Titolo originale: The kids are all right
Nazione: USA
Anno: 2010
Genere: commedia, drammatico
Durata: 1h44m
Regia: Lisa Cholodenko
Sceneggiatura: Stuart Blumberg, Lisa Cholodenko
Fotografia: Igor Jadue-Lillo
Musiche: Carter Burwell
Cast: Julianne Moore, Annette Bening, Mark Ruffalo, Mia Wasikowska, Josh Hutcherson, Yaya DaCosta, Kunal Sharma, Eddie Hassell, Zosia Mamet, Joaquín Garrido, Rebecca Lawrence, Lisa Eisner, Eric Eisner, Sasha Spielberg,
Trama
Nic e Jules sono due donne lesbiche di mezza età che si amano da tanti anni. Hanno messo su una famiglia felice che comprende i due figli Joni e Laser, avuti mediante un’inseminazione artificiale. Quando Joni compie diciotto anni, Laser la convince a chiamare la banca del seme per scoprire l’identità del donatore. I due ragazzi scoprono di avere lo stesso padre, Paul, un ragazzo affascinante che gestisce un ristorante biologico alla periferia di Los Angeles. L’improvviso arrivo di Paul condizionerà l’equilibrio della famiglia durante l’ultima estate che Joni trascorrerà in famiglia prima di partire per il college.
Recensione
“I ragazzi stanno bene” nasce dalla reale esperienza di Lisa Cholodenko, regista e co-sceneggiatrice del film, e della sua compagna Wendy Ann Melvoin, ex chitarrista di Prince e del duo Wendy & Lisa nonché autrice di colonne sonore di film (“Dangerous mind”, “Girl 6”) e telefilm (“Heroes”). “Ero appena rientrata a Los Angeles da New York”, racconta Cholodenko, “e volevo avere un bambino. Ero innamorata di Wendy e sapevamo che eravamo entrambe ormai sulla soglia dei 40 anni. Abbiamo discusso sul fatto di utilizzare una banca del seme o chiedere aiuto ad un amico. Alla fine, mia madre mi disse che era meglio un donatore di sperma”.
“I ragazzi stanno bene” rappresenta, dunque, una visione di famiglia normale, con due mamme lesbiche e due figli adolescenti e cosa può accadere nel caso in cui il padre biologico, all’oscuro di tutto fino a quando viene contattato dai figli, diventa parte della loro vita. Omosessualità, inseminazione artificiale di coppie lesbiche (nel loro caso non si pone il problema dell’adozione) e crisi dei rapporti affettivi sono argomenti sempre spinosi da affrontare. La regista, però, li tratta in modo tanto leggero e ordinario da non proporli affatto come problemi reali. “I ragazzi stanno bene” racconta storie universali: come un rapporto possa resistere al tempo, alle pressioni ed alle tensioni della vita moderna; l’educazione dei figli e la sofferenza di un distacco.
Le due mamme stanno insieme ormai da circa vent’anni. Un coppia normale che si da il bacio della buonanotte prima di andare a dormire. Vabbè, per eccitarsi guardano film porno per uomini gay, ma comunque, in generale, sono una coppia normale. Dal racconto del loro incontro si comprende l’equilibrio che c’è nella coppia. Nic, all’epoca medico di guardia, si trovò come paziente Jules, studentessa di architettura, con uno strano problema con la lingua. Nic guarì Jules, prendendosi cura di lei, facendola sentire al sicuro. Nic è la più razionale, seria ed opprimente. Jules è la più passionale, sensibile ma instabile ed insicura, sempre alla ricerca di conferme. Nic è il “capofamiglia”, ha sempre sostenuto economicamente la famiglia, mentre Jules è rimasta a casa a badare ai figli secondo un comune accordo, anche se adesso è intenzionata a buttarsi in un’attività, la progettazione di giardini. Nic e Jules, come molti genitori anche etero, nel riporre tutte le proprie energie nei loro figli hanno messo da parte la loro intimità fisica. Nel corso degli anni, è cresciuta l’insoddisfazione e l’insofferenza. L’ansia della partenza per il college della figlia maggiore Joni (in America le università sono distanti anche centinaia di chilometri da casa) e l’improvvisa ed inattesa comparsa di Paul, il padre biologico dei ragazzi, porta tutto a galla.
Pur amandosi, le due si sentono sole nel loro matrimonio. Nic rivolge nel lavoro e nel vino tutte le sue frustrazioni, mentre Jules, più sensibile, ha una crisi d’identità e ricerca in altre situazioni le conferme di cui ha bisogno. Poi c’è Paul, un uomo non troppo maturo, incapace di farsi carico delle responsabilità, ancorato a quella giovinezza fatta di rapporti fugaci.
Insomma, c’è un’ottima sceneggiatura che dietro un’apparenza semplice e lineare, dialoghi brillanti e divertenti, nasconde tutte le sfumature della vita familiare, narrate da Cholodenko con totale passione e partecipazione. In realtà, in alcune circostanze, la storia manca di equilibrio (sono troppo repentini alcuni cambiamenti dei personaggi, dovuto forse ai ridotti tempi cinematografici) e può risultare prevedibile in diverse situazioni (ad esempio, l’elemento di rottura che manda in crisi il rapporto che non viene qui presentato per evitare spoiler, è del tutto evidente).
“I ragazzi stanno bene” può contare su cast di buon livello, capace di trasmettere tutta la complessità emozionale dei personaggi. Annette Bening (Nic) è eccellente nel coprire il suo caos intimo con la severità e l’ossessività nei confronti dei figli, in particolare di Joni. Ma meglio di lei fa Julianne Moore, un mix di fragilità e spirito naif (meravigliosi i suoi abiti un po’ hippie). Inoltre, riesce a toccare le corde dell’anima durante un suo discorso strozzato da un accenno di pianto (da apprezzare nella versione originale). Il padre, affascinante giovane sicuro di sé, ma improvvisamente travolto dagli eventi è un bravissimo Mark Ruffalo, capace di mantenere il suo personaggio in una sorta di limbo: ci è o ci fa?
Il doppiaggio è soddisfacente. Peccato per Mark Ruffalo, impossibile da doppiare per la sua parlata farfugliata, che ne “I ragazzi stanno bene” risulta davvero funzionale a delineare il personaggio.
Bella colonna sonora, una compilation di rock sporco, un po’ indie e un po’ psichedelico, nella quale spiccano un paio di canzoni di David Bowie e la meravigliosa “Youth” dei MGMT che chiude il film. La fotografia segue lo stesso mood attraverso la scelta del 35mm. A differenza del digitale, la pellicola, in questo caso, offre maggiore naturalezza e un senso di quotidianità appropriato alla storia.
“I ragazzi stanno bene” è il ritratto di una famiglia che deve fare i conti con figli ormai grandi e con il tempo che logora ogni rapporto. In un Italia dove l’amore è ancora una prerogativa etero, “I ragazzi stanno bene” rappresenta un buon test: nel momento in cui si parlerà di questo film che tratta di problemi della famiglia senza fare accenno al fatto che i genitori siano dello stesso sesso, saremo riusciti se non a comprendere, ma almeno accettare come normali tali rapporti.
Nazione: USA
Anno: 2010
Genere: commedia, drammatico
Durata: 1h44m
Regia: Lisa Cholodenko
Sceneggiatura: Stuart Blumberg, Lisa Cholodenko
Fotografia: Igor Jadue-Lillo
Musiche: Carter Burwell
Cast: Julianne Moore, Annette Bening, Mark Ruffalo, Mia Wasikowska, Josh Hutcherson, Yaya DaCosta, Kunal Sharma, Eddie Hassell, Zosia Mamet, Joaquín Garrido, Rebecca Lawrence, Lisa Eisner, Eric Eisner, Sasha Spielberg,
Trama
Nic e Jules sono due donne lesbiche di mezza età che si amano da tanti anni. Hanno messo su una famiglia felice che comprende i due figli Joni e Laser, avuti mediante un’inseminazione artificiale. Quando Joni compie diciotto anni, Laser la convince a chiamare la banca del seme per scoprire l’identità del donatore. I due ragazzi scoprono di avere lo stesso padre, Paul, un ragazzo affascinante che gestisce un ristorante biologico alla periferia di Los Angeles. L’improvviso arrivo di Paul condizionerà l’equilibrio della famiglia durante l’ultima estate che Joni trascorrerà in famiglia prima di partire per il college.
Recensione
“I ragazzi stanno bene” nasce dalla reale esperienza di Lisa Cholodenko, regista e co-sceneggiatrice del film, e della sua compagna Wendy Ann Melvoin, ex chitarrista di Prince e del duo Wendy & Lisa nonché autrice di colonne sonore di film (“Dangerous mind”, “Girl 6”) e telefilm (“Heroes”). “Ero appena rientrata a Los Angeles da New York”, racconta Cholodenko, “e volevo avere un bambino. Ero innamorata di Wendy e sapevamo che eravamo entrambe ormai sulla soglia dei 40 anni. Abbiamo discusso sul fatto di utilizzare una banca del seme o chiedere aiuto ad un amico. Alla fine, mia madre mi disse che era meglio un donatore di sperma”.
“I ragazzi stanno bene” rappresenta, dunque, una visione di famiglia normale, con due mamme lesbiche e due figli adolescenti e cosa può accadere nel caso in cui il padre biologico, all’oscuro di tutto fino a quando viene contattato dai figli, diventa parte della loro vita. Omosessualità, inseminazione artificiale di coppie lesbiche (nel loro caso non si pone il problema dell’adozione) e crisi dei rapporti affettivi sono argomenti sempre spinosi da affrontare. La regista, però, li tratta in modo tanto leggero e ordinario da non proporli affatto come problemi reali. “I ragazzi stanno bene” racconta storie universali: come un rapporto possa resistere al tempo, alle pressioni ed alle tensioni della vita moderna; l’educazione dei figli e la sofferenza di un distacco.
Le due mamme stanno insieme ormai da circa vent’anni. Un coppia normale che si da il bacio della buonanotte prima di andare a dormire. Vabbè, per eccitarsi guardano film porno per uomini gay, ma comunque, in generale, sono una coppia normale. Dal racconto del loro incontro si comprende l’equilibrio che c’è nella coppia. Nic, all’epoca medico di guardia, si trovò come paziente Jules, studentessa di architettura, con uno strano problema con la lingua. Nic guarì Jules, prendendosi cura di lei, facendola sentire al sicuro. Nic è la più razionale, seria ed opprimente. Jules è la più passionale, sensibile ma instabile ed insicura, sempre alla ricerca di conferme. Nic è il “capofamiglia”, ha sempre sostenuto economicamente la famiglia, mentre Jules è rimasta a casa a badare ai figli secondo un comune accordo, anche se adesso è intenzionata a buttarsi in un’attività, la progettazione di giardini. Nic e Jules, come molti genitori anche etero, nel riporre tutte le proprie energie nei loro figli hanno messo da parte la loro intimità fisica. Nel corso degli anni, è cresciuta l’insoddisfazione e l’insofferenza. L’ansia della partenza per il college della figlia maggiore Joni (in America le università sono distanti anche centinaia di chilometri da casa) e l’improvvisa ed inattesa comparsa di Paul, il padre biologico dei ragazzi, porta tutto a galla.
Pur amandosi, le due si sentono sole nel loro matrimonio. Nic rivolge nel lavoro e nel vino tutte le sue frustrazioni, mentre Jules, più sensibile, ha una crisi d’identità e ricerca in altre situazioni le conferme di cui ha bisogno. Poi c’è Paul, un uomo non troppo maturo, incapace di farsi carico delle responsabilità, ancorato a quella giovinezza fatta di rapporti fugaci.
Insomma, c’è un’ottima sceneggiatura che dietro un’apparenza semplice e lineare, dialoghi brillanti e divertenti, nasconde tutte le sfumature della vita familiare, narrate da Cholodenko con totale passione e partecipazione. In realtà, in alcune circostanze, la storia manca di equilibrio (sono troppo repentini alcuni cambiamenti dei personaggi, dovuto forse ai ridotti tempi cinematografici) e può risultare prevedibile in diverse situazioni (ad esempio, l’elemento di rottura che manda in crisi il rapporto che non viene qui presentato per evitare spoiler, è del tutto evidente).
“I ragazzi stanno bene” può contare su cast di buon livello, capace di trasmettere tutta la complessità emozionale dei personaggi. Annette Bening (Nic) è eccellente nel coprire il suo caos intimo con la severità e l’ossessività nei confronti dei figli, in particolare di Joni. Ma meglio di lei fa Julianne Moore, un mix di fragilità e spirito naif (meravigliosi i suoi abiti un po’ hippie). Inoltre, riesce a toccare le corde dell’anima durante un suo discorso strozzato da un accenno di pianto (da apprezzare nella versione originale). Il padre, affascinante giovane sicuro di sé, ma improvvisamente travolto dagli eventi è un bravissimo Mark Ruffalo, capace di mantenere il suo personaggio in una sorta di limbo: ci è o ci fa?
Il doppiaggio è soddisfacente. Peccato per Mark Ruffalo, impossibile da doppiare per la sua parlata farfugliata, che ne “I ragazzi stanno bene” risulta davvero funzionale a delineare il personaggio.
Bella colonna sonora, una compilation di rock sporco, un po’ indie e un po’ psichedelico, nella quale spiccano un paio di canzoni di David Bowie e la meravigliosa “Youth” dei MGMT che chiude il film. La fotografia segue lo stesso mood attraverso la scelta del 35mm. A differenza del digitale, la pellicola, in questo caso, offre maggiore naturalezza e un senso di quotidianità appropriato alla storia.
“I ragazzi stanno bene” è il ritratto di una famiglia che deve fare i conti con figli ormai grandi e con il tempo che logora ogni rapporto. In un Italia dove l’amore è ancora una prerogativa etero, “I ragazzi stanno bene” rappresenta un buon test: nel momento in cui si parlerà di questo film che tratta di problemi della famiglia senza fare accenno al fatto che i genitori siano dello stesso sesso, saremo riusciti se non a comprendere, ma almeno accettare come normali tali rapporti.
Voto: 79%
Trailer “I ragazzi stanno bene”

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2 Comments:
L'ho visto qualche mese fa in lingua originale. Credevo che non sarebbe mai arrivato nelle sale italiane un film come I ragazzi stanno bene, perché in America sono sempre 100 passi avanti.
Bello, mi ha fatto piacere leggere questa recensione.
Eh già... se e quando il nostro Belpaese si deciderà a considerare normale tutto ciò...
Sul film c'è da dire che finalmente non assistiamo a nessuna ritorsione contro i figli dei “diversi”, nessuna cattiveria alimentata da omofobie, quasi nessun stereotipo a ingabbiare la veridicità delle vicende. “The kids are all right” rovescia pregiudizi e locuzioni di maniera.
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