Tutti ormai sono coscienti del fatto che il mondo intero è in crisi economica e molti settori come quello del cinema, devono assistere ad introiti sempre minori. Il caso di “Motherhood”, però, ha dell’incredibile: il film diretto da Katherine Dieckmann ed interpretato dalla star hollywoodiana Uma Thurman ha fatto registrare uno dei flop commerciali più imponenti della storia del cinema.
La proiezione di questa commedia sulla frenetica vita di Eliza Welsh, una scrittrice e mamma di due bambini, effettuata nell’unica sala londinese dell’Apollo Theatre a Piccadilly Circus, centro di Londra, ha fatto registrare nel primo week-end di programmazione un afflusso di pubblico pari a 12 paganti, per il misero incasso di £.88 (€98). “Motherhood” si presentava al mercato britannico con un biglietto da visita poco lusinghiero: proiettato al Sundance Film Festival dell’anno scorso, aveva ricevuto pessimi giudizi ed il film, negli USA, aveva incassato soltanto $40.000 ($700.000 in tutto il mondo), a fronte di un costo di produzione di cinque milioni di dollari. I distributori italiani avevano fiutato l’aria di flop, evitando l’uscita cinematografica e consegnando il film direttamente al mercato televisivo (“Motherwood” è stato trasmesso da Canale 5 il 20 agosto 2009 con il titolo “Il bello di essere mamma”). Il film, parzialmente autobiografico, vede Uma Thurman nei panni di una scrittrice dal look trascurato, stressata dalla vita di mamma e con il desiderio di tornare al suo lavoro. In seguito a questo flop disastroso, si ritrovano a discutere animatamente Jane Edelbaum, produttrice del film, e la compagnia del marketing inglese, la Metrodrome che puntava ad una distribuzione capillare in modo tale da creare l’esclusività di avere un biglietto. Peccato, però, che malgrado la rarità dei posti disponibili in sala, nessuno li abbia riempiti. Unica magra consolazione per “Motherhood” è quella di non occupare la prima posizione dei flop più grandi della storia del cinema britannico. Questa poco invidiabile posizione spetta al film “My Nikifor” del regista polacco Nikifor Kryniki. Il film, nel 2007, incassò la comica cifra di £.7.
La proiezione di questa commedia sulla frenetica vita di Eliza Welsh, una scrittrice e mamma di due bambini, effettuata nell’unica sala londinese dell’Apollo Theatre a Piccadilly Circus, centro di Londra, ha fatto registrare nel primo week-end di programmazione un afflusso di pubblico pari a 12 paganti, per il misero incasso di £.88 (€98). “Motherhood” si presentava al mercato britannico con un biglietto da visita poco lusinghiero: proiettato al Sundance Film Festival dell’anno scorso, aveva ricevuto pessimi giudizi ed il film, negli USA, aveva incassato soltanto $40.000 ($700.000 in tutto il mondo), a fronte di un costo di produzione di cinque milioni di dollari. I distributori italiani avevano fiutato l’aria di flop, evitando l’uscita cinematografica e consegnando il film direttamente al mercato televisivo (“Motherwood” è stato trasmesso da Canale 5 il 20 agosto 2009 con il titolo “Il bello di essere mamma”). Il film, parzialmente autobiografico, vede Uma Thurman nei panni di una scrittrice dal look trascurato, stressata dalla vita di mamma e con il desiderio di tornare al suo lavoro. In seguito a questo flop disastroso, si ritrovano a discutere animatamente Jane Edelbaum, produttrice del film, e la compagnia del marketing inglese, la Metrodrome che puntava ad una distribuzione capillare in modo tale da creare l’esclusività di avere un biglietto. Peccato, però, che malgrado la rarità dei posti disponibili in sala, nessuno li abbia riempiti. Unica magra consolazione per “Motherhood” è quella di non occupare la prima posizione dei flop più grandi della storia del cinema britannico. Questa poco invidiabile posizione spetta al film “My Nikifor” del regista polacco Nikifor Kryniki. Il film, nel 2007, incassò la comica cifra di £.7.
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