L’Atleta Vittorio, statua bronzea attribuita allo scultore greco Lisippo, è ormai sul punto di diventare un caso giudiziario internazionale. L’opera, contesa tra Italia e Stati Uniti, è oggetto di una richiesta di confisca da parte del gip del Tribunale di Pesaro Lorenza Mussoni. Ritrovata nel 1964 al largo delle acque di fronte la città Fano, la statua era poi finita in circostante poco chiare nel 1974 al Getty Museum di Malibu. Non è tuttavia facile ottenere tale confisca in quanto l’Italia dovrebbe convincere un tribunale americano ad applicare l’ordine, e sono molto complesse le questioni legali implicate in questa circostanza. Il Getty Museum ha annunciato che farà ricorso in Cassazione contro l’ordinanza di confisca, considerandola inesatta sia dal punto di vista procedurale che sostanziale e rende noto che difenderà energicamente la proprietà della statua. Il mese scorso, il Los Angeles Times aveva rivelato l’esistenza di documenti dai quali risulterebbe che il Getty Museum acquistò la statua malgrado il fondatore del museo, il miliardario petroliere Paul Getty, morto nel 1976, fosse consapevole della non chiara provenienza dell’opera. L’Atleta Vittorio è da anni oggetto di acceso dibattito tra il museo e il ministero della Cultura italiano, perché secondo quest’ultimo fu esportata illegalmente dall’Italia. Francesco Rutelli, ex ministro del Ministero dei Beni Culturali, ha espresso gioia e soddisfazione per questa iniziativa: “Si tratta di una decisione di importanza storica, che mette fine alla vecchia stagione del saccheggio del nostro patrimonio archeologico”. Nel 2007 Rutelli firmò un accordo con il Getty Museum che ha già consentito di far rientrare in Italia 40 reperti archeologici trafugati dal nostro paese. Entro la fine di quest’anno, anche la “Statua di culto di una dea”, la cosiddetta Afrodite di Morgantina, in Sicilia, ad Aidone, assieme agli argenti trafugati da quella antica città.
venerdì 12 febbraio 2010
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