Titolo originale: The ides of march
Nazione: USA
Anno: 2011
Genere: drammatico, thriller
Durata: 1h41m
Regia: George Clooney
Sceneggiatura: George Clooney, Grant Heslov, Beau Willimon
Fotografia: Phedon Papamichael
Musiche: Alexandre Desplat
Cast: Ryan Gosling, George Clooney, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Evan Rachel Wood, Marisa Tomei, Jeffrey Wright, Max Minghella, Jennifer Ehle, Gregory Itzin, Michael Mantell, Yuriy Sardarov, Bella Ivory, Hayley Meyers
Trama
Stephen Meyers è un giovane mago della comunicazione. Lavora sotto la supervisione di Paul Zara nello staff che sta curando le primarie in Ohio del governatore democratico Mike Morris. Dietro le belle parole dei comizi elettorali, delle interviste e dei dibattiti politici si cela una rete di intrighi e corruzione che spingono a fare delle scelte difficili.
Recensione
Le idi di marzo è l’espressione utilizzata per indicare la data dell’assassinio di Giulio Cesare, vittima di una complotto politico ordito da un gruppo di senatori che volevano difendere il sistema repubblicano di Roma. Da millenni, dunque, la politica è legata a giochi di potere, corruzione, ricatti e compromessi che minano la morale di chi ne è protagonista.
Tratto liberamente dalla pièce teatrale “Farragut North” e scritto assieme a Grant Heslov e Beau Willimon (autore della pièce), “Le idi di marzo” segna la quarta regia di George Clooney. Dopo il raffinato, ma lento “Good night, good luck”, Clooney torna a parlare di politica, stavolta con un thriller entusiasmante e carico di tensione. A scanso di equivoci, racconta le primarie dei democratici: Clooney è stato un aperto sostenitore di Barack Obama durante le sue elezioni, periodo in cui si gettavano le basi della sceneggiatura del film.
Il governatore Mike Morris, il suo personaggio, è il politico che piace a tutti: dice basta alle guerre in Medio Oriente causate dal petrolio, che rifiuta in favore di energie pulite; invoca l’innovazione tecnologica, è contro la pena di morte e si mostra aperto ai matrimoni gay. Per vincere però è necessario far presa sull’elettorato, così assolda i migliori sulla piazza: l’esperto Paul Zara (Philip Seymour Hoffman) e il giovane mago della comunicazione, Stephen Meyers (Ryan Gosling). Le parole (stampa, blog, indiscrezioni orali) sono ormai diventate il vero motore della politica. In passato, la politica era l’arte di governare, oggi è soltanto ars oratoria, ogni interesse si sposta così dal “come governare” al “come vincere le elezioni”.
Clooney dirige in modo impeccabile, dai meravigliosi movimenti di camera ai continui delle inquadrature che offrono interessanti chiavi di lettura. C’è tanto cinema del passato, in particolare Clooney sembra rifarsi a Sidney Lumet, regista che dramma e thrilling aveva sempre come fine quello di raccontare storie che smuovessero le coscienze e che invitassero alla riflessione. “Mr. Nespresso” non mira al sensazionalismo: la colonna sonora è scarna ma efficace. “Le idi di marzo” è un film che basa tutto il suo valore sulla sceneggiatura, sui dialoghi e sugli interpreti. Magistrale sia la scelta che la (non facile) gestione del cast stellare: ogni attore è in totale sintonia con il proprio personaggio. Il suo ruolo di attore è marginale (in modo da concentrarsi sulla regia), tutto ruota attoro a Ryan Gosling che conferma le sue grandi capacità già mostrate in “Drive”. Stavolta Gosling ha la possibilità di interagire anche attraverso la parole (il Driver del precedente film era un solitario e taciturno). Conserva una mimica facciale essenziale, fredda, pur mostrando con efficacia come Stephen interagisca con le altre pedine in gioco, e come evolva il suo comportamento a causa degli eventi. Ottime le interpretazione della coppia a supporto Hoffman / Giamatti. Philip Seymour Hoffman è, oggi, uno degli attori più versatili in circolazione; Paul Giamatti conferma le sue doti in una parte più drammatica. Positive anche le due donne in scena, Marisa Tomei e Evan Rachel Wood, una giovane attrice che sta venendo su molto bene.
“Le idi di marzo” vanta una fotografia meravigliosa, opera di Phedon Papamichael: oltre agli intensi chiaroscuri che concentrano l’attenzione sui volti e sui dialoghi, e che accrescono il clima di complotto, da segnalare due perle: nella prima Paul e Stephen appaiono come due minuscole figure nere di fronte ad un’immensa bandiera americana; nella seconda Molly, personaggio interpretato dalla Wood, è sola in un bar.
Chapeau per George Clooney, autore di una pellicola attuale, intrisa di corruzione e compromessi morali, che appassiona e lascia spazio alla riflessione. Buone idee, neanche eccessivamente innovative, ma lo stile di Clooney è senza fronzoli e molto accattivante. “Le idi di marzo” è senza dubbio uno dei migliori thriller politici della storia del cinema. Un altro duro colpo alla politica: si potrà mai avere fiducia delle istituzioni?
Nazione: USA
Anno: 2011
Genere: drammatico, thriller
Durata: 1h41m
Regia: George Clooney
Sceneggiatura: George Clooney, Grant Heslov, Beau Willimon
Fotografia: Phedon Papamichael
Musiche: Alexandre Desplat
Cast: Ryan Gosling, George Clooney, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Evan Rachel Wood, Marisa Tomei, Jeffrey Wright, Max Minghella, Jennifer Ehle, Gregory Itzin, Michael Mantell, Yuriy Sardarov, Bella Ivory, Hayley Meyers
Trama
Stephen Meyers è un giovane mago della comunicazione. Lavora sotto la supervisione di Paul Zara nello staff che sta curando le primarie in Ohio del governatore democratico Mike Morris. Dietro le belle parole dei comizi elettorali, delle interviste e dei dibattiti politici si cela una rete di intrighi e corruzione che spingono a fare delle scelte difficili.
Recensione
Le idi di marzo è l’espressione utilizzata per indicare la data dell’assassinio di Giulio Cesare, vittima di una complotto politico ordito da un gruppo di senatori che volevano difendere il sistema repubblicano di Roma. Da millenni, dunque, la politica è legata a giochi di potere, corruzione, ricatti e compromessi che minano la morale di chi ne è protagonista.
Tratto liberamente dalla pièce teatrale “Farragut North” e scritto assieme a Grant Heslov e Beau Willimon (autore della pièce), “Le idi di marzo” segna la quarta regia di George Clooney. Dopo il raffinato, ma lento “Good night, good luck”, Clooney torna a parlare di politica, stavolta con un thriller entusiasmante e carico di tensione. A scanso di equivoci, racconta le primarie dei democratici: Clooney è stato un aperto sostenitore di Barack Obama durante le sue elezioni, periodo in cui si gettavano le basi della sceneggiatura del film.
Il governatore Mike Morris, il suo personaggio, è il politico che piace a tutti: dice basta alle guerre in Medio Oriente causate dal petrolio, che rifiuta in favore di energie pulite; invoca l’innovazione tecnologica, è contro la pena di morte e si mostra aperto ai matrimoni gay. Per vincere però è necessario far presa sull’elettorato, così assolda i migliori sulla piazza: l’esperto Paul Zara (Philip Seymour Hoffman) e il giovane mago della comunicazione, Stephen Meyers (Ryan Gosling). Le parole (stampa, blog, indiscrezioni orali) sono ormai diventate il vero motore della politica. In passato, la politica era l’arte di governare, oggi è soltanto ars oratoria, ogni interesse si sposta così dal “come governare” al “come vincere le elezioni”.
Clooney dirige in modo impeccabile, dai meravigliosi movimenti di camera ai continui delle inquadrature che offrono interessanti chiavi di lettura. C’è tanto cinema del passato, in particolare Clooney sembra rifarsi a Sidney Lumet, regista che dramma e thrilling aveva sempre come fine quello di raccontare storie che smuovessero le coscienze e che invitassero alla riflessione. “Mr. Nespresso” non mira al sensazionalismo: la colonna sonora è scarna ma efficace. “Le idi di marzo” è un film che basa tutto il suo valore sulla sceneggiatura, sui dialoghi e sugli interpreti. Magistrale sia la scelta che la (non facile) gestione del cast stellare: ogni attore è in totale sintonia con il proprio personaggio. Il suo ruolo di attore è marginale (in modo da concentrarsi sulla regia), tutto ruota attoro a Ryan Gosling che conferma le sue grandi capacità già mostrate in “Drive”. Stavolta Gosling ha la possibilità di interagire anche attraverso la parole (il Driver del precedente film era un solitario e taciturno). Conserva una mimica facciale essenziale, fredda, pur mostrando con efficacia come Stephen interagisca con le altre pedine in gioco, e come evolva il suo comportamento a causa degli eventi. Ottime le interpretazione della coppia a supporto Hoffman / Giamatti. Philip Seymour Hoffman è, oggi, uno degli attori più versatili in circolazione; Paul Giamatti conferma le sue doti in una parte più drammatica. Positive anche le due donne in scena, Marisa Tomei e Evan Rachel Wood, una giovane attrice che sta venendo su molto bene.
“Le idi di marzo” vanta una fotografia meravigliosa, opera di Phedon Papamichael: oltre agli intensi chiaroscuri che concentrano l’attenzione sui volti e sui dialoghi, e che accrescono il clima di complotto, da segnalare due perle: nella prima Paul e Stephen appaiono come due minuscole figure nere di fronte ad un’immensa bandiera americana; nella seconda Molly, personaggio interpretato dalla Wood, è sola in un bar.
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Voto: 88%
Trailer “Le idi di marzo”
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3 Comments:
Mi confermi proprio che si tratta di una "pellicola attuale".
Adriano, la recensione è priva di molte considerazione perché evito di inserire spoiler. Ti dirò soltanto che Bush e Berlusconi sono molto in linea con il personaggio. Il resto dello schifo della politica lo conosciamo tutti.
"Le idi di marzo" è un gran film e prevedo qualche Oscar. Molto probabili:
- Miglior film
- Miglior regia (George Clooney)
- Miglior attore protagonista (Ryan Gosling)
- Miglior fotografia (Phedon Papamichael)
Tralasci quelli molto più tecnici.
avevo aggiornato tutti i voti sulla cineblogger connection ma quel capriccioso di splinder ha mandato tutto a monte, ora non ho piu' tempo, gentilmente aggiorneresti tu i voti mancanti? grazie
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