domenica 11 ottobre 2009

LE MIE GROSSE GRASSE VACANZE GRECHE

Locandina del film Le mie grosse grasse vacanze grecheTitolo originale: My life in ruins
Nazione: Spagna, USA
Anno: 2009
Genere: commedia
Durata: 1h35m
Regia: Donald Petrie
Sceneggiatura: Mike Reiss
Fotografia: José Luis Alcaine
Musiche: David Newman
Cast: Nia Vardalos, Richard Dreyfuss, Alexis Georgoulis, Harland Williams, Alistair McGowan, Rachel Dratch, Sophie Stuckey, Caroline Goodall, Ian Ogilvy, María Adanez, Maria Botto, Jareb Dauplaise, Rita Wilson, Brian Palermo, Ian Gomez, Takis Papamattheou


Trama
Georgia è una guida turistica americana di origini greche, single ed insoddisfatta della sua vita, che si è appena trasferita ad Atene in attesa di coronare il suo sogno di insegnare storia antica all’università, infranto a causa dei tagli conseguenti la crisi economica globale. Per sbarcare il lunario lavora in una squallida agenzia turistica, accompagnando i turisti nel Peloponneso tra le antiche rovine greche. Il suo amore per l’antica Grecia e la voglia di raccontarla si scontra con i modi rozzi dei membri del suo gruppo turistico: una coppia americana convinta che tutto abbia un prezzo; un ragazzo grassoccio e un po’ stupido, per la prima volta in viaggio in Grecia; una famiglia inglese composta da una donna odiosa, il marito ottuso e la figlia affetta da cronica tristezza; un single americano perennemente incollato al suo cellulare; due spagnole appena divorziate; una giovane coppia di australiani con lattine di birra al seguito; un americano troppo spiritoso; una coppia malridotta di anziani. Georgia non dovrà sobbarcarsi soltanto questo gruppo tremendo, perché dovrà sopportare anche Poupi, l’autista del pullman rozzo e sciatto.

Recensione
E’ subito inevitabile una considerazione negativa sul titolo. “Le mie grosse grasse vacanze greche” non è che la vergognosa tipica traduzione scelta dai truffaldini distributori italiani per questioni commerciali, con il becero scopo di legare questa pellicola al precedente successo dell’attrice protagonista Nia Vardalos, “Il mio grosso grasso matrimonio greco”. Questo film non è affatto il seguito e non ha nulla in comune se non il produttore, Tom Hanks, e l’attrice protagonista che per di più non è neanche più grassa, tanto da essere appellata come “secca” durante il film. Nella versione originale il film si chiama “My life in ruins”, un titolo perfetto, perché gioca sul doppio significato “La mia vita tra le rovine” e “La mia vita in rovina” riferendosi al lavoro tra le rovine dell’antica Grecia e la vita personale della protagonista, Georgia, priva di uomo che la ami e di amicizie con cui passare il suo tempo libero. La passione di Georgia per la storia, castrata dall’impossibilità di insegnarla all’università a causa della crisi del mondo del lavoro che ha coinvolto anche l’America, si scontra con la rozzezza e l’ignoranza dei turisti del suo gruppo. E’ vero, si tratta di banalissimi cliché, ma non è difficile individuare qualche elemento che chiunque ha potuto incontrare durante le proprie vacanze (culturali): gli australiani innamorati dell’alcool, in particolare della loro birra nazionale, la Foster’s; gli americani zotici e maleducati, convinti che ogni cosa abbia un prezzo e poterla acquistare con i loro dollari (peraltro ormai indietro, per valore, all’euro); le famiglie in crisi, vittime di egoismo ed incomprensioni; le fresche divorziate che odiano gli uomini ma pronte a farsi portare a letto; la coppia di anziani prossima alla sepoltura con tanto di vecchietta cleptomane. I turisti del gruppo sono credibili: invece di assaggiare souvlaki e moussaka, piatti tipici della Grecia, preferiscono l’Hard Rock Cafe (lo stesso che accade, ad esempio, a Roma: il locale americano in via Veneto sempre affollato di americani e le trattorie tipiche romane con qualche sparuta presenza di vacanzieri d’oltreoceano); invece di ammirare i resti dell’antica Grecia, preferiscono andare in giro alla ricerca di souvenir, oggetti di pessima qualità per i quali spendono gran parte del budget della vacanza. Non il piacere di gustarsi il “presente”, ma la smania di acquistare i classici ricordini che possano far rammentare il “passato”. Tutti con le loro macchine fotografiche, non per immortalare l’arte e l’architettura, ma per testimoniare agli amici la loro finta cultura e passione per l’arte. E’ chiaro che si approccia ad un film simile non certo si aspetta maestria registica e trama avvincente, ma qui c’è ben poco da salvare. “Le mie grosse grasse vacanze greche” è una commedia segnata da una sceneggiatura banale e prevedibile che offre un catalogo di situazioni comiche già viste con una storiella d’amore penosa e melensa, del tutto improbabile. I momenti in cui si ride sono davvero pochi e le situazioni fantozziane del gruppo (l’ascensore, i battibecchi con i venditori di souvenir, i problemi del fatiscente autobus, la t-shirt) sono scontate. Alcuni personaggi che potevano essere interessanti non vengono approfonditi, lasciando che quelli più banali condiscano la storia con le loro scemenze. La regia di Daniel Petrie, autore di commedie più o meno banali e di quel “Mystic Pizza” che fece conoscere al grande pubblico Julia Roberts, rendendo terribile un film che almeno per le location e l’ambientazione aveva un buon potenziale. Non riesce né a divertire né a colpire i cuori romantici frenando i personaggi nei loro stereotipi.
Nel pessimo cast si salva soltanto l’istrionico Richard Dreyfuss che sarà la guida “spirituale” di Georgia e cercherà in tutti modi di farle trovare il suo “kefi”, termine greco che indica lo spirito e la passione. Nia Vardalos non delude più di tanto, il suo personaggio non aveva molto da offrire, ma continuando a puntare sulle sue origini greche rischia di rimanere ingabbiata in questo tipo di personaggio. Rimandato dunque ogni giudizio sulle capacità dell’attrice ai suoi prossimi film. Altra grave pecca di Petrie è di non rendere la Grecia assoluta protagonista di un film dal titolo “Le mie grosse grasse vacanze greche”. Malgrado alcune splendide panoramiche degli incantevoli siti archeologici: Delfi, l’Acropoli (che ritorna sul grande schermo dopo 30 anni) e Olimpia sono una splendida cornice ed offrono, pur rimanendo soltanto cornici, i momenti migliori del film. Lascia interdetti una breve immagine dei mulini tipici delle Cicladi, messi lì per caso e senza alcun senso. Assurdo poi come David Newman, esperto compositore di musiche per il cinema, abbia privato il film del suo contributo e che dunque la colonna sonora sia limitata a qualche canzoncina grecha (immancabile il sirtaki di Mikis Theodorakis, presente nel film “Zorba il greco”, che il proprietario dell’albergo sta guardando in tv).
“Le mie grosse grasse vacanze greche” è, in breve una commedia mediocre che può soddisfare solo in caso si sia alla ricerca di una serata distesa e conciliante (con il sonno, per alcuni). Un’occasione sprecata per esibire al mondo il fascino ed la meraviglia che avvolge la patria di Zeus. Se il film è sponsorizzato dall’Ente nazionale ellenico per il turismo, sarebbe stato più opportuno optare per “Mamma Mia!”, nel quale, al contrario del film di Petrie, la sua bellezza mette in secondo piano l’intera storia.

Voto: 52%


5 Comments:

Giorgia said...

A me è piaciuto più questo "Le mie grosse grasse vacanze greche" che il "matrimonio" precedente. Sarà perché mi sono immedesimata in Georgia che è anche mia omonima. Carino!

Mirella said...

Ciaoooo! buon inizio settimana^____^

ISOLE-GRECHE.com said...

Grazie... altrettanto a te!

Nicols said...

ma perchè in italia tendiamo a ricalcare sempre i titoli di film precedenti? La trovo una cosa fastidiosissima....

Azzurra said...

Ma possibile che nessuno ha notato che si vedono i microfoni, le aste, le lampade di scena? Il montaggio è tremendo!!!