martedì 23 marzo 2010

AKIRA KUROSAWA


Akira Kurosawa è il più grande cineasta giapponese, un autore capace di influenzare, con la sua arte ed il suo eclettismo, il cinema e la sua storia: fu tra i primi registi ad utilizzare sui set cinematografici più macchine da presa, affidando importanza alla tecnica del montaggio, diede spessore alla sceneggiatura, introdusse l’utilizzo del teleobiettivo, rivolse un’attenzione quasi ossessiva allo studio della scenografia.
Akira Kurosawa nacque ad Omori, nella periferia di Tokyo, il 23 marzo 1910. Suo padre Isamu era un discendente di un’antica famiglia di samurai ed insegnava arti marziali all’Accademia Imperiale di Toyoma. Il giovane Kurosawa crebbe dunque alla maniera degli allievi dell’accademia militare: sveglia prima del sorgere del sole, marcia alle prime luci dell’alba, quotidiane lezioni di kendo e preghiere al tempio, lezioni scolastiche e private. Kurosawa fu l’ultimo di sei figli, anche se non ebbe mai la fortuna di conoscere uno dei suoi fratelli, morto prima della sua nascita. Inoltre, una delle sue sorelle morì a causa di una grave malattia quando aveva soltanto 10 anni. Fu proprio uno dei suoi fratelli, Heigo, esperto di letteratura e di professione benshi (commentatore di film muti), a far crescere in lui la passione per queste arti. Assieme all’amico d’infanzia Keinosuke Uekusa, Akira inizia a studiare le opere di William Shakespeare ed i grandi classici della letteratura russa presso la casa del maestro Tachikawa. Nel 1933 arriva il sonoro nel cinema giapponese ed in breve tempo tutti i benshi rimangono disoccupati. Heigo diventa uno dei leader della rivolta benshi, ma deve presto arrendersi e, amareggiato e depresso, si suicidò, proseguendo la scia tragica di morte che segnò la famiglia Kurosawa. Intenzionato ad intraprendere la carriera di pittore, Kurosawa sostenne, all’età di 18 anni, un esame per accedere ad un’importante scuola d’arte, ma non riuscì a superarlo, anche se, nello stesso anno, il suo dipinto “Seibutsu” fu accettato per il Nika Exhibition, una celebre esposizione del Tokyo Metroporitan Art Museum. Akira Kurosawa continua gli studi pittorici ed entra a far parte, assieme ad Uekusa, della “Lega degli artisti proletari”. Nel 1936, l’annuncio su un giornale nel quale si ricercava un assistente alla regia per gli studios Photo Chemical Laboratory segnò la sua entrata ufficiale nel mondo del cinema. Dopo essere stato assistente di Kajiro Yamamoto, di Mikio Naruse e di diversi altri registi, Kurosawa decide di iniziare la carriera di cineasta. Nel 1941, durante le riprese del film “Uma” (“Il cavallo”), conosce e si innamora della protagonista Hideko Takamine. Nel 1943, Akira Kurosawa dirige il suo primo film, “Sugata Sanshiro”. Dopo due anni, sposa l’attrice Yôko Yaguchi, sua compagna per quarant’anni.
La gran parte dei film di Akira Kurosawa fu ambientata nel periodo feudale dell’Impero Giapponese e trassero ispirazione (più o meno libera) dalle opere di Shakespeare (“Ran”, basata sul Re Lear, e “Il trono di sangue”, tratto dal Macbeth). Kurosawa diresse anche molti adattamenti dei classici della letteratura russa (“L’idiota”, basato dal romanzo omonimo di Dostoevskij, “I bassifondi”, tratto dal romanzo omonimo di Gorkij) McBain. I suoi film, considerati essi stessi capolavori, furono di ispirazione ad opere che hanno fatto la storia del cinema: “I sette samurai”, fu in seguito rielaborato nel western “I magnifici sette”, e “La sfida del samurai”, fu ispirazione per il primo “spaghetti-western” di Sergio Leone, intitolato “Per un pugno di dollari”. Infine “La fortezza nascosta” influenzò George Lucas per la creazione della saga di “Star Wars”.
Nel 1948, quando uscì “L’angelo ubriaco” Kurosawa affermò “In questo film ho scoperto me”, ma in realtà fu il pubblico a conoscere l’arte di questo grande maestro che ne consolidò la stima come regista. Seguirono i film “Il duello silenzioso” (1949), “Cane randagio” (1949) e “Scandalo” (1950). Nel 1951 Akira Kurosawa vinse l’Oscar per il miglior film straniero con “Rashomon”, profonda riflessione sulla natura umana e ritratto della soggettività della verità. Vincitore di numerosi premi tra cui il Leone d’Oro al Festival di Venezia, “Rashomon” fu un esempio sublime di regia, sceneggiatura e montaggio. A dispetto del grande successo internazionale ottenuto, il film fu al principio considerato dagli addetti ai lavori troppo sperimentale per poter essere proposto al cinema.
In realtà, malgrado i numerosi successi dei suoi film, Kurosawa passò molti anni bui. In particolare, nel decennio 1965-75, i suoi film ebbero scarso successo ai botteghini, anche se alcuni di questi come, ad esempio “Dodes’ka-Den” (1970), furono poi considerati dei classici del cinema. Sconfortato dalla pessima sorte dei suoi ultimi film, Kurosawa tentò il suicidio tagliandosi i polsi. Riuscì a sopravvivere, e rimessosi al lavoro, realizzo “Dersu-Uzala” (1975), una produzione sovietico-giapponese che ebbe un successo di critica e pubblico tale non solo da ristabilire subito la sua fama, ma da fargli portare a casa il suo secondo Oscar ed altri importanti premi. Dopo un’altra lunga pausa, Kurosawa realizzo “Kagemusha” (1980), ritornando al suo genere di cinema di proporzioni epiche. Prodotto da Francis Ford Coppola e George Lucas, il film ebbe grande fortuna conquistando anche il Leone d’Oro al Festival di Cannes. Gli ultimi film, “Ran” (1985), “Sogni” (1990), “Rapsodia in agosto” (Hachi-gatsu no kyoshikyoku) (1991), “Madadayo - Il compleanno” (1993), furono caratterizzati da uno stile poetico e mite e rappresentarono una riflessione personale sulla sua vita. Nel 1989, come riconoscimento del suo genio, l’Accademy Awards consegnò ad Akira Kurosawa il premio Oscar alla carriera. Morì il 6 settembre 1998 all’età di 88 anni.
Lo stile lineare ma comunque rivolto alla spettacolarizzazione delle gesta epiche dei suoi eroi e la sua capacità trattare con toni leggeri e grotteschi fatti dolorosi e drammatici, furono gli ingredienti del successo di Akira Kurosawa da molti definito l’Imperatore del cinema giapponese.

Filmografia Akira Kurosawa (regista)

1943 - Sugata Sanshiro
1944 - Spirito più elevato (Ichiban utsukushiku)
1945 - Sugata Sanshiro - Parte seconda (Zoku Sugata Sanshiro)
1945 - Quelli che camminavano sulla coda della tigre (Tora no o fumu otokotachi)
1946 - I costruttori di domani (Asu o tsukuru hitobito)
1946 - Non rimpiango la mia giovinezza (Waga seishun ni kuinashi)
1947 - Una meravigliosa domenica (Subarashiki nichiyobi)
1948 - L’angelo ubriaco (Yoidore tenshi)
1949 - Il duello silenzioso (Shizukanaru ketto)
1949 - Cane randagio (Nora Inu)
1950 - Scandalo (Shubun)
1950 - Rashomon
1951 - L’idiota (Hakuchi)
1952 - Vivere (Ikiru)
1954 - I sette samurai (Shichinin no samurai)
1955 - Testimonianza di un essere vivente (Ikimono no kiroku)
1957 - Il trono di sangue (Kumonosu-jo)
1957 - I bassifondi (Donzoko)
1958 - La fortezza nascosta (Kakushi toride no san-akunin)
1960 - I cattivi dormono in pace (Warui yatsu hodo yoku nemuru)
1961 - La sfida del Samurai (Yojimbo)
1962 - Sanjuro (Tsubaki Sanjuro)
1963 - Anatomia di un rapimento (Tengoku to jigoku)
1965 - Barbarossa (Akahige)
1970 - Dodes’ka-den
1975 - Dersu Uzala - Il piccolo uomo delle grandi pianure (Dersu Uzala)
1980 - Kagemusha - L’ombra del guerriero (Kagemusha)
1985 - Ran
1990 - Sogni (Yume)
1991 - Rapsodia in agosto (Hachi-gatsu no kyoshikyoku)
1993 - Madadayo - Il compleanno (Madadayo)


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