lunedì 7 febbraio 2011

SCOPERTI QUASI 2000 SITI ARCHEOLOGICI CON GOOGLE EARTH

Archeologo scopre siti archeologici con Google Earth
Uno studioso australiano, David Kennedy, ha annunciato di aver scoperto quasi siti 2000 archeologici utilizzando il programma Google Earth, che permette di raggiungere virtualmente luoghi difficilmente raggiungibili per questioni politiche. I risultati della sua ricerca sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista “Journal of archeological science”, nella quale Kennedy afferma di aver individuato 1977 possibili siti archeologici tra i quali 1082 tombe di pietra con una caratteristica forma a goccia. L’archeologo ritiene che ci siano siti di importante rilevanza storica, risalenti anche a 9000 anni fa.
Spiega l’archeologo: “Non sono mai stato in Arabia Saudita. Le fotografie aeree dell’Arabia saudita non sono accessibili alla maggior parte degli archeologi ed è difficile, se non impossibile, sorvolare la nazione. Ma Google Earth consente di aggirare il problema”. Seguendo le sue indicazioni, un amico che lavora in Arabia Saudita si è recato in molti di quei siti scattando diverse foto che hanno confermato i suoi studi. Adesso, però, è necessario verificare dal vivo questi dati sul campo. Infatti, “Google Earth” non consente una datazione precisa dei siti e è anche possibile confondere un accampamento beduino abbandonato con un sito di interesse archeologico.
Non è la prima volta che Google Earth consente di ottenere importanti indizi per gli archeologi, come dimostra il ritrovamento da parte di altri ricercatori australiani in Afghanistan di 463 potenziali siti nel 2008.
Conclude Kennedy: “In molti paesi del Medio Oriente come Siria, Iraq o Turchia, non si possono fare ricognizioni aeree e scattare foto per motivi religiosi. Per questo si ricorre alle immagini comprate dai satelliti a uso civile, o alle immagini aeree d’archivio, come quelle fatte nella Seconda Guerra mondiale o nella Guerra Fredda”.
In Arabia Saudita la religione vieta severamente lo studio dell’archeologia, che potrebbe mettere in dubbio le credenze religiose della popolazione. Nel 1994 fu proclamato un editto nel quale si dichiarava che la conservazione dei siti archeologici avrebbe potuto portare la popolazione locale verso il politeismo e l'idolatria. Coloro che avrebbero trasgredito la norma sarebbero stati puniti, anche con la pena di morte.


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