venerdì 3 febbraio 2012

LA FUGA DI MARTHA

La fuga di Martha
Titolo originale: Martha Marcy May Marlene
Nazione: USA
Anno: 2011
Genere: drammatico, thriller
Durata: 1h42m
Regia: Sean Durkin
Sceneggiatura: Sean Durkin
Fotografia: Jody Lee Lipes
Musiche: Daniel Bensi, Saunder Jurriaans
Cast: Elizabeth Olsen, John Hawkes, Sarah Paulson, Hugh Dancy, Christopher Abbott, Brady Corbet, Maria Dizzia, Julia Garner, Louisa Krause, Gregg Burton, Adam David Thompson, Allen McCullough, Lauren Molina, Louisa Braden Johnson, Tobias Segal


Trama
Alle prime luci dell’alba una ragazza si allontana da una fattoria scappando tra i boschi. Si rifugia in un bar dove fa colazione. Dopo un po’ arriva un ragazzo che le dice di essere stato in pensiero per lei, che Patrick e tutti gli altri lo erano. Martha non vuole tornare indietro con lui e il ragazzo si allontana dicendole di prendersi cura di sé stessa. Martha è fuggita da una setta e dal suo leader carismatico, Patrick. Si è rifugiata nella casa sul lago di Lucy, la sorella maggiore, e Ted, suo marito, ai quali non ha il coraggio di raccontare la verità sul suo passato.

Recensione
Martha è fuggita da una fattoria. Ha vissuto all’interno di una setta. C’è un vuoto profondo in Martha, la sua identità appare spezzata, un senso di terrore la sconvolge. E’ sparita da due anni e Lucy, la sorella maggiore, non ha idea di cosa le sia accaduto, cosa l’abbia spinta finalmente a ritornare a casa e il perché dei suoi strani comportamenti.
Scritto e diretto dall’esordiente Sean Durkin, “La fuga di Martha” è un interessante film sulle conseguenze della manipolazione della psiche e del plagio compiuto delle sette pseudoreligiose sulle menti dei giovani, facendo leva sulle loro insicurezze e instabilità. Patrick, il leader della setta, interpretato da un ottimo John Hawkes (“Me and you and everyone we know”, “Un gelido inverno - Winter’s bone”), ha stretto intorno a sé un gruppo di persone che accolgono ed educano nuovi membri persuadendoli alle sue idee. Gli stessi, dopo essere stati formati, si faranno promotori educando i nuovi adepti. Durkin racconta ogni situazione dovizia di particolare, mostrando di aver approfondito lo studio delle tecniche di plagio e di manipolazione mentale delle sette pseudoreligiose. Nella prima fase ci sono le richieste insistenti di abbassare le proprie difese, di aprirsi alla comunità e di distaccarsi da ogni cosa del passato. Una volta creato il vuoto con il resto del mondo si passa alle lusinghe. La canzone che Patrick scrive su Martha è un concentrato di ruffianerie, una sviolinata creata ad arte. Da notare anche la ripetitività delle parole, tecnica utilizzata per suggestionare. In seguito, viene affiancato un compagno (nel film è Zoe a ricoprire questo ruolo). Martha cade nell’emulazione dei comportamenti e del linguaggio della setta, per farsi accettare e sentirsi parte del gruppo. Si prosegue con il cambiamento delle abitudini alimentari: nella fattoria si mangia poco, agli stessi orari. Non esiste la privacy, vengono incoraggiate le orge sessuali, e lo stupro del leader viene giustificato come un battesimo necessario per purificarsi ed entrare ufficialmente nella setta.
Oltre ad avere contenuti inquietanti ma di sicuro interessanti, “La fuga di Martha” è artisticamente molto valido. Regia e fotografia vivono in un meraviglioso un connubio stilistico. Tra i tanti esempi che viene voglia di citare, c’è il volto rapito di Martha durante la canzone prima citata, la pellicola sembra scolorita dal tempo; ma ancor più bello è sempre il suo volto più volte viene mostrato tra porte socchiuse, illuminato quando si trova nella casa sul lago di Lucy e Ted, immerso nel buio durante i flashback della fattoria. Al proposito, il montaggio è un altro grande pregio del film: il segreto di Martha viene svelato con ottima scelta dei tempi attraverso i suoi ricordi, sempre duri da ricordare. Molte scene del presente e del passato vengono avvicinate per similitudine o per contrasto, in quest’ultimo caso per evidenziare i diversi stili di vita fuori e dentro la fattoria.
Martha è interpretata da Elizabeth Olsen. Sembra un volto noto, ma l’attrice è alla sua prima vera interpretazione. In realtà, è perché Elizabeth ha una forte somiglianza con le gemelle Olsen, sue sorelle maggiori, che hanno assillato il pubblico di mezzo mondo con i loro telefilm e film per il piccolo schermo. Per fortuna, la sua strada è del tutto diversa. Elizabeth ha un talento molto fine, un’attrice che riesce a esprimere tutto ciò che ha dentro soltanto con lo sguardo. Nel film non ci sono risposte, ma dai suoi occhi traspare tutto il senso di paura e di inquietudine, tutta la sofferenza che il suo spirito ha dovuto subire.
“La fuga di Martha” è un ritratto inquietante di una psiche danneggiata, di un’anima violata. Tanti ragazzi in fuga dalle proprie vite, in cerca di una strada da percorrere, si perdono e si imbattono in ambigue persone che approfittano delle loro debolezze per illuderli con una visione della vita in apparenza felice e serena. Persone con un normale equilibrio buono appare immediatamente come qualcosa di falso, ma a una persona debole può sembrare una soluzione sulla quale poggiarsi. In realtà, è un percorso di autodistruzione dal quale è difficile fuggire.

Voto: 83%


3 Comments:

Elio said...

Gran pellicola, decisamente da vedere.

Cristina said...

Sembra interessante, da vedere.

Luciano said...

Ammetto che mi era sfuggito. E seguo volentieri il tuo consiglio di vederlo.