
Nazione: Australia, Gran Bretagna, USA
Anno: 2010
Genere: drammatico, storico
Durata: 1h58m
Regia: Tom Hooper
Sceneggiatura: David Seidler
Fotografia: Danny Cohen
Musiche: Alexandre Desplat
Cast: Colin Firth, Helena Bonham Carter, Geoffrey Rush, Michael Gambon, Guy Pearce, Derek Jacobi, Robert Portal, Richard Dixon, Paul Trussell, Adrian Scarborough, Andrew Havill, Eve Best, Charles Armstrong, Roger Hammond, Calum Gittins, Jennifer Ehle, Dominic Applewhite, Ben Wimsett
Trama
Dopo la morte di suo padre Re Giorgio V e la scandalosa abdicazione di Re Eduardo VIII, Albert, Duca di York, viene inaspettatamente incoronato Re Giorgio VI d’Inghilterra. Albert ha un problema imbarazzante per il suo ruolo di re, una balbuzie che gli provoca non pochi problemi durante i suoi discorsi pubblici. Con il paese sull’orlo della guerra c’è bisogno di un leader che unisca e sorregga il popolo inglese. Elizabeth, sua moglie, decide di sottoporlo alle cure dell’eccentrico logopedista Lionel Logue. Dopo un inizio burrascoso, i due si mettono al lavoro volto a risolvere i problemi di Albert, finendo col creare un legame indivisibile.
Recensione
“Il discorso del re” è la quintessenza del cinema, impeccabile nella forma e raffinato nello stile. Il regista britannico Tom Hooper realizza un film sul potere della parola. Siamo, infatti, negli anni in cui inizia a diffondersi la più grande scoperta di Guglielmo Marconi, la radio, “diabolico congegno” che cambierà le abitudini delle persone, anche dei politici e dei regnanti. Come lo stesso re Re Giorgio V (un magniloquente e “regale” Michael Gambon) afferma: “In passato ad un re bastava apparire rispettabile in uniforme e non cadere da cavallo, ora dobbiamo invadere le abitazioni del popolo per ingraziarcelo”. La sintesi del potere mediatico della radio ed, oggi, della televisione.
La sceneggiatura de “Il discorso del re”, scritta da David Seidler, segue Albert Frederick Arthur George Windsor nella sua ascesa da Duca di York a re Giorgio VI. Albert è un uomo schivo, marito devoto a Elizabeth e padre innamorato delle sue due figlie. Ma è affetto da una grave balbuzie, cosa che porta un comprensibile disagio, adesso che i sovrani devono comunicare con i propri sudditi attraverso la radio.
“Il discorso del re” non si ferma superficialmente al dramma della balbuzie, ma descrive un uomo che si sente inadatto ad un ruolo troppo importante, un uomo forse troppo esigente nei propri confronti. Quando è costretto a mostrare le sue capacità, scocca l’ora in cui deve dimostrare al mondo di essere dotato di una personalità immensa, nascosta dalla propria inadeguatezza linguistica.
L’incontro tra Albert e Lionel Logue vede due uomini frustrati, uno che riesce a malapena a mormorare una frase e l’altro attore fallito che lavora come logopedista per pagare le bollette. Pian piano, però, si diventa un rapporto simbiotico, un’amicizia vera tra due uomini che finalmente trovano uno scopo da perseguire. Ritroviamo, tuttavia, il classico conflitto tra classi perché, in fondo, Lionel, che seguendo le sue direttive chiede al re la massima confidenza, è il figlio di un birraio. I due si rendono conto di dover superare questo conflitto deve perché dall’altra parte della Manica, sul continente, sta diffondendosi il potere di Adolf Hitler. Il problema non è, dunque, soltanto personale, ma assume connotati fortemente politici. C’è bisogno di un re che compatti con i suoi discorsi il popolo, che lo rasssicuri attraverso le sue parole. Albert ne è consapevole tanto che ascoltando un discorso di Hitler in tedesco, una delle figliolette gli chiede cosa stia dicendo, l’ormai re risponde: “Non lo so, ma sembra che lo dica piuttosto bene”.
“Il discorso del re” mostra cast di alto livello in gran forma. Performance assolutamente eccellenti, in particolar modo quella di Colin Firth che offre un ritratto magnificamente umano di Albert. Si coglie quel senso di impotenza in ogni balbettio e ogni singola parola borbottata in malo modo. Un uomo in lotta per uscire da quel deficit che, per anni, è stato un impedimento ma anche una difesa dalle responsabilità. Geoffrey Rush ed Helena Bonham Carter, sono lodevoli nelle loro interpretazioni a supporto di Firth. Diventano la moglie e l’amico di cui aveva bisogno per superare i suoi problemi. Perché dietro un grande uomo, oltre ad esserci una grande donna, può esserci un grande amico.
“Il discorso del re” è un film a regola d’arte sia nello script che nella sua messa in scena, una produzione perfetta nei cui confronti è impossibile muovere critiche: dialoghi elaborati e taglienti (non privo di scurrilità, perché prescritte dal “metodo Logue”), eleganti scenografie victorian style, attori immensi che sembrano appena usciti da una piéce teatrale, una fotografia studiata nei minimi dettagli: eccellenti le riprese zenitali che danno l’idea dell’immensità e della maestosità del luogo in cui Albert sarebbe diventato Re Giorgio VI il 12 maggio 1937.
Voto: 89%
Trailer “Il discorso del re”
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5 Comments:
Un film di grande qualità...
Un capolavoro!
Che dire, il Discorso del Re è un film formalmente perfetto. Oscar meritati.
E' l'unico che ho visto.
Voto senza dubbio per questo film. Ottima l'interpretazione degli attori, ottima la fotografia e ottimo il messaggio collaterale sulla terapia olistica: il "falso-logopedista", il "ciarlatano" secondo l'ensablishment, in realtà era più esperto e competente di tutti i medici laureati che il paziente aveva consultato ed era soprattutto un fine psicologo!
Come attore il protagonista del discorso del re: colin F.
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