
Nazione: USA
Anno: 2010
Genere: thriller
Durata: 1h45m
Regia: Anton Corbijn
Sceneggiatura: Rowan Joffe
Fotografia: Martin Ruhe
Musiche: Herbert Grönemeyer
Cast: George Clooney, Violante Placido, Johan Leysen, Irina Björklund, Paolo Bonacelli, Filippo Timi, Lars Hjelm, Giorgio Gobbi, Silvana Bosi, Thekla Reuten, Guido Palliggiano, Samuli Vauramo, Antonio Rampino
Trama
Jack è un killer professionista che, a causa del suo lavoro, vive solo e si sposta tanto. Quando un incarico in Svezia finisce in modo poco felice, comunica a Pavel, il suo contatto, che il suo prossimo lavoro sarà l’ultimo. I due si ritrovano in un bar a Roma e Pavel consiglia a Jack si ritirarsi per un po’ di tempo nella campagna italiana, in un piccolo paesino sperduto, in attesa che si calmino le acque. Jace, nel frattempo, riceve il suo nuovo compito, affidatoli da una donna belga, Mathilde: costruire una nuova arma.
Recensione
“The american” rappresenta un esperimento intrigante perché si distacca nettamente dagli action/thriller che negli ultimi anni dettano ormai legge nelle sale cinematografiche. Anton Corbijn, autore di video musicali per Depeche Mode, U2, Metallica e Brian Adams (oltre al debutto cinematografico con “Control”, un biopic degli Joy Division, band britannica degli anni ‘70) ha il merito di non trasformare il film in un videoclip con riprese dinamiche e montaggio serrato. Il suo lavoro si rifà, infatti, ai thriller/noir d’autore italiani degli anni ‘70 di registi come Lucio Fulci e Sergio Martino. Proprio come Fulci che portò “Non si sevizia un paperino” nella sperduta provincia italiana, a Monte Sant’Angelo (Lecce) e Manziano (Roma), Corbijn ambienta “The american”, escludendo il prologo nella neve svedese e la breve sosta romana, nella provincia abruzzese, precisamente a Castel del Monte, Castelvecchio Calvisio, Calascio e Sulmona.
La storia, liberamente tratta da un romanzo di Martin Booth, adattato per lo schermo da Rowan Joffe, è ricca di sparatorie in piccoli vicoli e ampi spazi aperti di campagna. Ma tutti questi elementi rimangono sospesi in un caos immobile rifiutandosi di fornire un minimo di adrenalina. Corbijn si imbarca in un formalismo da scuola di cinema che difficilmente potrà essere apprezzato dallo spettatore medio. Ne risulta una trama oscura e pesante. Un incedere lento che ripone troppa fiducia nello spettatore ed alla sua capacità di attenzione ai dettagli, anche i più piccoli ed apparentemente insignificanti. “The american” prende il via in una baia immersa nella neve, in Svezia, dove Jack, l’americano del titolo, si riscalda con il corpo di una donna. La loro successiva passeggiata assume inaspettatamente violenti sviluppi, ancor più spaventosi a causa del silenzio ovattato della candida neve. Jack si ripara in Italia, su consiglio del suo contatto. Un piccolo villaggio collinare in Abruzzo diventa così la sua casa. Non si conosce quasi nulla di Jack e del suo lavoro (chi sia il suo contatto, quali siano le sue intenzioni, quale sia l’organizzazione per cui lavora): tutto ciò non stimola la fantasia dello spettatore, bensì lo annoia. George Clooney offre una buona interpretazione a differenza di Violante Placido, incerta e troppo sdolcinata, forse comunque un po’ in soggezione nonostante abbia affermato come Clooney sia un personaggio affabile e disponibile. Buone sia la fotografia di Martin Ruhe (un esempio di come sia possibile ottenere ottime istantanee collocando sorgenti di luce colorate in un certo modo) che l’apporto sonoro, sia nelle musiche originali (l’utilizzo del pianoforte dona un tono intimo alle scene) che nella scelta dei brani “La bambola” e “Nel giardino dell’amore” di Patty Pravo e l’immancabile, forse scontata, “Tu vuò fà l’americano” di Renato Carosone).
“The american” è un film realizzato in modo egregio ma penalizzato da una trama debole e ricca di incognite. Bello, ma noioso.
Voto: 59%
Trailer “The american”
1 Comment:
Buon w-end
kisses
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