Titolo originale: id.
Nazione: Italia
Anno: 2010
Genere: commedia
Durata: 1h56m
Regia: Ferzan Ozpetek
Sceneggiatura: Ivan Cotroneo, Ferzan Ozpetek
Fotografia: Maurizio Calvesi
Musiche: Pasquale Catalano
Cast: Riccardo Scamarcio, Nicole Grimaudo, Alessandro Preziosi, Ennio Fantastichini, Lunetta Savino, Ilaria Occhini, Elena Sofia Ricci, Massimiliano Gallo, Bianca Nappi, Daniele Pecci, Gianluca De Marchi, Carolina Crescentini, Carmine Recano, Emanuela Gabrieli, Giorgio Marchesi, Matteo Taranto
Trama
Tommaso è un giovane trasferitosi a Roma per studiare Economia e Commercio. E’ predestinato a guidare l’azienda familiare, uno dei più antichi pastifici del Salento. Il ritorno a casa coincide con l’intenzione di Tommaso di dichiarare la propria omosessualità e di seguire un’altra strada professionale. Durante la cena ufficiale per celebrare il sodalizio con un nuovo socio pronto per svelare la propria identità sessuale, viene improvvisamente anticipato dal fratello maggiore Antonio che, dopo tanti anni di devozione alla famiglia ed alla azienda, si dichiara omosessuale. Viene immediatamente cacciato di casa, privato di ogni potere aziendale. Il padre, offeso gravemente nell’orgoglio, ha un infarto e Tommaso, per non aggravare le condizioni di salute del padre, non può far altro che fingere la propria eterosessualità accettando, suo malgrado, la direzione dell’azienda.
Recensione
Dopo il film “Un giorno perfetto”, tragico per atmosfere e per qualità, il regista italo-turco Ferzan Ozpetek torna con “Mine vaganti”, una commedia che pur trattando argomenti profondi risulta leggera e divertente. Nella pellicola viene infatti trattato in primo luogo il tema dell’omosessualità, con riferimenti più o meno attendibili al mondo omosessuale nei confronti dei rapporti con quella famiglia del sud, tuttora ancorata ai pregiudizi ed ai tabù. Tra paesaggi verdeggianti ed assolati del Salento, la vita prosegue nella tranquillità con ritmi tipici della tradizione: la tavola è il luogo d’incontro e dialogo dove si cementificano i legami familiari in piena sintonia ed armonia.
“Mine vaganti” è un film semplice e genuino, sostenuto da una sceneggiatura che non risulta né pesante, né grottesca. Pur offrendo qualche eccesso (il padre maschilista, padre padrone, appare ormai anacronistico nel sud benestante ed alto borghese; il gruppetto gay di amici di Tommaso è forzato negli atteggiamenti anche se irresistibile nella comicità), la narrazione scorre con piacevole leggerezza. Ozpetek non si limita a parlare di omosessualità, utilizzando questo argomento come pretesto per esprimere la sua idea di libertà, non soltanto sessuale. “Non farti mai dire dagli altri chi devi amare, e chi devi odiare. Sbaglia per conto tuo, sempre” è il consiglio dell’anziana nonna, fulcro della storia, per il nipote Tommaso. Nessuno può scrivere le pagine della nostra vita al posto nostro. Assumendo ognuno le proprie responsabilità, le scelte rendono tutto legittimo e nulla può farci apparire anormali rimanendo noi stessi. Gli imbarazzi che i nostri sogni o modi di agire possono creare nei nostri cari non possono essere pari alla sofferenza, all’ipocrisia, alla falsità di celare la nostra identità. La realtà umana, a partire del primo nucleo sociale, la famiglia, è presentata in “Mine vaganti” con autenticità. Ognuno ha una propria storia ed al di là delle apparenze e del perbenismo si nascondono farse che possono portare ad eccessi grotteschi o tragici: la zia un po’ alcolista, un po’ ninfomane, un po’ tonta (divertente ed insolita Elena Sofia Ricci), la nonna saggia e la sua umana rassegnazione (Ilaria Occhini maestosa tra le luci ed ombre del suo personaggio) (la nonna che custodisce l’anima della famiglia), Anna, bellissima nella sua semplicità e logorata nei sentimenti (efficace Nicole Grimaudo). Un insieme di personaggi, in linea con quelli già proposti da Ozpetek, sempre ad alti livelli narrativi nel quale si ergono a protagonisti Tommaso (sicuramente positivo Riccardo Scamarcio) e Antonio (appena sufficiente Alessandro Preziosi, troppo moderato negli atteggiamenti), vittime del pregiudizio, dell’ignoranza che si concentrano nella figura paterna (Ennio Fantastichini sopra le righe) ed in quella materna (adeguata al personaggio Lunetta Savino). Molti i momenti da ricordare, vuoi per qualità registiche (la scena di primi piani vorticosi delle risate avvertite dal padre nei volti della gente nel centro); per i profondi e divertenti dialoghi (irresistibile quello della madre che, ferita nell’orgoglio dalle cattiverie di una compaesana, le risponde con ugual piglio: “Ah, ma il tuo figlio si sposa, e con la Carmela. Lo sai come la chiamavamo? Spiaggia libera, perché ogni volta che passava un ragazzo ci infilava l’ombrellone. Ah, la calunnia, la calunnia!”); per la fotografia assolata che solo pochi posti come la Puglia possono regalare. “Mine vaganti” si arricchisce poi di una colonna sonora molto interessante, dove si mettono in evidenza “50mila” di Nina e lo splendido brano inedito di Patti Pravo, intitolato”Sogno”.
A metà tra la tipica cinematografia di Ozpetek e la moderna commedia italiana, “Mine Vaganti” amalgama con giudizio momenti di allegria, di dolcezza e di dolore, ma non meno intenso e profondo delle predecenti pellicole del cineasta italo-turco.
Voto: 80%
Trailer “Mine Vaganti”
1 Comment:
L'ho adorato. Mine Vaganti è il più bel film di Ozpetek
MissDoroty
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