lunedì 21 marzo 2011

IN UN MONDO MIGLIORE

In un mondo migliore
Titolo originale: Hævnen
Nazione: Danimarca, Svezia
Anno: 2010
Genere: drammatico
Durata: 1h53m
Regia: Susanne Bier
Sceneggiatura: Anders Thomas Jensen
Fotografia: Morten Søborg
Musiche: Johan Söderqvist
Cast: Mikael Persbrandt, William Jøhnk Nielsen, Ulrich Thomsen, Markus Rygaard, Trine Dyrholm, Anette Støvelbæk, Toke Lars Bjarke, Wil Johnson, Camilla Gottlieb, Eddy Kimani, Emily Mulaya, Gabriel Muli, June Waweru, Mary Ndoku Mbai, Dynah Bereket, Elsebeth Steentoft, Satu Helena Mikkelinen, Simon Maagaard Holm


Trama
Il dottor Anton si divide tra il lavoro in un campo profughi in Kenya ed i figli in una tranquilla cittadina danese. Il suo rapporto con la moglie è ormai compromesso ed è sul punto di divorziare. Suo figlio Elias fa, umiliato da alcuni bulli nella sua scuola, conosce Christian, un ragazzino appena trasferitosi da Londra, dopo aver perso la madre per un cancro. La poca attenzione dei genitori porterà quell’amicizia a mettere a repentaglio le vite dei due ragazzi.

Recensione
“In un mondo migliore”, della talentuosa regista danese Susanne Bier, è un’esplorazione del mondo in cui viviamo, con tutto il caos, la violenza che minacciano di scoppiare se non siamo sufficientemente vigili ed attenti nell’esaminare le nostre decisioni e azioni quotidiane.
Il racconto, scritto da Bier ed il suo tradizionale collaboratore, Anders Thomas Jensen, contrasta nei valori e nei costumi le due location, Kenya e Danimarca, che a prima vista sembrano non avere nulla in comune. Anton, un medico che si divide tra la sua casa in una città dall’apparenza tranquilla e semplice ed il suo lavoro in un campo profughi di un paese devastato dalla guerra africana. La politica rimane ai margini della storia (c’è un signore della guerra che esercita il suo potere in modo sadico), così come le disavventure amorose (Anton ha tradito la moglie ed è sul punto di separarsi). “In un mondo migliore”, infatti, si concentra sull’amicizia di due ragazzini e di come questa cambierà le loro vite. Christian ha da poco perso la sua la madre ed è ancora molto turbato dalla sua morte. Elias è un ragazzo sensibile che accusa la prossima separazione dei suoi genitori e l’assenza del padre lontano. A scuola, poi, il ragazzino è vittima di bullismo. L’incontro con Christian sarà per Elias un momento importante per la sua crescita. Tra genitori incapaci di comprendere i propri figli perché troppo impegnati nel il lavoro o distratti da problemi affettivi, i ragazzi rimangono abbandonati a se stessi, non ancora in grado di comprendere le conseguenze delle proprie azioni. “In un mondo migliore” solleva, infine, in modo banale la questione dell’orgoglio del “maschio” e la necessità o meno di reagine alle provocazioni fisiche e verbali.
Susanne Bier mostra gli inevitabili errori che si incontrano nel raccontare tematiche sociali: banalità, buonismo e luoghi comuni: così ecco bambini africani che corrono cantando e sorridendo dietro il camioncino che trasporta l’uomo bianco e ragazzini, poco seguiti dai genitori, che riescono a trovare argomenti illeciti su internet. La storia che si svolge in Kenya vede la patetica caricatura del criminale di guerra, tal Big Man. Un uomo reso ancor più aberrante dalla mancanza di un occhio, dalla gamba squarciata e piena di vermi, e dalla bocca incline a tessere lodi su mutilazioni, omicidi e necrofilia. Anton era il personaggio che, nella sua apparente complessità, offriva maggiori possibilità di un recosonto articolato e ricco di spunti ma la Bier, dimostrando poco coraggio, si limita a concludere la sua schematica esposizione sul personaggio con un semplicistico “fate l’amore, non fate la guerra”. L’utilizzo dell’Africa come un luogo esotico e selvaggio dove i conflitti sono naturali come lo è in Europa andare a fare la spesa, limita “In un mondo migliore” ad un falso e riduttivo tentativo di contrapporre diverse realtà del nostro mondo.
La regia di Bier è, tuttavia, sempre ben attenta anche se spesso ripetitiva e noiosa. La sua propensione per le riprese barcollanti (la regista è pur sempre stata una lontana seguace del documento “Dogma” di von Trier e Vinterberg) aumenta formalmente l’aspetto emotivo dei personaggi, peccato che questi siano però stereotipati alla massima potenza: il medico troppo buono e troppo incline a porgere l’altra guancia; il meccanico rozzo e manesco, il bullo della scuola sempre più alto delle sue vittime; il ragazzino ribelle, pieno di rabbia per la perdita della madre; il padre incapace di comunicare con il figlio. E in questo campionario di banalità si perde anche il cast, in particolare, il piccolo William Jøhnk Nielsen (Christian) capace di sfoggiare un’unica espressione per tutta la durata del film. Non meglio fa Ulrich Thomsen, copia sbiadita dello splendido attore carico di emozioni nel film “Festen - Festa in famiglia” di Lars von Trier.
Vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival del cinema di Roma, del Golden Globe e dell’Oscar come il miglior film straniero, “In un mondo migliore” sembra in linea con quella cinematografia per ragazzi propinata dalle tv nostrane nel weekend in orari da pennichella. Un mondo migliore propinato dalla Bier che sembra uscito dalla mente di Walt Disney.

Voto: 50%


4 Comments:

Anonimo said...

Ho trovato “In un mondo migliore” non all'altezza dei premi che ha ricevuto comunque sufficiente. Bella storia.

Cannibal Kid said...

bella stroncatura!

a me non è dispiaciuto così tanto, tolte le abbondanti dosi di buonismo presenti offre secondo me qualche spunto di riflessione piuttosto interessante.
la regia l'ho trovata odiosa

ISOLE-GRECHE.com said...

Marco, è una stroncatura se si considera che ha praticamente vinto ovunque. “In un mondo migliore” è, semplicemente, un film mediocre che puzza tanto di film tv.

Anonimo said...

Ero indeciso se vederlo al cinema o direttamente in dvd. Alla fine niente cinema e, per ora, niente dvd. Dalla recensione e dai commenti pare che non mi sia perso un granché.
In generale non mi piace molto l'idea del voto, per quanto possa indicare con precisione il giudizio del recensore sul film. Nel caso specifico trovo interessante l'utilizzo della percentuale al posto delle solite palline o stelline. Complimenti per l'idea!