità delle avvincenti avventure di un altro diverso che decise, come Benjamin, di partire lasciando i propri affetti. Trattasi di Forrest Gump, personaggio dell’omonimo film di Robert Zemeckis e che, guarda caso, aveva come sceneggiatore lo stesso Eric Roth. La differenza tra due i film è anche nei due protagonisti: se Tom Hank era stato titanico nell’interpretazione, Brad Pitt risulta scolorito ed incapace di dare consistenza al suo personaggio, pur se perfettamente truccato e ricostruito con l’ausilio della computer graphic.
Assurdo poi come Roth sviluppi oltremisura il breve racconto di Fitzgerald trattando episodi che forse non richiedevano neanche la loro presenza. Questo accade soprattutto nella prima parte del film per poi scorrere troppo velocemente quando Button inizia ad avvicinarsi al termine dei suoi giorni.
In realtà è sotto l’aspetto artistico che “Il curioso caso di Benjamin Button” convince. Ben studiata la regia di David Fincher, autore già di splendide pellicole come “Seven” e “Fight club”. Servendosi del flashback nel narrare la storia di Benjamin, Fincher ne accentua l’aspetto fiabesco, approssimando la pellicola a “Big fish - Le storie di una vita incredibile” di Tim Burton. Splendida è la fotografia in alternanza tra colori scuri e caldi, ma sempre così carichi da assimilare le immagini a straordinari dipinti.
“Il curioso caso di Benjamin Button” è un film che piace, ma che non entusiasma. Penalizzato da una durata eccessiva dove nulla è realmente approfondito, ed inoltre troppo simile a storie già viste al cinema, è una fiaba romantica e nostalgica che potrà far intenerire cuori sensibili, ma al pubblico più esigente potrà lasciare la sensazione di aver visto una storia senza provare alcuna compartecipazione. Film decisamente sopravvalutato.

Voto: 64%


16 Comments:

Anonimo said...

Il problema secondo me è che il film inizia molto bene e poi va in stasi per reiniziare 2 ore dopo senza soddisfare nemmeno là. il film è così lungo apposta per riprodurre la attesa di benjamin costretto a pazientare l'incrocio cronologico con Daisy, ma alla fine non contagia. Vero peccato.

Kylie said...

Non l'ho visto ma due mie amiche lo hanno elogiato e il voto è più alto del tuo.

PuntoCroce said...

ero indecisa se andarlo a vedere o no...
se lo faccio ti dico che effetto ha fatto a me...!!!
ciao
Maria Rosa

Antonietta said...

non so perchè ma ricorda Dorian Gray di Oscar Wilde

Pupottina said...

anche per me il voto è più alto del tuo....
io l'ho visto!
sarà che sono rimasta folgorata dalla metamorfosi di Brad Pitt ma il mio giudizio è molto più alto...

eheheheheheheh

Anonimo said...

non l'ho ancora visto, ma sono curioso parecchio, rimedierò alla lacuna...

Simone

la signora in rosso said...

io l'ho visto, mi è piaciuto fino alla fine...poi quando doveva nella conclusione, dare un senso alla vicenda, la voce fuori campo parla di tutti i protagonisti del film ma non di lui, l' ho sentito non completo. Insomma praticamente, non ho capito il perchè della storia!

Stormy said...

Una piccola curiosità, secondo questo articolo
http://www.gennarocarotenuto.it/6283-oscar-pipino-nato-vecchio-morto-bambino/
la storia sarebbe da attribuire a Giulio Gianelli il quale sarebbe morto nel 1914.
Ovviamente non ho visto il film e nemmanco letto il libro, quindi è da prendere tutto con le molle, e tutto per semplice curiosità

Anonimo said...

anche a me sinceramente convince fino ad un certo pubto, lo vedro' ma non mi aspetto piu' di tanto.

Anonimo said...

Prima del bellissimo film di Fincher...sentite qui...

"Voglio rinascere all'incontrario"

www.myspace.com/guidoseregni

Anonimo said...

Concordo pienamente: film lungo e poco coinvolgente, non riesce mai ad emozionarti.
Validi solo gli effetti speciali, ma nulla di più. Sono andato al cinema con le migliori aspettative, ne sono uscito alquanto deluso.

Molto meglio "Sette anime" e "The Millionaire", se cercate qualcosa in grado di coinvolgervi.

Ciao! :)

Anonimo said...

grazie di essere passato nel mio umile blog ...

ottim recensione e condivido in pieno il voto per questa pelliccola ... tanto elogiata quanto deludente ...

ciao

Sergio Magaldi said...

IL CURIOSO CASO DI BENJAMIN BUTTON, regia di David Fincher, 2009


L’idea di per sé non sembra neppure tanto originale: immaginare lo scorrere dell’esistenza a ritroso, seguendo il tic-tac di un orologio di moto retrogrado. Più complesso e intrigante vedere l’idea realizzata sia pure attraverso la finzione cinematografica.

Peccato soltanto che nella versione italiana (non ho ascoltato l’audio originale), Il curioso caso di Benjamin Button sia a tratti commentato dalla voce nasale e scarsamente comprensibile di Rita Savignone, nei panni di una moribonda che, tuttavia, per circa tre ore (l’intera durata del film) ha fiato per parlare in tono artefatto e fastidioso che costringe a indovinare più che a udire ciò che viene detto.

Per il resto, il racconto del 1922 di Francis Scott Fitzgerald, sostanzialmente modificato, aggiornato e portato sullo schermo da David Fincher, funziona abbastanza. Prescindendo naturalmente dagli Oscar ottenuti per la migliore scenografia, il miglior trucco, i migliori effetti speciali. Certo, il film non è esente da pecche, con sequenze che talora lo spettatore indovina prima ancora di trovarsele a fronte o col ritmo che lascia spesso la voglia di uscire un attimo dalla sala a prendere un caffè o fumare una sigaretta. Ma insomma, tutto procede imperterrito sino alla fine proprio come in un’esistenza ora triste e annoiata ora lieta e volta all’azione, e nell’ultima parte, accorciata nei tempi del ringiovanimento di Benjamin Button (Brad Pitt), il lavoro riguadagna nel ritmo e nel patos.

Sarebbe proprio tanto diverso dagli altri chi vivesse il proprio tempo alla rovescia? Sembra questa una delle domande poste dal film. Girato e visto al contrario, “il nastro” della vita non presenta sostanziali differenze: la stessa fragilità e debolezza nel nascere e crescere come nell’invecchiare e morire. In fondo, nulla di nuovo sotto il sole: spesso abbiamo sentito ripetere che da vecchi si torna bambini e non ho difficoltà ad immaginare che questa massima di comune buon senso sia tragicamente vera. Non a questo, certo, si riduce il messaggio del film, che induce a più di una riflessione allorché, per esempio, all’amara presa di coscienza dello scacco dell’assoluto (“niente è per sempre”, ripetono i protagonisti), si tenta di contrapporre la serena consapevolezza che, per quanto si lotti e ci si aggrappi alla vita, alla fine si debba mollare. E ancora, nel rincorrere con la macchina da presa il destino che s’incrocia alla rovescia di Daisy Fuller (Cate Blanchett) e Benjamin Button, costretti vicendevolmente a scambiarsi di condizione e di ruolo: vecchio e bambina, anziano e adolescente, uomo maturo e giovinetta, adulto e signorina, infine quasi coetanei e ancora: giovanotto e giovane signora, ragazzo e signora, adolescente e donna matura, bambino e anziana, neonato e vecchia. In un’altalena che rende la giovinezza fugace e breve come un sogno e fa della vita una scacchiera di pezzi intercambiabili.

Perché questa continua “anatomia” di un uomo e di una donna, coetanei solo nel breve tratto della giovinezza e tuttavia in rapporto tra loro nell’arco dell’intera esistenza? Un’altra modalità per farci consapevoli di ciò che abbiamo sempre sospettato ma di cui stentiamo a prendere realmente coscienza. Un’altra, forse, delle molte verità del senso comune e che tuttavia diventa veramente nostra solo allorché riusciamo a farne carne e sangue. L’idea principe è che l’uomo, nato di donna, della donna abbia bisogno in ogni età della vita ed il messaggio non solo è scandito dall’orologio che volge e riavvolge la cronologia del rapporto, perché in pochi passi di danza di rara bellezza ed eleganza, una Daisy impeccabile e leggiadra ricapitola già per intero la lieta e breve novella ad un incredulo Benjamin.

Più in generale, il film sembra lanciare un ultimo messaggio condivisibile in sé e tuttavia ambiguo e pericoloso: la vita, pur tra sofferenze, illusioni e ingiustizie, è soltanto un gioco con durata limitata e regole che si possono modificare senza che l’essenza stessa del gioco ne risulti stravolta. Non prendiamola dunque molto sul serio la vita o almeno non più seriamente di un gioco che pure ci appassioni!
(Dal Blog: Lo zibaldone di Sergio Magaldi)

Matteo Porretta said...

la cosa interessante è il fatto che i due protagonisti di ritrovano o meglio si incrociano solo per un breve frammento della loro vita, poi entrambi anno per la loro strada...

Anonimo said...

good start

Anonimo said...

Si dice che la storia narrata in "Benjamin Button", sia nel libro che nel film, sia ispirata al racconto "Pipino, nato vecchio e morto bambino", dello scrttore torinese Giulio Gianelli. Sulle affinità tra Gianelli e Francis Scott Fitzgerald vorrei segnalare il seguente link.

Si tratta della presentazione di un saggio di prossima pubblicazione a cura della ricercatrice letteraria albese Patrizia Deabate.

https://www.youtube.com/watch?v=bXG4qnZNDYY

Marco