domenica 26 agosto 2012

L'ALBERO DI ANTONIA

L'albero di Antonia - Recensione film
Titolo originale: Antonia’s line
Nazione: Belgio, Olanda
Anno: 1995
Genere: commedia
Durata: 1h42m
Regia: Marleen Gorris
Sceneggiatura: Marleen Gorris
Fotografia: Willy Stassen
Musiche: Ilona Sekacz
Cast: Willeke van Ammelrooy, Els Dottermans, Dora van der Groen, Veerle van Overloop, Esther Vriesendorp, Carolien Spoor, Thyrza Ravesteijn, Mil Seghers, Jan Decleir, Elsie de Brauw, Reinout Bussemaker, Marina de Graaf, Catherine ten Bruggencate, Paul Kooij, Fran Waller Zeper, Leo Hogenboom, Flip Filz


Trama
Antonia ritorna nel paese natale con la figlia ventenne in tempo per assistere alla morte della madre. Malgrado i concittadini bigotti non la vedano di buon occhio, Antonia decide di vivere nella vecchia fattoria di famiglia. La donna inizia ad ospitare emarginati e altre persone ritenute bizzarre fondano una sorta di comunità dove l’uomo non serve se non per il seme necessario alla prosecuzione della specie.

Recensione
“L’albero di Antonia” non è un manifesto femminista, non demonizza l’uomo e i suoi comportamenti nei confronti delle donne. Intende semplicemente illustrare come la vita delle donne possa trascorrere felice anche in assenza degli uomini.
La vita di Antonia assume i toni della fiaba, raccontata in modo tenero e affabile dalla regista e sceneggiatrice olandese Marleen Gorris. Antonia, magistralmente interpretata da Willeke Van Ammelrooy, è un’anziana signora consapevole che quello che sta vivendo sarà l’ultimo giorno della sua vita. Così inizia un lungo flashback della vita sua e della sua ascendenza e discendenza (l’albero del sito è, infatti, quello genealogico, anche questo privo di uomini): sua figlia Danielle, la figlia di sua figlia Thérèse e la figlia della figlia di sua figlia, Sarah. “L’albero di Antonia” è un compendio di generazioni di donne che conducono una vita ordinaria: lavorano, hanno dei bambini e hanno relazione con altri individui. I personaggi della storia sono un meltin pot bizzarro. Gli uomini non sono visti tanto nella loro crudeltà, bensì nell’essere vittime della propria inefficienza: padri padroni, sacerdoti ipocriti, personaggi non cattivi, ma deboli e inetti.
La vita di questo piccolo ambiente bucolico, fissato nell’ottima fotografia di Willy Stassen, è talmente tranquillo da diventare banale. Il predominio femmineo si limita, così, ad una sorta di macrocosmo oltre il quale sembra difficile, se non impossibile sconfinare.
“L’albero di Antonia” è un inno alla forza gioiosa delle donne, quel loro potere spesso cosparso di originalità e bizzarria, capace di superare le regole e le convenzioni dettate da una società nelle mani degli uomini. Solo per essere se stesse.

Voto: 70%


2 Comments:

Marina Salomone said...

molto interessante...peccato non averlo visto! lo terrò presente se mi capita l'occasione!

Paola Romitelli said...

L'ho visto tempo fa. Stupendo, intenso... assolutamente da vedere!!!