Titolo originale:
Nazione: Germania
Anno: 2009
Genere: commedia
Durata: 1h39m
Regia: Fatih Akin
Sceneggiatura: Fatih Akin, Adam Bousdoukos
Fotografia: Rainer Klausmann
Musiche: Pia Hoffmann
Cast: Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Ünel, Anna Bederke, Pheline Roggan, Lukas Gregorowicz, Dorka Gryllus, Wotan Wilke Möhring, Demir Gökgöl, Monica Bleibtreu, Marc Hosemann, Cem Akin, Catrin Striebeck, Hendrik von Bültzingslöwen
Trama
Zinos non sta attraversando un buon periodo. Nadine, la sua ragazza, si è trasferita a Shanghai, e vuole che lo raggiunga quanto prima. Un’ernia del disco gli procura un dolore tale da non riuscire a lavorare nella cucina del suo nuovo ristorante, il “Soul kitchen”. Decide così di assumere un chef conosciuto per caso in un ristorante. Al principio i piatti del nuovo chef non vengono apprezzati dai suoi clienti abituali e così il ristorante rischia di fallire. Ma quando un giro di persone giuste inizia a frequentare il locale, le così iniziano ad andare a gonfie vele. Zinos decide di partire per la Cina lasciando il ristorante nelle mani di Ilias, il fratello. Il ragazzo, un ex-detenuto, non è però molto affidabile, così i problemi non tardano ad arrivare.
Recensione
Fatih Akin è un ottimo regista, in particolare quando dirige commedie, caratterizzate dal fatto che si trovino sempre ad un passo dalla tragedia. Tedesco, il suo cinema è però specchio della sua cultura e delle sue origini turche. Già dalla piccola perla “Im Juli”, Akin unisce risate e riflessioni sul mondo che ci circonda, ormai contaminato da diverse etnie che nelle sue rappresentazioni filmiche coesistono senza problemi. Basti pensare che la sceneggiatura di “Soul kitchen” è scritta assieme all’attore protagonista, Adam Bousdoukos, suo concittadino, ma di origini greche. Un turco e un greco che lavorano assieme in completa armonia producendo un siffatto gioiellino. Roba da proporre ai governi delle due nazioni segnate da una rivalità lunga secoli.
Siamo nel quartiere Wilhelmsburg di Amburgo, uno dei più brutti e periferici, dove nasce questo piccolo paradiso di cibo e di musica. L’idea di Zinos, il protagonista, è infatti quella di creare un locale, il “Soul kitchen” (da una canzone dei The Doors) dove fondere la cucina (kitchen) con la musica (soul music). Assolda uno chef irascibile e un po’ folle, ma un vero genio in cucina. Il resto lo fa la musica, parte fondamentale di “Soul kitchen”: brani funky, R&B, musica greca (non solo tradizionale, ma anche blues), rock ed elettronica.
Il cast è disegnato con tanta precisione e specificità che non può fare a meno di essere un altro elemento essenziale della buona riuscita di “Soul kitchen”: Udo Kier è un’icona del cinema tedesco, mentre Moritz Bleibtreu è uno dei migliori attori tedeschi in circolazione.
“Soul kitchen” è un film geniale e divertente. Una piccola perla da non perdere perché fonde in completa armonia (musicale) autorialità e divertissement.
Nazione: Germania
Anno: 2009
Genere: commedia
Durata: 1h39m
Regia: Fatih Akin
Sceneggiatura: Fatih Akin, Adam Bousdoukos
Fotografia: Rainer Klausmann
Musiche: Pia Hoffmann
Cast: Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Ünel, Anna Bederke, Pheline Roggan, Lukas Gregorowicz, Dorka Gryllus, Wotan Wilke Möhring, Demir Gökgöl, Monica Bleibtreu, Marc Hosemann, Cem Akin, Catrin Striebeck, Hendrik von Bültzingslöwen
Trama
Zinos non sta attraversando un buon periodo. Nadine, la sua ragazza, si è trasferita a Shanghai, e vuole che lo raggiunga quanto prima. Un’ernia del disco gli procura un dolore tale da non riuscire a lavorare nella cucina del suo nuovo ristorante, il “Soul kitchen”. Decide così di assumere un chef conosciuto per caso in un ristorante. Al principio i piatti del nuovo chef non vengono apprezzati dai suoi clienti abituali e così il ristorante rischia di fallire. Ma quando un giro di persone giuste inizia a frequentare il locale, le così iniziano ad andare a gonfie vele. Zinos decide di partire per la Cina lasciando il ristorante nelle mani di Ilias, il fratello. Il ragazzo, un ex-detenuto, non è però molto affidabile, così i problemi non tardano ad arrivare.
Recensione
Fatih Akin è un ottimo regista, in particolare quando dirige commedie, caratterizzate dal fatto che si trovino sempre ad un passo dalla tragedia. Tedesco, il suo cinema è però specchio della sua cultura e delle sue origini turche. Già dalla piccola perla “Im Juli”, Akin unisce risate e riflessioni sul mondo che ci circonda, ormai contaminato da diverse etnie che nelle sue rappresentazioni filmiche coesistono senza problemi. Basti pensare che la sceneggiatura di “Soul kitchen” è scritta assieme all’attore protagonista, Adam Bousdoukos, suo concittadino, ma di origini greche. Un turco e un greco che lavorano assieme in completa armonia producendo un siffatto gioiellino. Roba da proporre ai governi delle due nazioni segnate da una rivalità lunga secoli.
Siamo nel quartiere Wilhelmsburg di Amburgo, uno dei più brutti e periferici, dove nasce questo piccolo paradiso di cibo e di musica. L’idea di Zinos, il protagonista, è infatti quella di creare un locale, il “Soul kitchen” (da una canzone dei The Doors) dove fondere la cucina (kitchen) con la musica (soul music). Assolda uno chef irascibile e un po’ folle, ma un vero genio in cucina. Il resto lo fa la musica, parte fondamentale di “Soul kitchen”: brani funky, R&B, musica greca (non solo tradizionale, ma anche blues), rock ed elettronica.
Il cast è disegnato con tanta precisione e specificità che non può fare a meno di essere un altro elemento essenziale della buona riuscita di “Soul kitchen”: Udo Kier è un’icona del cinema tedesco, mentre Moritz Bleibtreu è uno dei migliori attori tedeschi in circolazione.
“Soul kitchen” è un film geniale e divertente. Una piccola perla da non perdere perché fonde in completa armonia (musicale) autorialità e divertissement.
Voto: 81%
Trailer “Soul kitchen”
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3 Comments:
Buon Natale
a Tutti
Molto cool sta pellicola
http://dino-freezone.blogspot.com/2011/01/soul-kitchen.html
Direi che ho trovato altri motivi per salvarlo, per conservarlo. Non gli manca niente, con una tragedia parossistica quasi. Una giornata come quella del prefinale non la auguro a nessuno.
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