mercoledì 29 settembre 2010

"LA PRIMA COSA BELLA" IN CORSA PER GLI OSCAR 2011

La prima cosa bella agli Oscar 2011
“La prima cosa bella” di Paolo Virzì è il film italiano scelto per la corsa per diventare uno dei cinque film candidati all’Oscar 2011 come miglior film straniero. La Commissione di Selezione istituita dall’Anica, su invito della Academy of Motion Picture Arts and Sciences, era composta dal regista Gabriele Salvatores, dallo scenografo Dante Ferretti, dai critici ciematografici Alberto Crespi, Roberto Escobar, Alessandra Levantesi e Gloria Satta, dai produttori Conchita Airoldi, Angelo Barbagallo, Aurelio De Laurentiis, Adriano De Micheli, Mario Gianani e Fulvio Lucisano, dai distributori Paolo Ferrari e Andrea Occhipinti, e dal direttore generale per il Cinema, Nicola Borrelli. “La prima cosa bella” è stato preferito ad altri nove titoli in gara: “L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti, “La nostra vita” di Daniele Luchetti, “La doppia ora” di Giuseppe Capotondi, “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino, “Baciami ancora” di Gabriele Muccino, “Mine vaganti” di Ferzan Ozpetek, “Basilicata coast to coast” di Rocco Papaleo, “Le quattro volte” di Michelangelo Frammartino e “20 sigarette” di Aureliano Amadei. Le cinque nominations saranno rese note dall’Academy il 25 gennaio 2011, mentre la premiazione del’83esima edizione degli Academy Awards si svolgerà domenica 27 febbraio al Kodak Theatre di Los Angeles.


LE MIGLIORI CITTA' DOVE ANDARE IN BICICLETTA

Piste
Andare in bicicletta è un ottimo metodo per conoscere una città e fare al tempo stesso un po’ di sano esercizio fisico. Ci sono diverse città che offrono agli amanti della bicicletta la possibilità di esplorare la città a proprio agio e nella massima sicurezza. Il sito Virgin Vacations, sito di viaggi e vacanze della multinazionale del magnate britannico Richard Branson, ha stilato la classifica delle undici città che offrono il maggior comfort e sicurezza per i ciclisti. Sono stati presi in considerazione alcuni parametri come la quantità di parcheggi per biciclette, le piste ciclabili, leggi, eventi e campagne per favorire l’utilizzo della bici.

1. Amsterdam (Olanda)
Amsterdam, nota a tutti come la capitale della bici, ha un importante primato nel settore viabilità: oltre il 40% di tutti i movimenti in città avvengono in bicicletta. L’amministrazione cittadina ha creato una città accogliente per le bici promuovendo uno stile di vita più sano ed attivo per i suoi residenti. E’ stata sviluppata un’ampia rete di piste ciclabili sicure, veloci e confortevoli; è stata aumentata la sicurezza stradale, in particolare per i ciclisti; è stato istituito un programma di prevenzione dei furti. Famosa è la “Amsterdam Bike Ramp” presso la Centraal Station, che contiene più di 5000 bici parcheggiate dai pendolari che viaggiano in treno. Dunque, tutti gli amanti della bicicletta, dovrebbero trasferirsi ad Amsterdam per trovare un paradiso sulla Terra.

2. Portland (Oregon, USA)
Portland ha una rete di piste ciclabili che collega tutte le zone della città. La sua realizzazione ha consentito di aumentare in modo consistente l’uso della bicicletta che è quadruplicato negli ultimi 20 anni, senza alcun aumento di incidenti. Secondo un piano realizzato dall’amministrazione comunale la città ha ancora 38 miglia di piste ciclabili da realizzare. Portland ha anche una profonda cultura della bicicletta: “Create-a-Commuter” è stato il primo progetto negli Stati Uniti che fornisce biciclette gratis agli adulti con un basso reddito, nonché diversi corsi sulla sicurezza stradale. Le biciclette gratuite sono fornite con luci, un blocco antifurto, un casco, una pompa ed un kit di strumenti con mappe ed impermeabile.

3. Copenhagen (Danimarca)
Inserita da Forbes nella top ten delle città dove vivere in Europa, Copenhagen è anche sede del programma “pro bici” di maggior successo al mondo. In Danimarca, quasi tutti posseggono una bicicletta, e per molti anni Copenaghen è stata conosciuta come la città delle biciclette. Si stima che il governo danese stanzi tra i 10 milioni e 20 milioni di euro all’anno per integrare e migliorare strutture e piste ciclabili. Attualmente il 32% dei lavoratori si reca al lavoro in bicicletta, perché da tutti ritenuto un metodo veloce e sicuro. Le piste ciclabili della città sono ampie e spesso separate dalla corsie di traffico e a volte hanno segnali stradali dedicati. Christiania, il famoso e famigerato quartiere della città, è completamente senza auto. La città offre gratuitamente biciclette pubbliche che possono essere prelevate e consegnate in tutte la zone del centro.

4. Boulder (Colorado, USA)
Importanti disegni di legge comunali che contribuiscono a promuovere in bicicletta sicura e ad incoraggiare il suo utilizzo hanno reso Boulder, cittadina di circa 100000 abitanti del Colorado, una città perfetta per pedalare in completa tranquillità. Il “Boulder Safe Routes to School” è un programma pilota che incoraggia i bambini ad andare a scuola con la bicicletta e i risultati sono andati oltre ogni più rosea aspettativa dato che ben il 75% degli studenti oggi si recano a scuola in bici. Inoltre oltre 4000 persone hanno partecipato al “Boulder’s Bike to Work Day” recandosi in ufficio in bicicletta. Almeno il 95% delle strade di Boulder sono munite di piste ciclabili. Negli ultimi cinque anni l’amministrazione comunale ha speso in media il 15% del suo bilancio nel promuovere e incentivare il traffico in bicicletta.

5. Davis (California, USA)
Questa piccola città di 65000 persone ha oltre 100 km. di piste ciclabili e il 17% dei cittadini si recano ogni giorno al lavoro in bicicletta. Davis è stata una delle prime città negli Stati Uniti a realizzare un programma per la creazione e la manutenzione delle infrastrutture per il trasporto su bicicletta. Il terreno pianeggiante ed il clima temperato favoriscono l’utilizzo della bicicletta. Diversi anni fa, i cittadini di Davis hanno votato un referendum per eliminare l’autobus della scuola pubblica ed i bambini oggi vanno a scuola a piedi o in bici.
Davis ha una mappa completa delle piste ciclabili con consigli ed informazioni. La mappa viene distribuita gratuitamente in diversi punti della cittadina. Andare in bicicletta è talmente importante per l’identità di questa comunità che nel logo della città è presente una bicicletta. La città di Davis e la sua Università stanno lavorando alla realizzazione di un museo della bicicletta.

6. Sandnes (Norvegia)
Nel 1990 il governo norvegese decise di avviare un progetto della durata di quattro anni che incoraggiava l’utilizzo della bicicletta al fine di ridurre il traffico automobilistico. Sandnes fu scelta come una delle due città pilota. Il progetto aveva come principale obiettivo rendere le città più accoglienti per i ciclisti in modo da incrementare il numero di persone che abbandonavano l’auto in favore della bici. La campagna è continuata ben oltre i quattro anni previsti ed oggi Sandnes ha le migliori strutture per i ciclisti di tutta la Norvegia.
Il sistema di trasporto pubblico a Sandnes a comprende piste ciclabili ben curate; affitto o abbonamento per l’utilizzo delle biciclette pubbliche; grandi parcheggi riservati alle bici.

7. Trondheim (Norvegia)
La città di Trondheim è la prima al mondo ad avere un ascensore per biciclette. Il Trampe, ormai una delle principali attrazioni turistiche della città, trasporta i ciclisti lungo le salite più ripide, un po’ come gli skilift conducono gli sciatori sulle cime delle montagne.
Trondheim è una città che si pone tra gli obiettivi fondamentali il rispetto dell’ambiente e dunque incentiva l’utilizzo della bicicletta. La sua natura collinare non ha dunque rappresentato un ostacolo allo sviluppo della cultura della bicicletta. Trondheim è una città universitaria con 30000 studenti, il 90% dei quali utilizzano la bici come mezzo di di trasporto. E i lavoratori non si comportano peggio: oltre il 50% di essi si recano ogni giorno in ufficio pedalando.

8. San Francisco (California, USA)
San Francisco è la seconda città più popolata negli Stati Uniti e si comprende come un sistema di trasporti che sfrutti le biciclette sia davvero importante. Con un numero sempre crescente di pendolari, tutti i mezzi di trasporto pubblico sono stati equipaggiati per il trasporto biciclette e molte corsie di guida per automobili sono state trasformate in piste ciclabili. La rivista Bicycling Magazine definisce San Francisco come una città top per il ciclismo grazie ai circa 40000 residenti che si recano in ufficio o a scuola in bicicletta. Ci sono 63 chilometri di piste ciclabili e sentieri in tutta la città. Nel consiglio cittadino sono stati eletti otto candidati del “San Francisco Bicycle Coalition”, un piccolo partito che incoraggia l’utilizzo delle biciclette.

9. Berlino (Germania)
Berlino è la città più grande della Germania e la seconda più popolata d’Europa. A Berlino, in cui meno della metà dei residenti possiede un auto, è diventato ormai un’abitudine andare in bicicletta. Il traffico prodotto dalle biciclette rappresenta ormai il 13% del totale. Sul sito BBBike è possibile determinare il percorso migliore tra due punti di Berlino da percorre in bicicletta lungo le piste ciclabili. Basta inserire il punto di partenza e quello di arrivo ed il sistema calcolerà il percorso ciclabile ottimale. Ben strutturato il sistema di bike sharing (condivisione biciclette) e molte sono le possibilità di visitare la città attraverso tour in bici.

10. Barcellona (Spagna)
Il 22 marzo 2007 il Comune di Barcellona ha avviato “Bicing”, un servizio di biciclette per il trasporto pubblico. Si acquista una tessera magnetica con la quale è possibile prelevare una bicicletta da una qualsiasi delle cento stazioni sparse per la città ed utilizzarla ovunque nell’area urbana, per poi lasciarla in una delle altre stazioni. Il Comune ha tra i suoi piani di sviluppo principali quello che propone di ampliare, razionalizzare e migliorare la rete di piste ciclabili in città. E’ stato infatti creato un “anello verde” che circonda l’area metropolitana di Barcellona con una pista ciclabile. Ci sono al momento 3250 posteggi per le bici ed è in progetto la costruzione di un nuovo parcheggio sotterraneo riservato alle biciclette.

11. Basilea (Svizzera)
La città di Basilea è circondata da una regione verdeggiante dove si possono effettuare bellissime escursioni in bicicletta lungo la rete di piste ciclabili e sentieri. Anche la città offre piste ciclabili ben segnalate con segnali e semafori dedicati ai ciclisti. La biciclette possono essere noleggiate in città presso il “Rent-a-bike”, un parco di biciclette presente nel sottosuolo. Oltre a stradine in città, i ciclisti hanno la possibilità di raggiungere anche le città della Svizzera attraverso una rete piste ciclabili extra-urbana che si estende in quasi tutto il Paese.


martedì 28 settembre 2010

WORLD SKY RACE - IL GIRO DEL MONDO IN DIRIGIBILE

Il giro del mondo in dirigibile
La “World Sky Race” è la prima competizione internazionale che vedrà alcuni dirigibile gareggiare in un giro del mondo. La gara inizia a Londra il 23 settembre 2011 e dovrebbe concludersi il 20 marzo 2012. La “World Sky Race” è l’idea di Don Hartsell, un uomo d'affari texano di 57 anni, sostenuta ufficialmente da alcuni membri dell’Unesco e da importanti trader di Wall Street. Obiettivo della competizione è rilanciare il dirigibile come possibile mezzo di trasporto. Il vincitore della gara riceverà anche un premio in denaro. Al momento Hartsell ha destinato circa due milioni di dollari ed altri due sono giunti dagli sponsor, ma è alla ricerca di altri benefattori per poter raggiungere la cifra di dieci milioni di dollari. Ha già aderito come partner Eurosport, Nokia, National Geographic e il consiglio comunale di Greenwich a Londra.
Le tappe del “World Sky Race” si svolgeranno lungo alcuni siti del Patrimonio Unesco: il Colosseo in Italia, il Monte Fuji in Giappone, il Taj Mahal in India, le piramidi egizie, la Grande Muraglia in Cina e tanti altri importanti siti.
Per quanto riguarda i particolari della corsa, i dirigibili saranno quelli della flotta pubblicitaria Goodyear. Riempiti ad elio, i dirigibili viaggeranno a circa 35 km/h, possono trasportare carburante per 24 ore.


INCEPTION

Inception
Titolo originale: id.
Nazione: USA
Anno: 2010
Genere: fantascienza, thriller
Durata: 2h22m
Regia: Christopher Nolan
Sceneggiatura: Christopher Nolan
Fotografia:Wally Pfister
Musiche: Hans Zimmer
Cast: Leonardo DiCaprio, Joseph Gordon-Levitt, Ellen Page, Cillian Murphy, Marion Cotillard, Tom Hardy, Ken Watanabe, Dileep Rao, Tom Berenger, Pete Postlethwaite, Michael Caine, Lukas Haas, Claire Geare, Tai-Li Lee

Trama
Dom Cobb è un “estrattore”, un ladro che ruba segreti dalle menti delle persone, mentre queste stanno dormendo e sognando, quando la mente è più indifesa. Assieme al suo socio Arthur, Cobb si infiltra nei sogni di un potente uomo d’affari giapponese per eseguire un’estrazione. Mal, la moglie defunta di Cobb ma proiezione del suo subconscio, impedisce di portare a termine l’operazione con successo. Saito, dopo aver scoperto Cobb, gli propone un accordo. Grazie alle sue conoscenze, gli permetterà di fare ritorno in America e riabbracciare i figli, dai quali è dovuto fuggire dopo essere stato accusato di un grave crimine. Cobb dovrà eseguire per lui un’inception, ovvero l’impianto di un’idea nella mente di Robert Fischer, figlio del rivale in affari di Saito. L’idea consiste nel convincere l’uomo a frazionare il suo impero dopo morte del padre in modo da fargli perdere potere economico.

Recensione
“Inception” scava nei meandri della mente umana, nel sogno e nella sua complessa meraviglia. Nolan realizza un sceneggiatura complessa che ricorda, tra realtà e finzione, “Matrix”, e nella sua complessità temporale “Memento”, film che ha gli consegnò notorietà internazionale. Per renderlo maggiormente appetibile, mescola azione alla 007 a tematiche noir sullo sfondo di una storia d’amore intensa e straziante che alimenta le azioni del protagonista.
Nolan costruisce uno spazio visivo reale ma non soggetto alle regole della fisica (meravigliosa, sia per realizzazione tecnica che per intensità emotiva, la scena di “apprendistato” nelle strade cittadine). Complice una scenografia che, tra design d’interni ed esterni da far invidia ai migliori architetti urbanisti, “Inception” offre un insieme di ambienti meravigliosi e fantastici nei quali la mente creativa del regista/sceneggiatore si concretizza tra reale e surreale.  Straordinario il montaggio, attraverso il quale si riesce a seguire il punto di vista di ogni personaggio e i diversi strati del sogno. Gli effetti speciali lasciano senza parole: in particolare, non si riesce a capire come sia stato possibile realizzare il combattimento in assenza di gravità. Sequenza memorabile. La parte finale di “Inception” è forse una delle sequenze d’azione più complicate da mettere su pellicola con un mise en abyme reiterato. Nolan ci riesce perfettamente, ma chiede allo spettatore uno sforzo non lieve per evitare di perdersi negli gli strati del sogno che si avvicendano. Buona la colonna sonora (Zimmer rimane sempre un grande maestro di questa arte) contribuendo alle diverse atmosfere che si alternano durante il film.
Cast di alto livello, in primis Leonardo Di Caprio. Una star che non ha più bisogno di dimostrare nulla, perché la sua maturità personale e professionale trovano concretezza sullo schermo. Nolan gli ha affidato tutto il peso emotivo della pellicola e lui lo gestisce perfettamente. Bene anche il resto del cast: Joseph Gordon-Levitt, convincente complice; Ellen Page, determinata ed intelligente, ostinata nella volontà di conoscere la mente del protagonista; Tom Hardy, risoluto e divertente; Cillian Murphy, occhi glaciali dal cuore sensibile; Marion Cotillard, sempre più intensa e sensuale; Dillep Rao, curioso e divertente (ancor più del suo precedente personaggio visto in “Drag me to hell”); Tom Berenger, vecchio mastino, un evergreeen.
“Inception” è un film d’autore di un regista che non sbaglia ormai più un colpo. Pur regalando una forte dose di azione non sacrifica un singolo fotogramma per un’eventuale analisi sui suoi contenuti. Seguire il film non sarà un’impresa semplicissima, ma “Inception” è un film interessante e originale, opera di una mente geniale.

Voto: 89%



venerdì 24 settembre 2010

AMANDA SEYFRIED NUDA

Amanda Seyfried nuda
Nata ad Allentown, Pennsylvania (Stati Uniti) nel 1985, Amanda Seyfried è la classica biondina dagli occhi azzurri dal viso tenero e dal fisico armonioso. Dopo qualche serie televisiva, la Seyfried si fa conoscere dal pubblico di tutto il mondo come protagonista del film “Mamma mia!”, nei panni della dolce Sophie. Se già nel film “Tradire è un'arte - Boogie Woogie” aveva deliziato il pubblico maschile con un eccitante upskirt Amanda Seyfried si era resa protagonista di un bacio saffico con Megan Fox nel film “Jennifer’s body”.
Amanda Seyfried abbandona i panni di ragazzina romantica e sognatrice diventando una femme fatale nel film “Chloe - Tra seduzione e inganno” di Atom Egoyan, remake americano del francese Nathalie. Qui è una escort assoldata da una donna per sedurre il marito. Amanda Seyfried si mostra nuda in scene di sesso anche con la stessa donna, interpretata da Julianne Moore con la quale si cimenta di una scena lesbica molto spinta.
Nel video Amanda Seyfried nelle scene sexy nelle quali arriva a mostrarsi completamente nuda:

Amanda Seyfried sexy e nuda

Clicca questa immagine per fa partire per il video completo...


mercoledì 22 settembre 2010

SALVADOR DALI' IN MOSTRA A MILANO

Salvador Dalì in mostra a MilanoSalvador Dalì è al Palazzo Reale di Milano dal 22 settembre 2010 al 30 gennaio 2001 con la mostra dal titolo “Il sogno si avvicina”. Realizzata dal Comune di Milano e da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 Ore e curata da Vincenzo Trione, l’esposizione include 50 opere del maestro surrealista provenienti, in parte, dalla Fondazione Gala-Salvador Dalì di Figueras ed da prestiti di musei nazionali e internazionali. L’allestimento è a cura dell’architetto Oscar Tusquets Blanca, amico e collaboratore di Salvador Dalì: autore, insieme con il Maestro surrealista, della sala Mae West nel museo di Figueras e del famoso sofà Dalilips. Per la prima volta la sala di Mae West viene realizzata all’interno del percorso espositivo così come fu ideata dallo stesso Dalì: una sorprendente installazione contemporanea. Chiude il percorso il cortometraggio “Destino” di Salvador Dalì e Walt Disney, inedito in Italia.
La mostra intende approfondire il rapporto Dalì con il paesaggio ed il sogno. Un’occasione per analizzare il legame di Dalì con la pittura rinascimentale italiana, il surrealismo e la metafisica, in un processo che, secondo il curatore Vincenzo Trione, porta il pittore dal caos dell’inconscio al silenzio. Quadri che vogliono documentare un Dalì contemplativo e spirituale. Ogni sezione è accompagnata da ampie sezioni documentarie dove lo stesso Dalì, attraverso interviste e allestimenti video, racconta il suo rapporto con alcuni delle regioni e dei paesaggi da lui amati, la Catalogna, Parigi e l’Italia.

Paesaggi storici: guardare dietro di sé e intorno a sé
Nella Stanza della Memoria sono raccolte le opere che illustrano il rapporto dell’artista con il passato, come “La Venere di Milo con tiretti”, proveniente dal museo Boymansvan Beuningen di Rotterdam, o le tele dedicate al Velaquez. Nella Stanza del Male viene illustrato il rapporto dell’artista con elementi contemporanei. Il tema principale affrontato è quello legato alla guerra, come nella “Melanconia Atomica” del Reina Sofia di Madrid e nel “Visage de la guerre” del Boijmans Museum di Rotterdam.

Paesaggi autobiografici: guardare dentro di sé
Nella Stanza dell’Immaginario sono presenti le opere maggiormente legate al periodo surrealista, in cui l’artista analizza le tematiche legate all’inconscio, all’introspezione e alla ricerca di sé: da “Le Tre età” proveniente dal Museo di St. Petersburg (Florida) a “La Ricerca della quarta dimensione” della Fondazione di Figueras. L’ideale surrealista trova massima rappresentazione all’interno della Stanza dei Desideri dove viene ricostruita, ad opera dell’architetto Oscar Tusquets Blanca, la celebre Stanza di Mae West.

Paesaggi dell’assenza: guardare oltre di sé
Nella Stanza del Silenzio di può osservare il momento in cui Dalì abbandona le immagini di persone privilegiando quelle dei paesaggi. La Stanza del Vuoto mostra invece una pittura caratterizzata scenari desolanti. Infine, si raggiunge l’astrazione, come testimonia l’ultimo olio dipinto dall’artista prima della morte, nel 1983, “Il rapimento di Europa.

Epilogo
L’ultima sezione del percorso espositivo rappresenta la sintesi di tutto ciò che il visitatore ha precedentemente ammirato. Viene documentato il rapporto tra Dalì e Walt Disney. Quadri che rimandando ad ideali classici, memorie rinascimentali ed iconicità pop.

Info
Sede: Palazzo Reale - Piazza Duomo, 12 - Milano
Periodo: 22 settembre 2010 - 30 gennaio 2011
Orari: 9.30-19.30 (da martedì a domenica), 14.30-19.30 (lunedì), 9.30-22.30 (giovedì)
Ingresso: intero €9,00 - ridotto €7,50
Tel: 0254913 (infos e prenotazioni)
Note: la biglietteria chiude un’ora prima.


venerdì 17 settembre 2010

IL GIARDINO DELLE VERGINI SUICIDE

Il giardino delle vergini suicide: recensione filmTitolo originale: The virgin suicides
Nazione: USA
Anno: 1999
Genere: drammatico
Durata: 1h37m
Regia: Sofia Coppola
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Fotografia: Edward Lachman
Musiche: Air
Cast: Kathleen Turner, James Woods, Kirsten Dunst, Josh Hartnett, Michael Paré, Scott Glenn, A.J. Cook, Hanna Hall, Leslie Hayman, Danny DeVito, Chelse Swain, Lee Kagan, Robert Schwartzman, Noah Shebib


Trama
Anni ’70. In una cittadina della provincia americana vive la famiglia Lisbon: Ronald, sua moglie e cinque bellissime figlie adolescenti Cecilia, Lux, Bonnie, Mary, Teresa. La madre è estremamente bigotta e credendo di fare del bene alle ragazze limita, quasi del tutto, la loro vita sociale. Il padre, invece, privo di autorità e sottomesso alla moglie, si disinteressa delle situazioni familiari dedicandosi alla sua passione per il modellismo. La figlia più piccola, Cecilia, ha un interesse per un suo amico, Dominique, ma la madre non le permette di frequentarlo. Durante una penosa festa nella loro casa, organizzata dalla signora Lisbon dopo aver selezionato scrupolosamente gli invitati, Cecilia, si getta dalla finestra della sua camera, cadendo sulla ringhiera appuntita del giardino. Il suicido della ragazzina sarà l’inizio di una serie di eventi tragici.

Recensione
“Il giardino delle vergini suicide”, tratto dall’omonimo romanzo di Jeffrey Eugenides (a sua volta tratto da un episodio reale), è il film d’esordio di Sofia Coppola, figlia del grande regista Francis Ford. Malgrado la palese difficoltà di adattare al cinema un romanzo così complesso e ricco di dettagli, la Coppola riesce ad illustrare, attraverso una’attenta analisi psicologica, la falsa moralità della provincia americana ed il conseguente disagio adolescenziale.
Il film si apre con il primo tentativo di suicidio di Cecilia, la più giovane. Quando il medico, indagando sui motivi che abbiamo portato la giovane a tentare il suicidio, le dice: “non hai ancora l'età per capire quanto diventi complicata la vita”, la ragazzina candidamente gli risponde “evidentemente lei, dottore, non è mai stato una ragazzina di 13 anni”.
Coppola, che ha anche curato la sceneggiatura, avverte il senso nostalgico e surreale del libro creando atmosfere dai colori tenui (ottima la fotografia) che avvolgono le vicende e ne addolciscono il carattere drammatico. “Il giardino delle vergini suicide” mette in mostra un ottimo cast. Kathleen Turner è realmente inquietante come madre dispotica e James Wood come padre privo di personalità. Perfetti tutti i ragazzi, tra i quali si segnalano Kirsten Dunst e Josh Hartnett, giovani ma già maturi nell’esprimere la gamma di sentimenti contrastanti tipici degli adolescenti.
Uno degli aspetti più interessanti de “Il giardino delle vergini suicide” è che la narrazione non viene affidata alla voce delle ragazze, bensì ai ragazzini che le celebrano nel loro ricordo. Questo consente allo spettatore di vivere tutta la storia ed, in particolare, il suicidio dall’esterno, privati così del filtro della sensibilità e del dolore provato durante la loro vita angosciosa.
Coppola mantiene delicatezza e sensibilità anche nella tragica e triste scena del suicidio, nella quale vengono soltanto le figure dei corpi senza vita delle ragazze. Si resta così impressionati non per la violenza di vedere giovani corpi straziati dalla morte, ma dal gesto disperato ed estremo in sé. La morte, di norma così lontana dalla gioiosità ed dall’innocenza dell’adolescenza, viene chiamata dalle ragazze per portarle via da una realtà troppo stretta e troppo difficile da sopportare.
“Il giardino delle vergini suicide” attira, nonostante la lentezza, i momenti pieni di depressione, di tormento. Un’immagine completa della vita, perché offre anche momenti di passione e di fantasia. linfa vitale per gli adolescenti, catturati in modo appassionato. Impossibile non innamorarsi delle sorelle Lisbon, talmente eteree da sembrare angeli, ma al tempo stesso reali perché non prive di problemi e di angosce. La scena in cui Lux, la più bella ed irraggiungibile, si risveglia sola ed abbandonata sul campo di football, è proprio l’immagine chiara del sogno adolescenziale infranto. La corona di reginetta la investiva come la più bella e la più desiderata, adesso non è che un inutile orpello, privo di significato. Un attimo prima desiderabile, inaccessibile, intoccabile, si risveglia profanata, distrutta moralmente, delusa per essersi illusa di un amore che si rivela falso. Un’adolescenza fantasticata che va a sbattere contro la dura realtà.
La meravigliosa colonna sonora de “Il giardino delle vergini suicide” è opera degli Air, duo francese di musica elettronica. Nessuno meglio di loro poteva orchestrare la musica di questo film: onirica e melanconica, a tratti ossessiva, regala un’atmosfera tesa e rilassata al tempo stesso.
“Il giardino delle vergini suicide” è una piccola gemma cinematografica da non perdere assolutamente.

Voto: 86%

Trailer “Il giardino delle vergini suicide”


lunedì 13 settembre 2010

VI PRESENTO JOE BLACK

Vi presento Joe BlackTitolo originale: Meet Joe Black
Nazione: USA
Anno: 1998
Genere: drammatico, fantasy, sentimentale
Durata: 2h58m
Regia: Martin Brest
Sceneggiatura: Bo Goldman. Ron Osborn, Jeff Reno, Kevin Wade
Fotografia: Emmanuel Lubezki
Musiche: Thomas Newman
Cast: Brad Pitt, Anthony Hopkins, Claire Forlani, Jake Weber, Marcia Gay Harden, Jeffrey Tambor, David S. Howard, Lois Kelly-Miller, Jahnni St. John, Richard Clarke, Marylouise Burke, Diane Kagan


Trama
Bill Parrish è un uomo che ha ricevuto tutto dalla vita: denaro, successo ed una splendida famiglia. La sua vita perfetta viene di sorpresa sconvolta dall'arrivo di un giovane sconosciuto. Il ragazzo è la Morte, scesa sulla Terra perché incuriosito dalle considerazioni sull’amore celebrate da Bill, che alla fine del viaggio porterà con sé. Bill presenta la Morte con il nome di Joe Black. Susan, la secondogenita di Bill, aveva conosciuto il ragazzo in una tavola calda ed aveva iniziato a provare qualche sentimento nei suoi confronti suscitando l’ira del padre.

Recensione
“Vi presento Joe Black” è un film intenso che racchiude amore, mistero, passione e seduzione in una confezione accurata e raffinata, firmata dal direttore artistico Dante Ferretti, ed impreziosita da una colonna sonora ed una fotografia sopra le righe. Una visione drammatica del fluire del tempo nel quale la morte trova personificazione in un ragazzo dall’aspetto giovane e incantevole, giunto sulla Terra per decidere se interrompere o far proseguire una vita umana. Ma la Morte si lascerà trasportare ingenuamente dalle passioni e dalle emozioni del genere umano.
Il lavoro di Martin Brest risulta così facilitato da una sceneggiatura molto compatta e lineare, tratta da un dramma teatrale degli anni ‘20, “La morte va in vacanza”, già adattato al cinema.
Un brillante Brad Pitt, nel ruolo tenebroso ma affascinante della morte (Joe Black), giunge sulla terra per portare via con sé Bill Parrish un magnifico e carismatico Anthony Hopkins, che dispensa riflessioni sulla vita e sull’amore, impartite con amore e dedizione alle sue due figlie, Allison e Susan. Quest’ultima, interpretata da una deliziosa Claire Forlani, darà inizio ad una singolare e coinvolgente storia d’amore con Joe, seducendo il giovane ma, al tempo stesso, restando travolta dal suo fascino tenebroso. L’amore, in “Vi presento Joe Black”, si mostra nelle sue rappresentazioni classiche: amore filiale, amore carnale ed amore romantico. In ogni caso, la sua origine ed essenza è sempre la stessa: donarsi ed rimanerne travolti. Anche se ha una fine, la vita è meravigliosa, talmente meravigliosa da affascinare persino la Morte. Amare è vivere. Vivere la vita significa amare ogni istante sia questo di felicità che di sofferenza. E condividerlo.
“Vi presento Joe Black” è un coinvolgente dramma romantico che miscela vita, amore e morte in un quadro epico e surreale. Per cuori romantici e sognatori e per chi ama la vita (malgrado la morte sia protagonista del film).

Voto: 78%

Trailer “Vi presento Joe Black”


domenica 12 settembre 2010

FESTIVAL DI VENEZIA 2010: I VINCITORI

Festival di Venezia 2010: i vincitori“Somewhere” è il film vincitore della 67esima edizione del Festival di Venezia. Sofia Coppola si aggiudica dunque il Leone d’Oro per la miglior regia. Il presidente della giuria Quentin Tarantino, ex fidanzato della Coppola, e gli altri giurati (Guillermo Arriaga, Ingeborga Dapkunaite, Arnaud Desplechin, Danny Elfman, Luca Guadagnino e Gabriele Salvatores) hanno riconosciuto unanimemente il valore della pellicola, un mix di situazioni e stati d’animo descritti dalla regista americana in modo singolare ed affascinante. Un film autentico e minimalista che descrive il vuoto prodotto dalla fabbrica dei sogni del cinema.
Leone d’argento per la migliore regia ad Alex de la Iglesia per “Balada triste de Trompeta”, film nel quale lo stile grottesco del regista spagnolo raggiunge livelli di surrealismo straordinari. La Coppa Volpi come miglior attore maschile è andata invece a Vincent Gallo per l’interpretazione del talebano Mohammed braccato dai soldati americani nel “Essential killing”, film che si aggiudica anche il premio speciale della giuria. La Coppa Volpi come miglior attrice va a Ariana Labed, per il film “Attenberg”. A Mila Kunis, interprete del film “Black swan” di Darren Aronofsky, va il Premio Marcello Mastroianni, per la migliore l’attrice emergente. Mikhail Krichman vince il premio per la miglior fotografia per il film “Ovsyanki” del russo Aleksei Fedorchenko, quello per la sceneggiatura sempre a Alex de la Iglesia, quello speciale a Monte Hellman.
Questa la lista completa dei vincitori del Festival di Venezia 2010:

Leone d’oro per il miglior film
Somewhere - Sofia Coppola
Leone d’argento per la migliore regia
Alex de la Iglesia (Balada triste de Trompeta)
Coppa Volpi per il miglior attore
Vincent Gallo (Essential killing)
Coppa Volpi per la miglior attrice
Ariana Labed (Attenberg)
Premio “Marcello Mastroianni” per il miglior attore/attrice emergente
Mila Kunis (Black swan)
Osella per la migliore sceneggiatura
Alex de la Iglesia (Balada triste de Trompeta)
Osella per la migliore fotografia
Aleksei Fedorchenko (Ovsyanki)
Premio speciale della Giuria
Jerzy Skolimowski (Essential killing)
Miglior lungometraggio sezione Orizzonti
Verano de Goliat - Nicolas Pereda
Miglior mediometraggio sezione Orizzonti
Tse - Roee Rosen
Miglior cortometraggio sezione Orizzonti
Coming attractions - Peter Tscherkassky
Menzione speciale sezione Orizzonti
Jean Gentil - Israel Cardenas e Amelia Laura Guzman
Premio Controcampo Italiano
20 sigarette - Aurelio Amedei
Controcampo Italiano (menzione speciale)
Vinicio Marchioni (20 sigarette)
Leone del futuro
Cogunluk - Seren Yuce
Premio Persol 3D (ex aequo)
Avatar - James Cameron
Dragon Trainer - Chris Sanders e Dean Deblois


sabato 11 settembre 2010

THE AMERICAN

The AmericanTitolo originale: id.
Nazione: USA
Anno: 2010
Genere: thriller
Durata: 1h45m
Regia: Anton Corbijn
Sceneggiatura: Rowan Joffe
Fotografia: Martin Ruhe
Musiche: Herbert Grönemeyer
Cast: George Clooney, Violante Placido, Johan Leysen, Irina Björklund, Paolo Bonacelli, Filippo Timi, Lars Hjelm, Giorgio Gobbi, Silvana Bosi, Thekla Reuten, Guido Palliggiano, Samuli Vauramo, Antonio Rampino


Trama
Jack è un killer professionista che, a causa del suo lavoro, vive solo e si sposta tanto. Quando un incarico in Svezia finisce in modo poco felice, comunica a Pavel, il suo contatto, che il suo prossimo lavoro sarà l’ultimo. I due si ritrovano in un bar a Roma e Pavel consiglia a Jack si ritirarsi per un po’ di tempo nella campagna italiana, in un piccolo paesino sperduto, in attesa che si calmino le acque. Jace, nel frattempo, riceve il suo nuovo compito, affidatoli da una donna belga, Mathilde: costruire una nuova arma.

Recensione
“The american” rappresenta un esperimento intrigante perché si distacca nettamente dagli action/thriller che negli ultimi anni dettano ormai legge nelle sale cinematografiche. Anton Corbijn, autore di video musicali per Depeche Mode, U2, Metallica e Brian Adams (oltre al debutto cinematografico con “Control”, un biopic degli Joy Division, band britannica degli anni ‘70) ha il merito di non trasformare il film in un videoclip con riprese dinamiche e montaggio serrato. Il suo lavoro si rifà, infatti, ai thriller/noir d’autore italiani degli anni ‘70 di registi come Lucio Fulci e Sergio Martino. Proprio come Fulci che portò “Non si sevizia un paperino” nella sperduta provincia italiana, a Monte Sant’Angelo (Lecce) e Manziano (Roma), Corbijn ambienta “The american”, escludendo il prologo nella neve svedese e la breve sosta romana, nella provincia abruzzese, precisamente a Castel del Monte, Castelvecchio Calvisio, Calascio e Sulmona.
La storia, liberamente tratta da un romanzo di Martin Booth, adattato per lo schermo da Rowan Joffe, è ricca di sparatorie in piccoli vicoli e ampi spazi aperti di campagna. Ma tutti questi elementi rimangono sospesi in un caos immobile rifiutandosi di fornire un minimo di adrenalina. Corbijn si imbarca in un formalismo da scuola di cinema che difficilmente potrà essere apprezzato dallo spettatore medio. Ne risulta una trama oscura e pesante. Un incedere lento che ripone troppa fiducia nello spettatore ed alla sua capacità di attenzione ai dettagli, anche i più piccoli ed apparentemente insignificanti. “The american” prende il via in una baia immersa nella neve, in Svezia, dove Jack, l’americano del titolo, si riscalda con il corpo di una donna. La loro successiva passeggiata assume inaspettatamente violenti sviluppi, ancor più spaventosi a causa del silenzio ovattato della candida neve. Jack si ripara in Italia, su consiglio del suo contatto. Un piccolo villaggio collinare in Abruzzo diventa così la sua casa. Non si conosce quasi nulla di Jack e del suo lavoro (chi sia il suo contatto, quali siano le sue intenzioni, quale sia l’organizzazione per cui lavora): tutto ciò non stimola la fantasia dello spettatore, bensì lo annoia. George Clooney offre una buona interpretazione a differenza di Violante Placido, incerta e troppo sdolcinata, forse comunque un po’ in soggezione nonostante abbia affermato come Clooney sia un personaggio affabile e disponibile. Buone sia la fotografia di Martin Ruhe (un esempio di come sia possibile ottenere ottime istantanee collocando sorgenti di luce colorate in un certo modo) che l’apporto sonoro, sia nelle musiche originali (l’utilizzo del pianoforte dona un tono intimo alle scene) che nella scelta dei brani “La bambola” e “Nel giardino dell’amore” di Patty Pravo e l’immancabile, forse scontata, “Tu vuò fà l’americano” di Renato Carosone).
“The american” è un film realizzato in modo egregio ma penalizzato da una trama debole e ricca di incognite. Bello, ma noioso.

Voto: 59%

Trailer “The american”


venerdì 10 settembre 2010

MILANO FILM FESTIVAL 2010

Festival del film di Milano 2010Il “Milano Film Festival”, giunto alla 15esima edizione, si tiene a Milano 10 al 19 settembre 2010. Un festival cinematografico che rappresenta per il capoluogo lombardo un’occasione per conoscere nuovi registi in un ambiente culturale che ormai attrae un gran numero di appassionati. Il festival, che quest’anno offre un programma ricchissimo, ha diverse location: il Teatro Strehler e Sagrato, il Teatro Studio, il Teatro dal Verme, il Parco Sempione e l’Acquario Civico.
Il “Milano Film Festival” presenta due concorsi internazionali: lungometraggi, la cui giuria sarà composta da registi che hanno partecipato al festival negli anni passati, e cortometraggi, con una giuria composta dallo studio di animazione Aardman, vincitore di diversi premi Oscar, creatore di film come “Galline in fuga” e “Giù per il tubo”.
Il protagonista della principale retrospettiva è quest’anno il regista Jim Jarmusch. “Tutte le valigie di Jim Jarmusch” presenta, infatti, tutta la filmografia da “Permanent Vacation” (1975) fino a “The limits of control”, ancora non uscito nelle sale cinematografiche italiane. Lungometraggi, cortometraggi, video musicali e alcuni extra, raccolti nella sezione “Nel cinema degli altri”, una selezione dei film in cui Jarmusch non partecipa come regista: esperienze giovanili con Wim Wenders ai viaggi eccentrici e straordinari in compagnia di un John Lurie e Samuel Fuller .
Un altro omaggio è dedicato al regista inglese Peter Watkins, Oscar nel 1966 come miglior documentario con il film “The war game”. Peter Watkin fu un autore rivoluzionario. Negli anni ‘60 informò l’opinione pubblica sbugiardando il governo labourista Wilson, che da una lato prometteva il disarmo unilaterale e dall’altro sviluppava un programma bellico nucleare.
La sezione “Colpe di Stato”, giunta alla sesta edizione, raccoglie documentari provenienti da ogni parte del mondo, che raccontano storie autentiche, capaci di restituire un’analisi del sistema di potere e degli interessi che lo governano. All’interno di questa sezione, è necessario segnalare l’area “Colpe di Stato” presso Parco Sempione, aperto tutti i giorni, con un programma di incontri, proiezioni, un telegiornale quotidiano e l’archivio di tutti i film delle passate edizioni.
Un ulteriore omaggio è dedicato a MIR, la storica casa di produzione milanese, di cui vengono proiettati alcuni lungometraggi, tra cui l’anteprima del nuovo film di Chiara Brambilla “Divine” e un workshop sulla produzione.
Inoltre “Milano Film Festival”, MIR e “Stazione Topolò/Postaja Topolove”, presentano “Diversi e Necessari”, un evento in occasione dell’anno internazionale della biodiversità, e a sostegno della cultura e della diversità: nel corso della serata verrà presentata una copia restaurata del film “Anima Mundi”, diretto da Godfrey Reggio con musiche di Philip Glass, cui seguirà l’esecuzione dal vivo della celebre “IN C” di Terry Riley, eseguita dalla Topolovska Minimalna Orkestra e trasmessa in diretta da Rai Radio 3.
La tradizionale maratona di corti d’animazione al Parco Sempione, quest’anno in un doppio appuntamento, un incontro con lo studio Aardman, un workshop pratico sull’animazione applicata ai titoli di testa e di coda dei film sono gli elementi principali del Focus Animazione, quest’anno realizzato in collaborazione con L.E.G. Alviero Martini.
La sezione “Incontri Italiani” propone in una fascia di proiezione quotidiana film e incontri con il cinema che racconta l’Italia dei nostri giorni, e un focus speciale sulle realtà milanesi.
In collaborazione con MiTo Settembre Musica, “Crossing the Bridge – Il cinema turco contemporaneo”, una selezione di film di giovani registi turchi indipendenti.
Non mancano le sezioni storiche del festival: “Soundoc”, realizzato in collaborazione con il “Festival In-Edit” e in partnership con il mensile Rolling Stone, presenta un tributo a Don Letts ed altri documentari musicali. L’Immigration Day, in collaborazione con Naga, una giornata di riflessione sul tema dell’immigrazione (soprattutto in Italia) e Piacere, immigrato, una giornata dedicata alle comunità straniere, con proiezioni di film in lingua egiziana, cingalese e peruviana; “FAI il tuo film” in collaborazione con FAI e Intesa Sanpaolo, e NGO World Videos in collaborazione con COOPI. E poi “Città in movimento”, festival di architettura; “Milano Film Festivalino”, festival dedicato ai bambini, con laboratori, merende, proiezioni di cortometraggi arrivati da tutto il mondo presso l’Acquario Civico; il “Salon des Refusés”, lo spazio autogestito dai registi i cui corti non sono stati selezionati per il concorso internazionale.
Infine, per festeggiare i quindici anni di festival, una nuova sezione, che raccoglie tutto ciò che è fuori programma, fuori concorso, fuori controllo: tutte le immagini che non stanno in nessuna sezione, stanno in “The Outsiders”, contenitore di anteprime nazionali, eventi speciali, deviazioni e nuove direzioni: dagli ultimi film di Godard e Iosseliani, a un omaggio all’arte degli OK Go.
Per la quindicesima edizione il festival ha raccolto in un comitato d’onore, I Quindicenni, personalità del mondo della cultura milanese e non solo che in questi anni hanno sostenuto e aiutato il festival a crescere.
Il progetto di allestimento è di Alexander Roemer e Nicolas Henninger, del collettivo di artisti e designer francesi exyzt, che nel 2008 hanno curato il padiglione francese alla Biennale di Architettura di Venezia.


VACATIONER: YOUTUBE LANCIA IL CANALE VIAGGI

YouTube Vacationer“Vacationer” è il nuovo canale di YouTube interamente dedicato ai viaggi. Mark Day, responsabile di vendite e sviluppo per Youtube, ha affermato che “Vacationer” raccoglie in un unico contenitore il meglio della produzione video in tema di viaggi di alcuni partner di YouTube: National Geographic, Lonely Planet , HowCast e Travel Channel.
“Vacationer” conterrà dunque video professionali per suggerire idee di viaggio e conoscere città d’arte e luoghi esotici. Inoltre saranno presenti consigli pratici: ad esempio su come rimediare ad un’eccessiva esposizione ai raggi solari oppure come preparare una valigia senza dimenticare gli oggetti indispensabili.
Al momento sono cinque le sezioni presenti: Caraibi/Bahamas, Esotico, Usa e Canada, Norvegian Cruise Line (partner ufficiale) ed Europa, ma in seguito ne verranno aggiunte molte altre.
Già presenti, nella sezione Europa, alcuni video su famosi luoghi turistici italiani. Roma, ad esempio, è presente con un paio di video sul Pantheon e su Trastevere.
In realtà, seguendo la propria mission tradizionale, Youtube inserirà nel nuovo canale anche i video realizzati dai navigatori. Inoltre, “Vacationer” consentirà agli utenti di creare un breve filmato di “vacanza ideale” combinando alcuni video messi a disposizione dal canale stesso e condividerlo con la comunità online.


martedì 7 settembre 2010

LE VERITA' NEGATE

Le verità negate

Titolo originale: Irresistible
Nazione: Australia
Anno: 2006
Genere: thriller
Durata: 1h43m
Regia: Ann Turner
Sceneggiatura: Ann Turner
Fotografia: Martin McGrath
Musiche: David Hirschfelder
Cast: Susan Sarandon, Sam Neill, Emily Blunt, Bud Tingwell, William McInnes, Georgie Parker, Terry Norris, Joanna Hunt-Prokhovnik, Lauren Mikkor, Heather Mitchell, Jill Forster, Joelene Crnogorac


Trama
Sophie, illustratrice di libri per bambini, e Craig, architetto di successo, sono arrivati al loro decimo anniversario di matrimonio trascorrendo una tranquilla vita familiare con le loro due bambine. Un giorno, però, irrompe nelle loro esistenze Mara, bella e sensuale collega di Craig. Sophie è sicura che Mara voglia portarle via il marito e la sua felicità familiare ma nessuno sembra darle credito. Inizia a seguirla, ma viene scoperta nella casa della ragazza, ed il giudice le intima di tenersi a distanza da lei. Nel frattempo, alcune strane sparizioni avvengono nella casa di Sophie.

Recensione
Ann Turner, regista e sceneggiatrice de “Le verità negate”, confeziona un thriller che difficilmente il pubblico ricorderà per molto tempo. Il film da immediatamente la sensazione del “già visto” e la sua realizzazione è di livello approssimativo e per nulla intrigante. La regista australiana cerca di dare troppa enfasi ad ogni piccolo episodio, trascurando però la storia principale che risulta noiosa e poco attrattivo. L’aspetto principale che sorregge il film, la curiosità di capire se quanto crede la protagonista sia vero o meno non è sorretto da una struttura valida ed il film finisce col sembrare una delle tante pellicole thriller per la tv. Molte forzature e comportamenti assurdi rendono poco credibile il personaggio di Sophie, interpretato da un’abile Susan Sarandon, perfetta nei panni della mamma e moglie amorevole anche se il suo aspetto poco si adatta all’età della protagonista. Mediocre Sam Neill, troppo statico e del tutto privo di smalto. Emily Blunt c’è sia fisicamente che nell’interpretazione di Mara, elemento principe delle ossessioni di Sophie. Il personaggio ha tutte quelle caratteristiche necessarie per far degenerare la sanità mentale di ogni moglie tormentata dalle provocanti collaboratrici dei propri mariti.
“Le verità negate” sembra un thriller prodotto dalla Disney: non c’è sangue, nessuna componente horror ed è tutto troppo patinato. Al contrario, il film è pieno di elementi riciclati da decine di altri importanti thriller del passato, non offrendo così sviluppi interessanti ed inaspettati tali da mantenere alta l’attenzione dello spettatore.

Voto: 56%


Trailer “Le verità negate”


lunedì 6 settembre 2010

TUTTE LE DONNE DELLA MIA VITA

Tutte le donne della mia vitaTitolo originale: id.
Nazione: Italia
Anno: 2007
Genere: commedia
Durata: 1h45m
Regia: Simona Izzo
Sceneggiatura: Graziano Diana, Simona Izzo, Alexandra La Capria
Fotografia: Blasco Giurato
Musiche: Ennio Morricone
Cast: Luca Zingaretti, Vanessa Incontrada, Michela Cescon, Lisa Gastoni, Rosalinda Celentano, Ricky Tognazzi, Elena Bouryka, Jane Alexander, Claudio Bigagli, Francesco Benigno, Hal Yamanouchi, Eros Galbiati, Barbara Mautino, Marco Cataldo


Trama
Davide è un importante chef internazionale che però non ha mai voluto aprire un ristorante tutto suo. Cambia ristorante e lo stesso gli capita con le donne. Licenziato dall’ultimo ristorante a causa della sua relazione con la moglie del proprietario, Davide si ritrova senza lavoro. Si reca in Sicilia, a Stromboli, dove ha una casa e durante un’immersione ha un incidente. Nella camera iperbarica avrà l’occasione di ripercorrere i momenti più significativi della sua vita.

Recensione
“Tutte le donne della mia vita” si apre con una scena che farebbe pensare ad un thriller. Immagini sfocate, mdp mossa donano aspetti minacciosi, ma il film di Simona Izzo, scritto assieme al marito Ricky Tognazzi, è una commedia romantica leggera ed ironica che racconta le problematiche relazioni tra gli uomini, zingari d’amore e le donne, spesso alla ricerca di serenità e stabilità. Davide, interpretato da un divertente Luca Zingaretti, tratta le sue due passioni, la cucina e le donne, allo stesso modo: incapace di prendersi responsabilità fugge da ogni situazione cambiando ristoranti e donne quando forse sta iniziando a sopravanzare la noia.
Sebbene la trama di “Tutte le donne della mia vita” risulti a tratti fiacca e superficiale, si riescono a percepire tutte le considerazioni di Simona Izzo sull’amore. Ogni condizione personale di vita sentimentale nasconde sempre una forte solitudine ed incapacità di reagire alle situazioni. La Izzo vede l’uomo avvilito e costretto nelle relazioni ed la serenità è raggiungibile soltanto slegandosi da ogni legame, vivendo la propria sessualità in modo libero così come si è liberi di assaggiare molteplici piatti culinari. Buona la fotografia, in particolare grazie alle location di Stromboli, splendida sia durante le giornate di sole che nei momenti in cui le nuvole lo ricoprono totalmente. effettivamente essere qualcosa di veramente bello e piacevole da gustare senza sensi di colpa. come sempre splendido con i suoi cieli eterni blu Italia, giornate soleggiate e straordinariamente case in tinta pastello. Altrettanto piacevole è il supporto musicale del maestro Morricone, sempre in grado di associare musiche alle immagini.
Variopinto il cast di donne che si presenta durante la storia: la raffinata Isabella, interpretata da Rosalinda Celentano; la biologa Stefania, con il volto di Michela Cescon, tanto isterica da apparire a tratti insopportabile; la mamma Diletta, snob e sofisticata, interpretata da Lisa Gastoni; la giornalista Monica, la donna della sua vita, dalla quale avrà anche un figlio, interpretata da Vanessa Incontrata, forse la migliore di tutte.
“Tutte le donne della mia vita” offre un po’ di buon umore condito in modo superficiale da Simona Izzo. Un film che propone in modo sdolcinato realtà amare che la vita offre.

Voto: 61%

Trailer “Tutte le donne della mia vita”


mercoledì 1 settembre 2010

VIOLANTE PLACIDO NUDA

Violante Placido nuda
Violante Placido nuda nel film “The american” di Anton Corbijn. Dopo aver posato nuda per Playboy ed aver interpretato il ruolo della pornostar Moana Pozzi, Violante Placido ritorna a posare nuda. L’attrice italiana, romana, classe ’76, interpreta il ruolo di prostituta, amante di George Clooney.
La sua bellezza sbarca negli Stati Uniti e così aqnche gli americani si sono resi conto delle doti fisiche, oltre che attoriali, della figlia del regista ed attore Michele Placido. Sarà, infatti, protagonista, al fianco di Nicholas Cage, nel sequel del film “Ghost rider”, diretto dalla coppia di registi Mark Neveldine e Brian Taylor.
Segue il video della scena hot nella quale Violante Placido è nuda in una scena hot con George Clooney. Elisabetta Canalis è riuscita a trattenere la sua gelosia vedendo questa scena?

Violante Placido nuda in una scena di sesso nel film The American

Clicca questa immagine per fa partire per il video completo...