
Nati alla fine degli anni ’70 dalla genialità, o forse dalla follia dell’architetto giapponese Kurokawa Kisho, i “Capsule Hotel”, in giapponese “Capuseru Hoteru”, sono alberghi con piccole stanze di appena 2 metri cubi. Blocchi modulari in plastica o in fibra di vetro, con dimensioni pari a 2m di lunghezza per 1m di larghezza e 1.25 m di altezza, uno spazio minimo che permette di soltanto di dormire, anche se tali strutture comprendono una TV, aria condizionata ed una rete wireless per il collegamento ad internet.

Le “unità abitative” non sono proprio dei loculi in quanto consentono anche di stare seduti per poter scrivere e guardare la TV in maniera piuttosto confortevole. Una tendina posta all’ingresso del modulo ed un paio di auricolari consentono di isolarsi nel massimo silenzio ed in assoluta privacy. Altre attività (bagno, sala relax, acquisto cibo e bevande) sono possibili in appositi spazi comuni, sempre nel massimo rispetto della privacy.

Il loro maggior vantaggio consiste nel loro aspetto economico: il costo di una “stanza” infatti si aggira sui 3000 yen (€30), molto di meno del costo di una tradizionale singola. Inoltre è possibile anche affittarli per qualche ora, nel caso si volesse semplicemente schiacciare un pisolino pomeridiano.
I “Capsule Hotels” rappresentano un’esperienza unica ed originale (forse anche divertente) che soltanto il Giappone poteva offrire, anche se probabilmente off-limits per persone che soffrono di claustrofobia.
2 Comments:
Potrebbero farne qualcuno anche in Italia,soprattutto a Milano che è piena di Giapponesi.
Complimenti per i tuoi originali post.
Ciao da Stefano di Semplici Conversazioni
'sti giapponesi stanno proprio fuori!
CoreDeRoma
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