mercoledì 27 aprile 2011

SOURCE CODE

Recensione Source Code
Titolo originale: id.
Nazione: Francia, USA
Anno: 2011
Genere: azione, fantasy, thriller
Durata: 1h33m
Regia: Duncan Jones
Sceneggiatura: Ben Ripley
Fotografia: Don Burgess
Musiche: Chris Bacon
Cast: Jake Gyllenhaal, Michelle Monaghan, Vera Farmiga, Jeffrey Wright, Michael Arden, Cas Anvar, Russell Peters, Brent Skagford, Craig Thomas, Gordon Masten, Susan Bain, Paula Jean Hixson, Lincoln Ward, Kyle Gatehouse, Albert Kwan


Trama
Il Capitano Colter Stevens è un valido pilota di elicotteri. Un giorno si sveglia, improvvisamente, dentro il corpo di uno sconosciuto otto minuti prima che avvenga l’esplosione del treno nel quale si trova. Subito dopo si ritrova in una capsula buia e scopre che quanto gli è accaduto fa parte di una missione militare segreta, dal nome “Source Code”, che ha lo scopo di sventare attentati terroristici. Grazie a questa tecnologia, Colter può rivivere più volte, nel corpo di uno sconosciuto, gli otto minuti prima dell’esplosione in modo da trovare la bomba e il terrorista.

Recensione
Viaggi nel tempo e realtà parallele sono tematiche usate ed abusate nel cinema. Dopo l’ottimo esordio cinematografico con “Moon”, Duncun Jones, figlio di David Bowie, rimane nel campo della fantascienza passando dallo spazio ai viaggi nel tempo e a realtà parallele. Il suo “Source code” è un adrenalinico incrocio tra “Ricomincio da capo”, mitica commedia con Bill Murray e Andie MacDowell, e “Deja vu - Corsa contro il tempo” di Tony Scott.
Il lavoro di sceneggiatura era delicato: rendere una storia di pura fantasia, quanto più possibile coerente. Ben Ripley lo porta a compimento non senza pecche, ma il risultato è comunque positivo. Nessun prologo, nessuna presentazione dei personaggi. Si viene subito lanciati nel treno con una straordinaria carrellata aerea in direzione opposta a quella in cui si muove la motrice. Un uomo si sveglia e non ha alcuna idea come sia arrivato lì. Una bella ragazza, seduta di fronte, sembra conoscerlo dato che gli rivolge subito la parola. Lo chiama per nome, ma si rende conto che non è il suo. Confuso, va nella toilette per riprendersi. Guardandosi allo specchio scopre che il volto che vede non è il suo. Così inizia “Source code”, un thriller di azione e fantascienza che non mette in mostra particolari effetti speciali ma si immerge nei meandri della psiche umana. La storia è semplice ma coinvolgente: un uomo che deve trovare chi ha piazzato una bomba sul treno per salvare così la città di Chicago. In realtà, la bomba esplode e tutti muoiono. Ma l’uomo si ritrova in un antro buio, qualcosa che assomiglia ad una capsula. In un monitor compare il volto di una donna che sembra un militare. Mentre cerca di sapere qualcosa dalla donna, viene rispedito sul treno come un personaggio dei videogame che può ripartire dal punto in cui il giocatore ha salvato la partita.
Non si può dire troppo sulla storia di “Source code”, perché sono proprio la sceneggiatura e la struttura narrativa le cose migliori del film. Duncan Jones tira fuori un thriller adrenalinico grazie anche ad un eccellente lavoro di produzione: il montaggio Paul Hirsch, in questo film fondamentale, è perfetto; la fotografia di Don Burgess varia tra i toni caldi del treno ed il freddo blu della capsula; la colonna sonora di Chris Bacon aggiunge tensione. I dialoghi, sebbene ripetitivi, assumono nuove sfumature perché ad ogni reset la memoria del protagonista non si cancella.
Duncun Jones mostra buone capacità per la sci-fi. E’ visibile nel modo in cui egli riesce a gestire i luoghi inevitabilmente claustrofobici, divertendosi con i confini spazio-temporali del treno e della capsula.
Jake Gyllenhaal si muove con disinvoltura nella scena relazionandosi con gli altri personaggi come un pedone su una scacchiera: ogni sua mossa determina conseguenze irreparabili e il tempo non è dalla sua parte. Dopo aver mostrato il fisico in “Prince of Persia: Le sabbie del tempo” ed il cuore in “Amori ed altre droghe”, in “Source code” dimostra intelligenza nell’aver ben interpretato le idee irrazionali della sceneggiatura. Michelle Monaghan è la deliziosa ragazza con la quale abbozza una storia d’amore. Vera Farmiga ha un ruolo piuttosto complesso perché per quasi tutto il film la mdp ne riprende soltanto il primo piano del viso (appare nel monitor del protagonista) e i suoi dialoghi si limitavano ad essere una serie di informazioni. Tuttavia, non annoia perché attraverso quegli occhi di ghiaccio trasmette il suo dilemma morale e la volontà di raccontare più di quanto concesso da ordini superiori.
“Source code” conferma quanto di buono Duncun Jones aveva mostrato al suo esordio con “Moon”. Tra viaggi spazio/temporali si cela un valido messaggio: dove l’uomo può spingersi nel progresso tecnologico? In altri termini, il giusto fine giustifica sempre mezzi non troppo etici per ottenerlo?

Voto: 78%


3 Comments:

Anonimo said...

Rendere coerente, verosimile e accettabile una storia assurda, che non ha nulla di scientifico e che ha invece tanta fantasia (anche se non del tutto originale), non è facile, ma anch'io credo che Jones ci sia riuscito. Ci sono alcune cose non dette, sottintese, date per scontate; certe non erano essenziali, altre sì. Il film si lascia guardare, nonostante le imperfezioni.

Ninfa said...

Una bella recensione. La trama ricorda un pò altri film, però la fantascienza mi piace (avevo già apprezzato film come "Deja vu") e credo che andrò a vederlo, così avrò modo anche di scoprire questo regista. Ciao e grazie per gli auguri di Pasqua!

Emanuele Secco said...

Devo dire che mi hai incuriosito... ma Gyllenhaal proprio non riesco a sopportarlo...
E dire che l'unico film in cui sono riuscito ad apprezzarlo è stato Donnie Darko.

E.