Titolo originale: id.
Nazione: USA
Anno: 2010
Genere: drammatico, thriller
Durata: 1h33m
Regia: Adam Green
Sceneggiatura: Adam Green
Fotografia: Will Barratt
Musiche: Andy Garfield
Cast: Emma Bell, Shawn Ashmore, Kevin Zegers, Ed Ackerman, Rileah Vanderbilt, Kane Hodder, Adam Johnson, Chris York, Peder Melhuse
Trama
Una divertente domenica in montagna tra sci e snowboard si trasforma in un incubo per tre ragazzi quando rimangono bloccati sulla seggiovia durante l’ultima loro risalita. Dopo che tutte le luci dell’impianto sciistico si spengono i tre si rendono conto di essere stati abbandonati sospesi nel vuoto a decine di metri da terra senza alcuna possibilità di scendere. Con l’impianto chiuso fino al successivo week-end i tre dovranno trovare una soluzione prima di morire congelati.
Recensione
“Frozen” è un esempio di come si possa realizzare un buon film anche con un esiguo gruppo di attori ed una sceneggiatura semplice: tre studenti universitari bloccati su una seggiovia a decine di metri di altezza devono assolutamente trovare un modo di uscire vivi da un’assurda quanto pericolosa situazione. In realtà, neanche tanto assurda, dato che un episodio simile è davvero accaduto ad uno sciatore tedesco.
Il cinema aveva già mostrato qualcosa di simile: nel 2003, il regista Chris Kentis realizzò “Open Water”. Il film raccontava la storia di una coppia di subacquei abbandonati per errore dalla barca che li aveva portati al largo per un’immersione. In “Frozen” , i tre protagonisti vengono dimenticati su una seggiovia a decine di metri di altezza. Al mare ed agli squali si sostituiscono il freddo e le insidie della montagna.
Il film inizia con un’introduzione nella quale vengono descritti a grandi linee i caratteri dei personaggi. Dan (Kevin Zegers) e Joe (Shawn Ashmore) sono inseparabili amici d’infanzia. Da qualche mese, però, Joe deve dividere Dan con Parker, la sua nuova ragazza. Ed è proprio questa nuova ed importuna presenza a creare problemi. I due amici hanno sempre condiviso la loro passione per la montagna che diventava anche un momento per staccare dalla loro quotidianità. Parker invade la loro amicizia e la sua inesperienza di snowboarder consegna loro una giornata povera di divertimenti. E’ buio, l’impianto sta per chiudere ma riescono ad iniziare una nuova risalita che, però, non li porterà mai al termine del tragitto. Bloccati sulla seggiovia, i ragazzi ci scherzano su, ma quando si rendono conto che li hanno abbandonati davvero iniziano il drammatico incubo.
Il terrore di “Frozen” non nasce da situazioni in cui i cattivi vogliono uccidere i protagonisti. E’ la primitiva lotta dell’uomo contro la natura. E’ uno sguardo emozionante sull’essere umano che crede di essere autosufficiente grazie a tutta quella tecnologia di cui si è circondato, ma in sua assenza rimane vittima degli eventi naturali. Pur essendoci sangue a sufficienza, “Frozen” è un thriller che si basa su cose comuni. Non ci sono mostri o eroi, ci sono soltanto persone normali imprigionate in una situazione che può realmente accadere a chiunque.
Adam Green, regista e sceneggiatore, sviluppa la storia attraverso un efficace mix di thriller e drammatico. Crea abilmente una tensione fatta di scelte che possono condurre alla salvezza o alla morte. E l’attendere troppo può essere letale. Ci sono momenti in cui lo spettatore può indovinare le scelte dei personaggi, ma altrettanto spesso, Green riesce a lasciare il dubbio, costringendo lo spettatore a mettersi al posto dei personaggi: “cosa farei io in quella situazione?” In “Frozen” i personaggi non sono guidati da scelte insensate, i loro errori sono conseguenze della disperazione che lo scorrere del tempo li può condurre alla morte. I dialoghi, tra ricordi e considerazioni sulla vita, aiutano a stabilire un’identificazione con i personaggi. Alla fine, è quasi impossibile non sentirsi tirati in ballo nella loro deprimente situazione. Nonostante lo spazio limitato alla seggiovia e qualche panoramica delle montagne, Green è da elogiare per come riesca a mantenere il pubblico concentrato sui personaggi e sulla loro disavventura grazie ai continui primi piani dei tre protagonisti.
Will Barratt, direttore della fotografia, sa di avere poco spazio a disposizione. Così, la noia facilmente può attaccare lo spettatore, ma offrendo continue diverse prospettive attorno alla seggiovia con panoramiche che descrivono con effetti drammatici la loro posizione pericolosa, ottiene ottimi risultati. Povera la colonna sonora, sostituita da inquietanti rumori come gli ululati dei lupi e gli ingranaggi metallici della seggiovia. Sintesi del comparto audio/video è la sequenza che apre “Frozen”: una serie di primi piani dei cavi e dei rumorosi ingranaggi degli impianti di risalita e, subito dopo, il calmo silenzio delle montagne. La tecnologia in contrasto con la natura.
Ottimo il make-up con realistici segni di ipotermia sui volti dei personaggi. “Agghiacciante” è la scena della mano della protagonista lasciata un’interna notte sulla ringhiera.
Qualcuno potrebbe rimanere deluso dal fatto che in “Frozen” non ci sono effetti speciali ed azione. Si tratta essenzialmente di tre persone, una montagna, il clima avverso e qualche insidia che la natura, una volta tanto, impone all’uomo. Il buon uso della mdp ed una discreta recitazione da parte dei giovani attori, possono facilmente condurre nel crescendo di paura intensa ed crudele.
Nazione: USA
Anno: 2010
Genere: drammatico, thriller
Durata: 1h33m
Regia: Adam Green
Sceneggiatura: Adam Green
Fotografia: Will Barratt
Musiche: Andy Garfield
Cast: Emma Bell, Shawn Ashmore, Kevin Zegers, Ed Ackerman, Rileah Vanderbilt, Kane Hodder, Adam Johnson, Chris York, Peder Melhuse
Trama
Una divertente domenica in montagna tra sci e snowboard si trasforma in un incubo per tre ragazzi quando rimangono bloccati sulla seggiovia durante l’ultima loro risalita. Dopo che tutte le luci dell’impianto sciistico si spengono i tre si rendono conto di essere stati abbandonati sospesi nel vuoto a decine di metri da terra senza alcuna possibilità di scendere. Con l’impianto chiuso fino al successivo week-end i tre dovranno trovare una soluzione prima di morire congelati.
Recensione
“Frozen” è un esempio di come si possa realizzare un buon film anche con un esiguo gruppo di attori ed una sceneggiatura semplice: tre studenti universitari bloccati su una seggiovia a decine di metri di altezza devono assolutamente trovare un modo di uscire vivi da un’assurda quanto pericolosa situazione. In realtà, neanche tanto assurda, dato che un episodio simile è davvero accaduto ad uno sciatore tedesco.
Il cinema aveva già mostrato qualcosa di simile: nel 2003, il regista Chris Kentis realizzò “Open Water”. Il film raccontava la storia di una coppia di subacquei abbandonati per errore dalla barca che li aveva portati al largo per un’immersione. In “Frozen” , i tre protagonisti vengono dimenticati su una seggiovia a decine di metri di altezza. Al mare ed agli squali si sostituiscono il freddo e le insidie della montagna.
Il film inizia con un’introduzione nella quale vengono descritti a grandi linee i caratteri dei personaggi. Dan (Kevin Zegers) e Joe (Shawn Ashmore) sono inseparabili amici d’infanzia. Da qualche mese, però, Joe deve dividere Dan con Parker, la sua nuova ragazza. Ed è proprio questa nuova ed importuna presenza a creare problemi. I due amici hanno sempre condiviso la loro passione per la montagna che diventava anche un momento per staccare dalla loro quotidianità. Parker invade la loro amicizia e la sua inesperienza di snowboarder consegna loro una giornata povera di divertimenti. E’ buio, l’impianto sta per chiudere ma riescono ad iniziare una nuova risalita che, però, non li porterà mai al termine del tragitto. Bloccati sulla seggiovia, i ragazzi ci scherzano su, ma quando si rendono conto che li hanno abbandonati davvero iniziano il drammatico incubo.
Il terrore di “Frozen” non nasce da situazioni in cui i cattivi vogliono uccidere i protagonisti. E’ la primitiva lotta dell’uomo contro la natura. E’ uno sguardo emozionante sull’essere umano che crede di essere autosufficiente grazie a tutta quella tecnologia di cui si è circondato, ma in sua assenza rimane vittima degli eventi naturali. Pur essendoci sangue a sufficienza, “Frozen” è un thriller che si basa su cose comuni. Non ci sono mostri o eroi, ci sono soltanto persone normali imprigionate in una situazione che può realmente accadere a chiunque.
Adam Green, regista e sceneggiatore, sviluppa la storia attraverso un efficace mix di thriller e drammatico. Crea abilmente una tensione fatta di scelte che possono condurre alla salvezza o alla morte. E l’attendere troppo può essere letale. Ci sono momenti in cui lo spettatore può indovinare le scelte dei personaggi, ma altrettanto spesso, Green riesce a lasciare il dubbio, costringendo lo spettatore a mettersi al posto dei personaggi: “cosa farei io in quella situazione?” In “Frozen” i personaggi non sono guidati da scelte insensate, i loro errori sono conseguenze della disperazione che lo scorrere del tempo li può condurre alla morte. I dialoghi, tra ricordi e considerazioni sulla vita, aiutano a stabilire un’identificazione con i personaggi. Alla fine, è quasi impossibile non sentirsi tirati in ballo nella loro deprimente situazione. Nonostante lo spazio limitato alla seggiovia e qualche panoramica delle montagne, Green è da elogiare per come riesca a mantenere il pubblico concentrato sui personaggi e sulla loro disavventura grazie ai continui primi piani dei tre protagonisti.
Will Barratt, direttore della fotografia, sa di avere poco spazio a disposizione. Così, la noia facilmente può attaccare lo spettatore, ma offrendo continue diverse prospettive attorno alla seggiovia con panoramiche che descrivono con effetti drammatici la loro posizione pericolosa, ottiene ottimi risultati. Povera la colonna sonora, sostituita da inquietanti rumori come gli ululati dei lupi e gli ingranaggi metallici della seggiovia. Sintesi del comparto audio/video è la sequenza che apre “Frozen”: una serie di primi piani dei cavi e dei rumorosi ingranaggi degli impianti di risalita e, subito dopo, il calmo silenzio delle montagne. La tecnologia in contrasto con la natura.
Ottimo il make-up con realistici segni di ipotermia sui volti dei personaggi. “Agghiacciante” è la scena della mano della protagonista lasciata un’interna notte sulla ringhiera.
Qualcuno potrebbe rimanere deluso dal fatto che in “Frozen” non ci sono effetti speciali ed azione. Si tratta essenzialmente di tre persone, una montagna, il clima avverso e qualche insidia che la natura, una volta tanto, impone all’uomo. Il buon uso della mdp ed una discreta recitazione da parte dei giovani attori, possono facilmente condurre nel crescendo di paura intensa ed crudele.
Voto: 77%
4 Comments:
un ottimo film nel suo genere.
io non vado a sciare, ma chi lo fa dopo questa visione mi sa che ci penserà un po' prima di andare su una seggiovia :)
Mi piace sciare e devo dire che a volte capita di rimanere qualche minuto bloccati sulla seggiovia. Dopo aver visto Frozen devo dire che il cellulare sarà sempre con me!
Ad Aosta 20 persone bloccate dentro l'ovovia: un'ora e mezzo da brivido come nel film "Frozen".
Per fortuna... tutto ok!
Mi piace il genere, lo vedrò sicuramente.
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