venerdì 10 dicembre 2010

THE KILLER INSIDE ME

Titolo originale: id.
Nazione: Canada, Gran Bretagna, Svezia, USA
Anno: 2010
Genere: thriller
Durata: 2h04m
Regia: Michael Winterbottom
Sceneggiatura: John Curran
Fotografia: Marcel Zyskind
Musiche: Joel Cadbury, Melissa Parmenter
Cast: Casey Affleck, Jessica Alba, Ned Beatty, Kate Hudson, Elias Koteas, Tom Bower, Simon Baker, Brent Brisco, Matthew Maher, Bill Pullman, Liam Aiken, Jay R. Ferguson, Blake Lindsley


Trama
Anni ’50. Lou Ford è il giovane sceriffo di una cittadina del Texas. E’ una ragazzo carino, tranquillo e sempre a completa disposizione della comunità. Chester Conway, l’uomo più ricco della città, gli chiede di cacciare dalla città Joyce Lakeland, una bellissima prostituta che si intrattiene con il figlio del magnate. Lou si reca a casa di Joyce, ma la risposta violenta della ragazza lo spingono a picchiarla e possederla con violenza. Da quel momento, i due iniziano una relazione a base di sesso e violenza. I due decidono di andare via dalla città, per farlo servono soldi. Joyce pensa ad un piano che coinvolge il figlio di Chester Conway.

Recensione
“The killer inside me” è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Jim Thompson, pubblicato nel 1952. Thompson fu scrittore noir, uno dei migliori narratori dello squilibrio mentale e della lucida follia di personaggi malvagi. Fu apprezzato da Stanley Kubrick tanto che lo volle con lui nella sceneggiatura dei film “Rapina a mano armata” ed “Orizzonti di gloria”.
In realtà, il libro di Thompson fu già portato al cinema nel 1976 dal regista Burt Kennedy, ma questo di Michael Winterbottom non appare affatto un remake. Il regista, che ha affermato di non aver neanche visto il film di Kennedy, si rende autore di una rifacimento molto fedele alle pagine del libro riproponendo l’atmosfera noir di una storia disturbante, piena di violenza crudele e gratuita. Ciò che rende la storia ancora più inquietante è l’identità del killer, un vicesceriffo di una cittadina texana, un personaggio in apparenza tranquillo ma brutale e spietato nell’intimo. La follia, seppur premeditata, esplode improvvisa in momenti banali, senza alcun freno. In questo clima di sadica malvagità sconcerta la mancanza di una motivazione plausibile, un movente, che spinge il vicesceriffo Lou Ford a commettere tali efferati delitti. Non è il denaro, né la paura di rimanere incastrati in un amore poco raccomandabile (siamo nell’America bigotta e razzista degli anni ’50 e le prostitute non erano “ufficialmente” ben viste). Uccide per il piacere misogino di possedere una donna fino all’estremo? Uccide per soddisfare il suo desiderio di vita e di morte su un proprio simile? Winterbottom racconta in modo puntuale la quotidianità del personaggio e le sue abitudini, ma lascia oscuro il suo inferno interiore. Ottima la scelta del cast. Il protagonista, Casey Affleck con il suo viso da ragazzino, la sua aria tranquilla, noiosa, il suo incedere calmo e misurato contrastano con la sua folle violenza che si scatena in particolare con le sue donne, incapace di amarle senza distruggerle. Ci sono brevi flashback che illustrano l’infanzia turbata che il ragazzo ha dovuto vivere. Informazioni che possono motivare i suoi particolari comportamenti sessuali (assecondati dalle sue donne), ma non possono giustificare i suoi crimini. Jessica Alba, nel ruolo della prostituta, è alla sua migliore interpretazione. Invece Kate Hudson, perfetta ragazza della porta accanto, nelle scene di sesso non mostra un minimo di sensualità. Simon Baker, Elias Koteas e, ancor più, Bill Pullman sono comprimari poco sfruttati e che avrebbero invece potuto dare un valido contributo alla storia.
Buona la fotografia e la colonna sonora, ricca di canzoni rock-folk che ben descrivono l’ambientazione texana e brani d’opera che Lou ascolta durante le sue solitarie serate casalinghe: un ambiguo contrasto tra la delicatezza di quelle note e l’universo malvagio di cui è protagonista. Pessimo il doppiaggio, in particolar modo, quello di Affleck.
“The killer inside me” è una storia di malvagità priva di senso, di un criminale privo di rimorsi. Il film scorre senza intoppi, pur avendo una sua lentezza vincolata alla storia. Non adatto a tutti. Winterbottom voleva offrire una cruda e reale testimonianza dei fatti, ma si assiste più ad una spettacolarizzazione della violenza. Le scene (alcune censurate nella versione distribuita in Italia) sono davvero eccessive e raccapriccianti.

Voto: 60%


1 Comment:

Ernest said...

lo vedrò un saluto